Il Movimento 5 Stelle di Belpasso (Catania) rivendica come “suo” il finanziamento di 700 mila Euro per realizzare il Bosco Sciaraviva, e il sindaco Daniele Motta protesta sui Social: “Quindi il bosco Sciaraviva ha deciso Conte in persona di realizzarlo?”, chiede il primo cittadino.

Il Bosco Sciaraviva – puntualizza Motta – “è stata una precisa scelta del Sindaco e dell’amministrazione, su spinta e monito delle associazioni”.

Per questo – conclude Motta – “ringrazio il governo Conte per questa misura, ma ricordo a tutti che le scelte sono state operate dall’amministrazione e queste somme potevano benissimo essere dirottate in altri interventi”.

Chi ha ragione e chi torto? Probabilmente hanno ragione e torto tutt’e due.

Hanno ragione i 5 Stelle, poiché se il governo Conte non avesse preparato il terreno con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), questi soldi non sarebbero mai arrivati. Ha ragione l’Amministrazione comunale, che ha chiesto il finanziamento e ha inserito l’elaborato fra le opere “cantierabili”.

Ma hanno torto entrambi quando rivendicano come “loro” il progetto: nei rispettivi comunicati hanno liquidato con due parole (letteralmente due) i grandi meriti della Società civile, in questo caso dell’associazione Sciaraviva (un’associazione nella quale convergono oltre 20 sodalizi), che con tenacia e competenza ha elaborato, proposto e sostenuto l’idea.

Senza questa realtà che con fatica, ma anche con entusiasmo, si sta facendo largo in una comunità che  porta avanti da decenni il modello della cementificazione selvaggia, il Bosco Sciaraviva non sarebbe neanche stato concepito.

La superficie nella quale è prevista la realizzazione del Bosco Sciaraviva di Belpasso (Catania). Sopra: una riunione all’aperto dell’Associazione Sciaraviva

Invece, a dispetto di certe Cassandre (non del tutto disinteressate ) che sui Social hanno gridato allo scandalo (“Un bosco sulla sciara? Che idea bislacca!”), questo ampio polmone verde che prevede spazi per le famiglie, per i bambini e per la cultura (l’elaborato comprende anche un teatro all’aperto sui modelli di quelli della Magna Grecia), comincia a prendere corpo.

Purtroppo certi profeti di sventure non sanno (o fanno finta di non sapere, anche se è stato abbondantemente spiegato) che originariamente quella superficie, oggi a ridosso del centro abitato, era coperta da una folta macchia mediterranea interrotta dalla colata lavica che nel 1669 arrivò fino a Catania.

Furono le ruspe comunali –  negli anni Ottanta del secolo scorso – a spianare, per motivi che mai nessuno ha spiegato a sufficienza, il tratto lavico, e a creare un’ampia ferita che il bosco, oggi, dovrebbe suturare in modo naturale.

Come? Con un progetto studiato da geologi, agronomi e tecnici forestali con cui l’Associazione si è messa in contatto, che contempla la piantumazione di specie autoctone come querce, lecci, ginestre ed altre varietà di piante attecchite nel corso dei secoli in un versante etneo particolarmente ricco di flora.

Nel frattempo l’associazione Sciaraviva non se n’è stata con le mani in mano e dopo i devastanti incendi scoppiati nella scorsa estate ha coinvolto decine di persone (bambini compresi) per mettere a dimora delle ghiande che adesso stanno germogliando e in futuro diventeranno degli arbusti da piantare nelle superfici annientate dal fuoco. Scusate se è poco!

Questo è il compito della Società civile: mettere insieme delle persone, progettare, proporre. Quando è forte, cioè quando viene esercitato il principio democratico della partecipazione, la politica si adegua (come è successo con questa iniziativa), quando è debole, cioè quando va alla rincorsa del privilegio,  del favore e del clientelismo, succede esattamente il contrario. A Belpasso, in Sicilia e nel Sud si è in bilico fra un’avanguardia illuminata e l’arretratezza più becera che ha prodotto guasti e guai a ripetizione.   

A Belpasso il Parco urbano, la biblioteca comunale “Roberto Sava” (realizzata al posto del vecchio macello municipale), il Museo dei carri di Santa Lucia, il completamento del palazzetto dello sport ed altro, sono opere realizzate su proposta e pressione della Società civile, il cui impegno, però, nel corso degli anni, non è stato costante come avrebbe dovuto per una serie di pressioni di senso opposto.

Non si spiega, ad esempio, perché l’Amministrazione comunale – così “sensibile” nei confronti dell’ambiente – continui ad ignorare una tematica che una comunità civile dovrebbe affrontare per prima: la revisione dello strumento urbanistico, grazie alla quale è possibile programmare lo sviluppo sociale ed economico di una comunità. Non solo: perché continua ad ignorare l’enorme abusivismo edilizio delle frazioni? Perché continua ad ignorare la desertificazione del centro storico, la perdita di identità della città e il disagio giovanile che sono conseguenze legate alla mancata pianificazione del territorio?

Il Bosco Sciaraviva, come quei semi messi a dimora, deve rappresentare l’inizio di qualcosa: un rapporto sano fra essere umano e natura, un turismo sostenibile, un’agricoltura di qualità, un cibo genuino. Bisogna andare avanti.

Luciano Mirone