Gentile Direttore,

Le scrivo una lettera “non passibile di querela”, a mio modesto avviso, quindi, da questo punto di vista, La rassicuro. Stia sereno.

Il tema, come può capire, visto che altri dicono che esercito la professione di ingegnere e mi occupo da sempre di Ambiente e, dalla fine degli anni ’80, anche di Bioedilizia, non può non essere che il famigerato PRG e l’agognato PUG.

Del primo, approvato nell’anno del Signore 1993, in illo tempore, direbbero i Romani che in materia di opere pubbliche se ne intendevano sia per tecnica che per efficienza,  sappiamo più o meno tutto, cosa ha prodotto nel bene come nel male, ossia tanto abusivismo tanto da far primeggiare Belpasso nella non esaltante classifica di Comune più abusivo della Sicilia, in rapporto al suo territorio.

Sull’abusivismo Lei, da persona sensibile e civile, ha scritto tanto anche di recente, e se non erro si è beccato anche una querela da chi è stato accusato, sempre a torto o a ragione, di essere uno dei massimi responsabili dello scempio del territorio belpassese, in quanto a capo di una delle tante amministrazioni comunali, che non hanno brillato come ci si aspettava.

Del secondo, tutti adesso ne parlano ma non si sa che aspetto abbia, in che cosa consista.

Se non fosse che esiste una legge urbanistica regionale approvata, ed in parte impugnata dallo Stato, nell’Agosto del 2020, potremmo pensare di ritrovarci nella stessa situazione di quella coppia di vagabondi, Didi e Gogo, ad aspettare su una desolata strada della campagna belpassese, piena di discariche abusive, di “munnizza”, un certo “Signor Godot”.

Mi permetto liberamente di contestualizzare oggi, ai luoghi a Lei cari, l’opera teatrale di Samuel Beckett.

Ma Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto”.

Egli si limita a mandare un ragazzo dai due vagabondi, il quale dirà ai due protagonisti che Godot Oggi non verrà, ma verrà Domani”.

Didi e Gogo, dopo aver avuto l’incontro con il ragazzo “messaggero di Godot”, rimangono fermi mentre si dicono “Well? Shall we go?” (E ora? Possiamo andare?) – “Yes, let’s go” (Sì, andiamo), e l’indicazione scenica dice ironicamente “They do not move” (Non si muovono).

Il linguaggio non riproduce più la realizzazione della volontà individuale.

Non esiste più legame fra parola e azione, fra il linguaggio e la storia che dovrebbe esprimere, comunicare e attivare.

Didi e Gogo, la sera successiva sono di nuovo nello stesso posto.

Riappare il ragazzo che dice che anche oggi il Signor Godot non verrà.

E va via.

Didi e Gogo, rimangono lì mentre dicono “Well? Shall we go?” – “Yes, let’s go”.

E l’indicazione scenica che mette fine al dramma dice “They do not move.”

L’autore voleva sottolineare la frustrazione dell’uomo nel suo tentativo fallimentare di “muoversi”, procedere, cambiare la sua posizione restando sempre fermo.

Ecco ho voluto appropriarmi di questa breve esposizione della trama pubblicata su  Wikipedia perché trovo molte analogie tra i PRG e Go-dot.

L’oggetto misterioso che viene annunciato per domani ma che non arriva mai perché forse non esiste se non a livello di desiderio collettivo.

Non voglio richiamare gli eventi in parte noti che hanno prodotto nulla o quasi ai fini della possibilità di disporre di uno strumento di gestione del territorio, atteso da quasi 20 anni,  necessario per garantire il suo sviluppo programmato con ampi spazi di libertà che non pregiudichino, però, gli interessi individuali e collettivi.

Vorrei soffermarmi, invece, su alcune idee guida che a mio avviso devono caratterizzare il Piano Urbanistico Generale, P.U.G., la cui impostazione e gestione dovrà essere affidata ad un’altra Amministrazione, diversa dall’attuale in quanto come le precedenti, questa Amministrazione è molto coinvolta, professionalmente e politicamente con la trasformazione del territorio ereditata che ha causato oltre ad un primato in tema di abusivismo edilizio anche l’abbandono di molte attività artigianali, agricole e commerciali, nonché, di interi comparti del centro urbano.

E’ opportuno, innanzitutto, predisporre un sito informativo ed interattivo che da un lato pubblichi con evidenza e trasparenza tutto ciò che viene mano a mano prodotto, in termini di documenti, interventi, incontri, ecc., con l’uso di video, di link che rimandino ad altre pubblicazioni, e, dall’altro,  dia spazio ai contributi di chi vuol esprimere un parere o fornire un’integrazione alle informazioni già disponibili.

Deve essere garantita la partecipazione, così come è previsto dall’art. 6 della legge urbanistica siciliana, n. 19 del 13 Agosto 2020 a “tutti i soggetti pubblici e privati nonché alle associazioni e organizzazioni, siano essi persone fisiche o giuridiche, attraverso l’ascolto attivo delle esigenze, il dibattito pubblico sugli obiettivi generali, la più ampia pubblicità degli atti e dei documenti di pianificazione, la possibilità di presentare osservazioni e proposte di modifica, assicurando il tempestivo e adeguato esame delle relative delle relative deduzioni tramite l’accoglimento o il non accoglimento motivato delle stesse”.

E tutto ciò deve essere garantito sin dall’avvio della formazione del PUG, organizzando una serie di appuntamenti e incontri pubblici nel corso dei quali i vari soggetti sono chiamati a contribuire con idee e proposte al futuro della loro città.

Un processo partecipativo così come si sta facendo a Bergamo con il nuovo Piano del Governo del Territorio (PGT), il suo strumento urbanistico comunale equivalente al PUG che permette di progettare la città di domani, i suoi spazi e i suoi servizi. 

Si inizi l’elaborazione del PUG individuando le linee strategiche della pianificazione condivise con i vari soggetti  dopo un leale e profondo confronto con i diversi attori del territorio, favorendo un percorso partecipativo capace di coinvolgere attivamente la cittadinanza, attraverso eventi, incontri pubblici e laboratori tematici per raccogliere, prima di compiere ogni scelta, le idee e le proposte dei suoi abitanti.

Bergamo  ha  individuato tre linee strategiche della pianificazione, proprie della sua specificità territoriale: Bergamo Attrattiva, Bergamo Sostenibile, Bergamo Inclusiva.

Bergamo Attrattiva: Una città attrattiva è una città connessa, accessibile e dinamica. Potenziamento dei collegamenti, rigenerazione degli spazi e centralità della cultura.

Bergamo Sostenibile: Una città che ponga al centro dell’attenzione il tema della eco-sostenibilità che si realizza valorizzando l’ambiente, rafforzando il progetto della Cintura Verde, proteggendo il suolo agricolo e sviluppando un piano di adattamento ai cambiamenti climatici.

Bergamo Inclusiva: Una Città per tutti e per tutte le età, capace di ripensare i suoi servizi, valorizzare i quartieri, mettere il sistema scuola al centro della comunità. È così che si favorisce favorisce l’inclusività. 

Questo approccio potrebbe essere di ispirazione per delineare gli obiettivi specifici del Comune di Belpasso consapevoli che la realtà etnea è totalmente diversa da quella della Città dei Mille.

Chi coordinerà la formazione del PUG, si auspica che sia una personalità al di sopra delle parti, individuata mediante un bando pubblico nazionale e se possibile europeo, dovrà iniziare affrontando con umiltà e determinazione la conoscenza del territorio in tutti i suoi aspetti e sintetizzare in maniera equilibrata dopo attento ascolto e riflessione i suggerimenti che possono portare alla elaborazione di un piano urbanistico che abbia tempi di realizzazione cadenzati a breve, medio e lungo termine. 

La nuova legge urbanistica offre molte opportunità di soluzioni ed indica chiare linee strategiche che devono essere perseguite perché si abbia uno strumento flessibile seppur regolamentato.

Tre sono le mie prime proposte che vorrei fossero prese in considerazione nel PUG.

a prima riguarda l’uso dello strumento della perequazione che in diversi casi può risolvere problemi che  impediscono uno sviluppo integrato delle aree a beneficio della collettività come il Parco delle Torrette.

Oggi una parte di quell’area teorica è stata destinata alla realizzazione di un progetto residenziale che sembra non essere stato avviato.

Ebbene i titolari di quel progetto potrebbero da una parte cedere quest’area al Comune e ricevere in cambio dallo stesso un’altra area con analogo valore commerciale e potenziale edificatorio, per  realizzare la loro operazione.

La seconda proposta riguarda il metodo ed il contenuto che deve guidare la pianificazione urbanistica- territoriale che a mio avviso deve essere omogenea ed uniforme, seppur contestuale e flessibile, per tutti i Comuni del comprensorio etneo.

Esso, infatti, contiene al suo interno il Parco dell’Etna la cui estensione a mio avviso deve essere ampliata integrando tutti i Comuni, compresi quelli della costa ionica, che in parte o in tutto si estendono sul territorio di origine vulcanica.

I Comuni pedemontani etnei hanno una loro caratteristica riconoscibile e ben identitaria per cui è opportuno che si sviluppino in maniera armonica ed autonoma ma attraverso una pianificazione consorziale che metta in evidenza le peculiarità locali sia nel costruito come nel naturale, sia nelle infrastrutture che nei servizi, collegando spazi comuni naturali con un sistema di parchi e di servizi che possono servire a migliorare la vita nei centri urbani in termini ambientali a ridosso del capoluogo, senza necessariamente cercare il verde e l’aria pulita alle quote più alte che dovrebbero essere regolamentate con una certa flessibilità per permettere lo sfruttamento delle risorse naturali evitando il rischio di cementificare e bitumare ulteriormente.

Se la qualità della vita migliora in città e nei centri pedemontani anche in termini naturali il cittadino si sentirà a suo agio anche nelle aree urbane fortemente antropizzate. 

La terza proposta riguarda lo sviluppo eco-compatibile dell’area industriale di Piano Tavola che ha una posizione privilegiata rispetto al capoluogo in quanto beneficia di tutta una serie di importanti collegamenti stradali e ferroviari con la Città metropolitana, con l’aeroporto, con il porto, con le autostrade e con i Comuni della cintura etnea.

L’area industriale può diventare sede di importanti investimenti privati e pubblici in tutti i settori a cominciare da quello della gestione dei rifiuti. 

Può ospitare un sistema integrato di attività collegate alla raccolta differenziata ed alla trasformazione dei rifiuti attraverso impianti per il riuso, il riciclo, il compostaggio della frazione umida ed infine all’incenerimento della quota non differenziabile.

In questo modo potenziando al massimo la raccolta differenziata, come si fa in moltissimi comuni virtuosi,  si possono conciliare sistemi che permettano il massino riuso, riciclo e compostaggio, con un inceneritore dimensionato opportunamente per bruciare la frazione residua che a sua volta produce calore, elettricità e ceneri impiegabili nel settore delle costruzioni.

Una concreta applicazione di economia circolare virtuosa come accade in moltissime città verdi europee dove il pregiudizio sugli inceneritori non ha mai preso piedi perché la comunità ambientalista  e le formazioni politiche “verdi” hanno sempre operato costruttivamente ed amministrato in armonia con le aziende in molte municipalità nell’interesse dei cittadini e del sistema produttivo.

L’area industriale con investimenti privati e pubblici finalizzati a creare filiere di prodotti derivanti dal recupero della plastica, del vetro, dei metalli, del legno, della carta, dei materiali lapidei, può dar vita, insieme ad altre attività legate alla produzione di tecnologie applicate alla diverse fonti di energia rinnovabili, ai sistemi informatici di controllo di tali tecnologie ad un distretto di attività ecocompatibili ove tutta l’energia consumata proviene da fonti energetiche rinnovabili ed autonome con la costituzione di comunità energetiche rinnovabili oggi incentivate da Regioni e Comuni ed ancor più nel futuro in quanto i fondi europei sono destinati almeno sino al 2050 all’efficientamento energetico ed alla produzione energetica autonoma.

Ci sarà ancora tempo per esporre altre proposte che puntano a recuperare i terreni agricoli incolti per ripristinare vigneti e frutteti che possono creare altre opportunità di lavoro con la trasformazione dei prodotti derivanti dall’agricoltura, utilizzando per il commercio il brand “Etna” di recente istituzione.

Così come per parlare di formazione artigianale, il tutto per far si che chi vuole spostarsi al Nord Italia  o all’Estero,  giovane o adulto, uomo o donna, lo faccia ma per scelta personale e non  perché obbligato in quanto non può impegnare la mente e le braccia come strumenti di lavoro per produrre ricchezza  in loco.

Enzo Victorio Bellia