“L’assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia ha chiesto al Parco dell’Etna di revocare l’autorizzazione di transito (rilasciata da questo ente) dei bus turistici dalle piste forestali del Parco dell’Etna situate nei territori di Bronte e Maletto (Catania)”.
Il “no” è perentorio e non sappiamo – a dieci mesi dalle elezioni regionali – a quali conseguenze politiche porterà, visto che il passaggio degli autobus (“non si capisce di quali dimensioni”, afferma il gruppo del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale siciliana) sul vulcano più alto d’Europa era stato sollecitato dal sindaco di Bronte Pino Firrarello al presidente dell’ente Parco dell’Etna Carlo Caputo e al governatore della Sicilia Nello Musumeci, tutti e tre della stessa coalizione di centrodestra. Per il primo cittadino della città del pistacchio l’autorizzazione di pochi mesi fa costituiva una sorta di medaglia al merito da mostrare orgogliosamente attraverso dichiarazioni, fotografie e comunicati stampa.
Stesso comportamento aveva assunto il presidente del Parco dell’Etna tramite il sito internet dell’ente: entrambi fieri per “questo nuovo provvedimento che apre le porte del versante Bronte-Maletto (quello finora meno sfruttato, ndr.) al turismo”.
Una decisione che ha suscitato l’indignazione delle associazioni ambientaliste che hanno presentato ricorso al Tar e dei partiti di opposizione presenti all’Ars, che mediante una serie di interrogazioni, hanno stigmatizzato il provvedimento.
Sulla pagina Facebook del M5S si legge: “La questione era stata sollevata all’Ars, lo scorso ottobre, con un’interrogazione presentata dalla deputata regionale del M5S, Gianina Ciancio”.
“Il Parco – si legge – aveva deciso di autorizzare la circolazione degli autobus proprio nelle aree a maggior tutela ambientale, tra le zone A (riserva integrale) e B (riserva generale), tra le quote 1.150 e 1.900 metri sul livello del mare. In risposta all’interrogazione, l’assessorato regionale Territorio e Ambiente ha adesso disposto la revoca dell’autorizzazione”.
“Il provvedimento contestato – ricorda la deputata Ciancio – si scontra con le prescrizioni del decreto istitutivo del Parco dell’Etna. Tra queste, infatti, una norma vieta esplicitamente che in zona A, quella di riserva integrale, si possano introdurre veicoli motorizzati, ad eccezione di quelli autorizzati per motivi di servizio o di sorveglianza vulcanica. Criticità sottolineate dall’ufficio competente del dipartimento Territorio e Ambiente, che ha inoltre evidenziato la mancata richiesta del parere preventivo, da parte del Parco, al Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, per le opportune valutazioni”.
“Siamo soddisfatti della risposta – conclude Ciancio – che di fatto conferma quanto da noi denunciato nell’atto parlamentare. Ci auguriamo che simili iniziative ‘temerarie’ non vengano più intraprese con tale leggerezza e che, in futuro, si ascoltino i territori che da tempo denunciavano la pericolosità, per l’ambiente, di un progetto simile”.
Redazione
Caro Direttore, il merito è delle associazioni ambientalisti, in primis Legambiente per cui capisco l’esigenza di visibilità elettorale ma non è il caso che ci appropri di meriti altrui.