Piano regolatore? Tutto da rifare. A Belpasso (Catania) lo strumento urbanistico è come la tela di Penelope: se ne realizza un pezzo, si distrugge immediatamente e poi si dice pubblicamente: “Noi abbiamo fatto il nostro dovere”. E quando alcuni componenti della Commissione Ambiente e territorio dell’Assemblea regionale siciliana – la presidente Giusi Savarino (deputata di Diventerà bellissima, lo stesso movimento del primo cittadino della cittadina etnea), la deputata del Movimento 5 Stelle Gianina Ciancio, e il funzionario Calogero Beringheli – chiedono al sindaco Daniele Motta, “cosa avete fatto?”, quest’ultimo risponde serafico: “Il progetto di massima”.

Peccato – come fa rilevare lo stesso Beringheli – che si tratti di un atto (l’unico di una certa rilevanza sull’argomento) approvato dal Consiglio comunale nel lontano 2017 (mentre sindaco era Carlo Caputo, predecessore di Motta) e trasmesso alla Regione Sicilia “solo” quattro anni dopo, nel 2021, quando ormai il Parlamento dell’Isola aveva cambiato la legge sugli strumenti urbanistici, che non si chiamano più Piani regolatori generali (Prg) ma Piani urbanistici generali (Pug).

Da sinistra: la deputata regionale e presidente della Commissione Territorio e Ambiente dell’Ars Giusi Savarino, un collaboratore della Commissione, la deputata del M5S Gianina Ciancio, il funzionario della Regione Calogero Beringhieri. Sopra: i componenti del Comitato La Belpasso che vogliamo, Antonino Girgenti, Vito Sapienza, Luciano Mirone, Maristella Longhitano e Antonino Recupero. A destra: Giancarlo Consoli

Quello schema di massima – spiega ancora Beringheli – valeva per il Prg: nel frattempo è cambiato tutto, quindi la delibera trasmessa a Palermo quattro anni dopo è da considerare carta straccia. E allora cosa bisogna fare? Occorre riunire nuovamente il Consiglio comunale ed approvare un altro schema di massima che tenga conto delle nuove norme.

E peccato ancora che Belpasso abbia perso i finanziamenti che recentemente la Regione ha riservato a quei Comuni intenzionati a redigere i Pug, secondo i dettami della nuova legge. Se il Comune dovesse o volesse attivarsi con la nuova procedura, è possibile che rientri nei nuovi (possibili) stanziamenti. Parola della presidente Giusi Savarino.

Questo, in sintesi, il contenuto dell’incontro svoltosi stamattina tra la Commissione Territorio e Ambiente dell’Ars con il Comitato di cittadini “La Belpasso che vogliamo” (che lo ha richiesto) e il sindaco del comune etneo Daniele Motta (coadiuvato dal punto di vista tecnico dall’ingegnere del Comune, Nicosia) su un tema che da quarant’anni è considerato tabù dalle classi dirigenti succedutesi a Palazzo di città.

Tabù, perché soltanto parlarne – fino a pochi anni fa – era considerato un reato di Lesa Maestà nei confronti dei Signori del Cemento e delle Aree edificabili.

Tabù, perché anche una semplice passeggiata dei boy scout, delle casalinghe, della gente comune fra le torrette e i terrazzamenti della campagna belpassese per chiedere l’istituzione di un parco da riservare alle famiglie e ai turisti al posto della cementificazione selvaggia, viene ancora considerato uno “sfregio” dai Signori di cui sopra.

Senza considerare il fatto che Belpasso ha uno strumento urbanistico scaduto da vent’anni, che mai nessun Consiglio comunale ha ritenuto di revisionare, come impone la legge. Con risultati disastrosi: abusivismo edilizio (secondo lo studio degli uffici regionali) fra i più alti della Sicilia; “desertificazione” urbana con relativo spaccio nei luoghi un tempo frequentati dalle famiglie; depauperamento delle attività economiche del centro storico; mancanza di luoghi di ritrovo soprattutto per i giovani; mancanza di programmazione turistica, sociale e culturale. Insomma, una decadenza a tutti i livelli di un centro che fino a qualche decennio fa era considerato uno dei fiori all’occhiello della provincia di Catania.

Il sindaco di Belpasso (Catania) Daniele Motta, durante il suo intervento, e a destra, l’ingegnere Nicosia, dell’Ufficio tecnico comunale

Se poi aggiungiamo che uno dei migliori urbanisti d’Europa, il professor Leonardo Urbani, nel 2013 è stato cacciato dall’ex sindaco Caputo (stessa coalizione dell’attuale), perché, a suo dire, lo strumento urbanistico doveva essere redatto dall’Ufficio tecnico comunale (che da quella data ha realizzato poco e niente), possiamo renderci conto come Belpasso rappresenti un “caso” fra i più scabrosi della Sicilia.       

Al vertice cittadini-istituzioni, a fare gli onori di casa la presidente Savarino che ha dato il benvenuto ai presenti (collegati in remoto da Belpasso), sottolineando il fatto che non è prassi quotidiana che un gruppo di persone si attivi per sollecitare le istituzioni a redigere lo strumento urbanistico di una città. “Belpasso – ha detto la presidente della Commissione – purtroppo non rappresenta una eccezione, ma la regola. In Sicilia sono tanti i comuni sprovvisti di strumento urbanistico”.  

Poi è stata la volta della deputata Gianina Ciancio (originaria di Belpasso ed eletta nel relativo collegio) che ha spiegato sinteticamente le criticità di questo territorio legate alla mancanza decennale del piano regolatore. 

Per “La Belpasso che vogliamo” sono intervenuti Vito Sapienza, Antonino Recupero, Luciano Mirone, Antonino Girgenti, Maristella Longhitano e Lorenzo Piana, con l’intervento esterno di Giancarlo Consoli, che, pur non facendo parte del Comitato, ha ritenuto di partecipare.

Dopo gli interventi di questi ultimi una frase lapidaria del sindaco Motta: “Sono basito. È chiaro l’intento di strumentalizzare l’incontro”.

Redazione