Correva il 1946, la guerra era finita da poco, Catania si leccava le ferite ma aveva una grande voglia di ricominciare. La città era attraversata da un fremito di vitalità che nel giro di pochi anni – grazie all’intraprendenza di molti imprenditori – l’avrebbe fatta diventare la Milano del Sud.

Il Chiosco Giammona di piazza principessa Jolanda come si presentava alcuni anni fa durante la festa di Sant’Agata. Sopra: il locale oggi, con tendaggio rosso rinnovato

Turi Ferro, Michele Abruzzo e Umberto Spadaro fondavano contemporaneamente il Teatro Stabile (allora Ente Teatro Sicilia). Vitaliano Brancati ed Ercole Patti dettavano legge in campo letterario dopo “il solco” segnato nel periodo precedente da Verga, Capuana, Martoglio e De Roberto. La gente aveva voglia di divertirsi, Taormina era la meta preferita dei latin lover catanesi grazie anche all’istituzione del Festival del cinema al Teatro Greco.

La città era effervescente, allegra, colorata, come le bibite che un ingegnoso giovane catanese, Antonino Giammona, inventava all’istante – soprattutto con le arance, i limoni e i mandarini dell’Etna – nel suo chiosco installato in piazza principessa Jolanda proprio in quell’anno: 1946. 

A raccontare questa “favola” è Alessia, la nipote di Antonino, che, attraverso i racconti sentiti in famiglia, ha scritto la storia del nonno, passato a miglior vita pochi anni fa. “Storie minime” di una città rinomata per la fantasia e l’inventiva di personaggi come lui, che hanno contribuito a darle un’identità culturale fatta di inventiva, di fantasia, di intrapresa.

Antonino Giammona, il fondatore storico del chiosco di piazza Jolanda

“Il chiosco – scrive Alessia – nacque grazie ai risparmi” che il nonno “aveva messo da parte lavorando in una fabbrica di gazzose”. “Con l’avvento della guerra – prosegue – , molte di queste industrie chiusero”. A quel punto al signor Giammona “venne l’idea di aprire un chiosco, ovvero un’attività dove poter vendere bibite stando a diretto contatto con i clienti”.

Era il periodo in cui i catanesi andavano matti per “l’acqua di Paternò frisca e annivata”, di cui parlava Martoglio in una bellissima poesia. Un’acqua buonissima, che sgorgava frizzante dalla sorgente di contrada Acquarossa (comune di Belpasso, in verità, confinante, certo, con Paternò), di cui l’illustre commediografo belpassese parla nella sua opera più conosciuta, L’Aria del Continente.  

A Catania “l’Acquarrussa” (come si pronuncia in dialetto) era apprezzata da tutti i ceti sociali, veniva trasportata coi carretti attraverso bummuli e quartare di terracotta, e venduta in alcuni punti della città. Giammona, intuendone le grandi potenzialità, la fece diventare la “bibita madre” del chiosco, associata all’”acqua e zammù” (anice), e al celeberrimo “seltz al limone”, inizialmente preparato con un pizzico di bicarbonato, che poi sarebbe diventato l’inconfondibile “seltz, limone e sale”. Che ha una storia a parte.

E anche in questo caso, Alessia, coi suoi appunti, si rivela preziosa: “Il seltz, limone e sale venne prodotto dopo che alcuni giocatori di calcio messinesi (famosi, in quegli anni, i derby fra Catania e Messina, ndr.) chiesero di mettere il sale al posto del bicarbonato, stuzzicando la curiosità del signor Giammona, il quale lo assaggiò e, apprezzandone il sapore, iniziò a prepararlo”.

Gli appunti di Alessia Giammona per ricordare il nonno Antonino, fondatore del famoso chiosco di piazza Jolanda

Da quel momento, il “seltz limone e sale” sarebbe diventata un altro famoso “simbolo”di Catania. Assieme al “Completo”, un’altra bevanda a base di orzata, limone e anice, citata dal cantautore Vincenzo Spampinato nella canzone “ E ‘cci nni ‘voli tempu”.

Ma come non nominare l’inconfondibile “mandarino verde al limone”, un cocktail di sapori mediterranei che, assieme al tipico “sciampagnino” (pronunciato così, alla catanese) manda in visibilio catanesi (ovviamente), giapponesi, americani, cinesi, tedeschi, inglesi e tanti altri popoli della terra che ogni giorno frequentano il chiosco di piazza Jolanda per assaporare un pezzo di Sicilia racchiusa in un bicchiere colorato.

La targa offerta dalla Provincia di Catania ad Antonino Giammona per l’attività svolta

Poi Antonino Giammona – correva l’anno 1979 – volle introdurre i frullati di frutta fresca, e anche in questo caso centrò l’obiettivo: basti pensare che – scrive sempre Alessia – in una sola sera se ne vendono anche cinquecento. 

“Nel 2000 – prosegue – il chiosco venne rimodernato e iniziarono a lavorarci i figli Giuseppe e Rosario, e i nipoti Antonio e Marco, che ancora oggi lo gestiscono”.

“Uno dei momenti più belli – annota la nipote di Nino Giammona – è il 4 febbraio, giorno in cui molti devoti di Sant’Agata si riuniscono davanti al chiosco e ne assaporano le bibite, soprattutto il ‘mandarinetto al limone’ (originariamente nato senza limone e successivamente rivisto con l’aggiunta di questo agrume che lo rende fresco e più saporito)”.

“Il 7 maggio 2011 – seguita Alessia – in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, l’allora presidente della Provincia di Catania, onorevole Giuseppe Castiglione, ha conferito al chiosco una targa di riconoscimento, essendo una della attività più antiche di Catania”. Nella targa si legge:”Per la qualificata attività imprenditoriale ed il sostegno allo sviluppo economico e sociale del territorio”.

Luciano Mirone