“Scritti dalla città di utopia” è il libro di Gabriele Centineo (curato da Antonio Auletta, Antonio Pioletti e Felice Rappazzo, edizioni Rubbettino), organizzato dal partito della Rifondazione Comunista, che sarà presentato a Belpasso (Catania) sabato 20 maggio 2023 alle ore 18 (e non venerdì 12, come preannunciato dall’organizzazione, che ha dovuto rinviare l’evento per motivi di forma maggiore) presso l’Open Doors di via Vittorio Emanuele 284.

Introduce Giandomenico Morabito, relatore Fabio Tirenna, conclusioni finali a cura di Mimmo Cosentino, segretario provinciale di Rifondazione Comunista. Segue dibattito.

La copertina del libro di Gabriele Centineo (curato da Antonio Auletta, Antonio Pioletti e Felice Rappazzo per le edizioni Rubbettino). Sopra: l’autore degli scritti raccolti nel volume

Ma chi è Gabriele Centineo? Lo spiega in questo articolo scritto, pubblicato dal sito online Argo uno dei curatori dell’opera: Felice Rappazzo.

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Gabriele Centineo (Acireale 1942 – Catania 2017) è stata una figura ben nota nella sinistra catanese e regionale, ha studiato e insegnato Chimica all’Università di Catania, e ha suddiviso i suoi interessi fra la scienza e la politica, studiando tuttavia accanitamente anche la storia e le culture del Movimento Operaio e del proletariato. Nell’attività e nell’impegno politico ha militato in successione in varie formazioni politiche, dal PSI al PSIUP, dal PdUP a Democrazia Proletaria e infine in Rifondazione Comunista. Costante l’impegno anche nel movimento sindacale (CGIL) e ancora nel pacifismo, nell’ambientalismo, nella lotta alla mafia, nell’analisi delle istituzioni e degli aggregati di potere. Non ha mai ricoperto alcuna carica pubblica, nonostante la lunga militanza politica. Ha prodotto un gran numero di interventi e documenti politici nelle più svariate circostanze e sulle più svariate materie, mai raccolti e raramente conservati. Gli scritti su «Città d’Utopia» sono fra i pochi rimasti a testimoniare la sua attività, e perciò i più preziosi.

Persona colta, enciclopedica, intellettualmente e umanamente curioso, ostinato e insofferente al tempo stesso, amante dei libri, del cinema come delle tradizioni culinarie, Gabriele Centineo manca alla comunità della sinistra politica e sociale, ma soprattutto alla città e alla Sicilia, dove ormai dominano la precarietà e il degrado fisico e morale, la condizione di “colonia” militarizzata e sbandata, la condanna alla povertà e alla marginalizzazione sociale e geografica, la costrizione al disamore e alla fuga dei giovani.

La lettura dei testi di Gabriele (nove in tutto), in cui si legge chiaramente, al di là dei contenuti, uno stile appassionato e spesso acremente satirico, una serena implacabilità polemica anche verso esponenti della sinistra, ci porta ad alcuni dei suoi argomenti di maggior interesse. Due, soprattutto: a) la lotta alla mafia e, b) la resistenza alle più evidenti, e soprattutto alle meno evidenti, modifiche del sistema istituzionale e dell’ordinamento democratico.

Nel primo campo come nel secondo è evidente la profondità di sguardo e il rigore di Gabriele, e, ancor più, la capacità di proiettarsi, a partire da dettagli apparentemente minori, su temi oggi resi espliciti dall’attualità politica e sociale. La, mafia, come abbiamo accennato, è per Gabriele – come per coloro ai quali si ispira – qualcosa di più e di diverso da una semplice organizzazione criminale, poiché coinvolge non solo un notevole numero di uomini politici, ma anche un intreccio con la cosiddetta società civile, cosa che comporta anche un diffuso e pervasivo consenso sociale (ben oltre la caricaturale “omertà”). Le torsioni efficientiste e modernizzanti (si veda in particolare la sua polemica aspra contro le modificazioni del sistema di rappresentanza in senso maggioritario e centralizzato sugli esecutivi, anche locali) sono, se possibile ancor più profetiche, purtroppo.

La sua onestà intellettuale, la sua radicalità, la sua rigorosa passione e il suo amore per il bene comune ci mancano moltissimo, non meno della sua intelligenza politica e della sua ironia. Chi gli è stato amico, compagno, anche in qualche scontro inevitabile (il suo carattere burbero comportava lo scontro quasi di necessità) può ricordarlo al meglio tentando di seguire, per quanto possibile, la sua strada.

Redazione