Sette associazioni presentano ricorso al Tar contro il recente provvedimento deciso dal Parco dell’Etna di consentire l’ingresso dei mezzi motorizzati nel versante ovest del vulcano, in territorio di Bronte e Maletto (Catania). Dopo le vibranti proteste di centinaia di cittadini nei confronti del presidente dell’ente Carlo Caputo, e dopo l’interrogazione presentata pochi giorni fa dal Movimento Cinque Stelle all’Assemblea regionale siciliana (prima firmataria Gianina Ciancio), viene formalizzato al Tribunale amministrativo regionale quest’altro atto di opposizione alla delibera firmata lo scorso settembre. 

I sodalizi paventano che la decisione del Parco possa costituire un precedente per altri Comuni che intendono aprire la fruizione delle alte quote del vulcano ai mezzi motorizzati. Un duro atto d’accusa destinato ad avere ulteriori ripercussioni. 

“Le Associazioni WWF Sicilia Nord-Orientale, Lipu, CAI regionale, Ente Fauna Siciliana, Federescursionismo, Assoguide, Lagap – si legge nel comunicato – hanno presentato ricorso al TAR di Catania per il tramite dell’avv. Alessandro Arcifa, per l’annullamento dell’autorizzazione n. 324/21 dell’Ente Parco concessa ai Comuni di Bronte e di Maletto per l’ingresso, a fini turistici, di pullman in Zona A di Parco dell’Etna.

Secondo le Associazioni “è chiaro il divieto contenuto nel Decreto Istitutivo del Parco naturale dell’Etna che vieta l’ingresso di mezzi motorizzati in Zona A di Parco se non per servizio e sorveglianza vulcanica. Le Associazioni difendono l’ultima area di parco naturale non assalita dal consumismo e dalla fruizione sfrenata che è infatti l’area ovest del parco dell’Etna, la parte più naturale e più selvaggia del Parco naturale, dove si è rifugiata la fauna più pregiata del parco, dove non esistono edifici, dove va chi apprezza il silenzio e la tranquillità dei luoghi, o semplicemente il richiamo delle tante specie di uccelli presenti”.

“È l’area – dicono i sodalizi – dei paesaggi incontaminati, dove il Parco naturale raggiunge i massimi valori. Eppure secondo l’Ente Parco dell’Etna, quell’area non presenta ‘alcuna fragilità’ tanto che con l’autorizzazione impugnata consentirebbe l’ingresso di mezzi motorizzati, pulmini, 3 turni per 6 passaggi al giorno per 120 persone lungo il percorso autorizzato di ben 25 km di cui 24 in Zona A, nell’area cioè di riserva, di massima tutela, da Piano dei Grilli in territorio di Bronte fino al rifugio della Galvarina e poi lungo la Pista Altomontana fino al Rifugio di Monte la Nave in territorio di Maletto, percorrendo piste e sentieri montani con pendenze di oltre il 10%, con rumore dei mezzi fuoristrada utilizzati, dovuto al rotolamento degli pneumatici, e col vociare delle persone durante le soste”.

“L’Ente Parco – si legge nel ricorso – ritiene che questo carico antropico, aggiunto alle attuali presenze (che l’Ente non sa quantizzare), non incrementa il disturbo ed è compatibile con il mantenimento e la tutela dell’ambiente attraversato. Invece di dosare il carico antropico in modo da non disturbare/alterare i delicati equilibri biologici presenti, lo aumenta”.

“Mentre altri Parchi – viene spiegato -, fra cui quello dei Nebrodi, per fare l’esempio di un parco “vicino” a noi, o del Parco D’Abruzzo mettono il divieto di accesso pedonale nelle aree più delicate per la fauna in determinati periodi dell’anno, il Parco dell’Etna ne aumenta la fruizione con mezzi motorizzati. Con una interpretazione creativa della legislazione nazionale e comunitaria che invece tutela gli habitat e le specie a rischio di estinzione, l’Ente consente una fruizione aperta a tutti, senza alcun rispetto dei valori ambientali”.

“Quasi una involuzione culturale – è l’affondo delle associazioni – , un tornare indietro di almeno 40 anni sul valore e l’importanza dei Parchi, degli habitat , delle specie con problemi di conservazione”.

“Sappiamo – si puntualizza – che altri Comuni si stanno attrezzando per fare altrettanto: si dovranno mettere i semafori per gestire il traffico motorizzato in Zona A di Parco?”

“Cosa resterà del Parco – affermano le associazioni – se non riuscissimo a bloccare questa insensata, e riteniamo illegittima, autorizzazione? Le Associazioni avevano chiesto all’Ente Parco il ritiro in autotutela del provvedimento, senza tuttavia ottenerlo; per questo si sono rivolte al TAR tramite l’avv. Arcifa, temendo un danno grave ed irreversibile all’ambiente naturale e alla fauna a seguito della esecuzione dell’autorizzazione”.

Nella foto: Etna, Piano dei grilli (immagine Wikiloc)

Redazione