Milletrecentocinquanta lavoratori in una “condizione assurda”, in un “limbo sociale ed economico interminabile” e “quasi non riconosciuto da tutte le istituzioni”. E’ il grido di dolore lanciato dal sindacato Sinalp e Usi, impegnato “a difendere il diritto al lavoro dei dipendenti distribuiti nei 96 punti vendita che componevano la rete distributiva del gruppo Fortè”, circa 700 lavoratori solo fra le varie succursali e la sede centrale di Belpasso (Catania).

“Il Gruppo Fortè – scrivono i sindacati – era l’unica rete della Grande Distribuzione Organizzata che aveva nei suoi scaffali oltre il 38 per cento di prodotti siciliani, realizzati da aziende siciliane, e quindi era l’unico canale distributivo di queste imprese che nel loro complesso impiegavano altri 650 lavoratori anch’essi, loro malgrado, coinvolti in questa crisi aziendale”. 

Sinalp e Usi – si legge nella loro nota – hanno, “fin dalla prima ora, attuato tutte quelle azioni necessarie a far emergere la crisi aziendale e hanno anche proposto soluzioni per salvaguardare il diritto al lavoro a tutti i dipendenti coinvolti che, grazie anche alla disponibilità dell’Amministratore Straordinario, hanno permesso di rioccupare i primi 52 dipendenti nell’operazione di cessione di alcuni punti vendita già realizzata”.

“Oltre ad aver organizzato sit in, scioperi, incontri con i Prefetti siciliani, abbiamo incontrato il Vicepresidente della Regione Siciliana On. Armao, ed abbiamo dato vita a ben tre sit in davanti al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) a Roma incontrando i Dirigenti che si occupano delle aziende in crisi”.

“Sorvoliamo – scrivono – su quanto discusso e scoperto con il Ministero in merito alle caratteristiche necessarie al riconoscimento, per lo Stato Italiano, della Società Meridi srl, titolare del marchio FORTE’, come azienda strategica”.

“Ma ci permettiamo di evidenziare che lo stesso Mise gestisce ed ha gestito, e in alcuni casi anche risolto, parecchie crisi di aziende italiane, aziende che sono state portate anche all’attenzione dei media nazionali e che hanno avuto anche l’onore di essere argomento di dibattito in parlamento e in diverse trasmissioni tv di approfondimento. Quasi tutte queste aziende dichiarano un numero di dipendenti notevolmente inferiore a quello di Fortè”.

“Chiaramente – è scritto nel documento – il nostro rispetto e la solidarietà verso i lavoratori di queste aziende è ai massimi livelli, visto che anch’essi subiscono sia la crisi economica del sistema imposto dall’UE, sia le errate strategie aziendali imposte dai loro amministratori aziendali”.

“Ma i lavoratori Fortè e le scriventi organizzazioni sindacali – si legge ancora – si chiedono quale sia l’unità di misura adottata dalla politica in generale e dal Ministero dello sviluppo Economico, in particolare nel decidere quale azienda merita maggior attenzione, la ribalta parlamentare e quella televisiva rispetto ad altre aziende che magari risultano avere un maggior numero di dipendenti”.

“Da un’analisi delle aziende seguite nell’ultimo anno dalla Struttura di Crisi di Impresa del Ministero – puntualizza la nota – , abbiamo notato che la Meridi srl di Belpasso Sicilia, titolare del marchio FORTE’ è di gran lunga al primo posto tra le grandi imprese in crisi per numero di dipendenti”.

“Da semplici cittadini – prosegue – riteniamo corretto ed indispensabile che al primo posto, nell’interesse di uno Stato che abbia a cuore il benessere dei propri cittadini, ci sia l’obiettivo di salvare più posti di lavoro possibile e non certamente di attenzionare maggiormente solo quelle aziende con una maggiore notorietà e con marchi aziendali magari storici e più o meno famosi”.

E’ obbligo pensare – scrivono le organizzazioni sindacali – che forse la Meridi srl sconta negativamente il fatto di essere un’azienda Siciliana e quindi non meritevole di quella giusta attenzione che invece 1350 lavoratori meriterebbero? Pensare che l’Italia continui, dopo 160 anni di unità nazionale, a girare a due velocità è ancora oggi corretto?”.

“Ci chiediamo se la politica, quella con la P maiuscola, esiste ancora e ritiene doveroso intervenire in difesa e salvaguardia di un patrimonio professionale, commerciale e lavorativo delle dimensioni sopra evidenziate”.

“Nella realtà siamo costretti, nostro malgrado, a constatare che l’assenza quasi totale della politica ha distrutto il futuro di 1.350  esseri umani, 1.350 famiglie siciliane, che si sono trovati, loro malgrado, in un sistema di crisi assurdo inconcepibile e di nessun interesse per la cosiddetta società civile, tanto sono solo Siciliani”.

“Come Sinalp ed Usi denunciamo questo vergognoso silenzio della Politica Nazionale, del Governo Nazionale, e cosa ancora più grave dei politici siciliani che oggi, con la loro assordante assenza, ci costringono a dover ammettere che chi li definisce ‘ascari della politica nazionale’ ha ragione da vendere”.

Redazione