Cosa Nostra infiltrata nel lucroso mondo del gioco d’azzardo online di Malta. Ancora una volta la Nazione più piccola dell’Unione europea si presta come il principale “bypass” del malaffare, costituendo un insidioso “filo rosso” tra la mafia ed il gioco d’azzardo online.
Angelo Repoli, 45 anni, di Sant’Agata di Militello, e Sergio Moltisanti, 50 anni, di Ragusa e residente a Malta, noti nel mondo del Gaming isolano, sono stati arrestati la scorsa settimana a Palermo. Secondo l’indagine sembra che i due abbiano contribuito a fornire a bande criminali siciliane i cosiddetti nomi utente e password relativi a siti di gioco d’azzardo online registrati a Malta, il tutto come parte di un’impresa illegale multimilionaria. I due sono attualmente agli arresti domiciliari, in seguito all’operazione di polizia, nota come Game Over II.
Già tre anni fa fu svolta un’azione simile che scoprì come l’associazione mafiosa siciliana stesse usando il gioco d’azzardo online per riciclare denaro. Un caso clamoroso è stato quello dello scorso ottobre, quando un Tribunale siciliano ha confermato la sentenza a 18 anni di reclusione per Benedetto Bacchi – noto come il Re del gioco d’azzardo – ritenuto colpevole di aver gestito una rete di ben 700 punti vendita in cui si svolgeva il gioco d’azzardo illecito, su siti di gioco registrati per l’appunto a Malta. L’uomo – il quale ha sempre affermato di essere stato “vittima” della cosca mafiosa – è stato inoltre accusato di aver aiutato proprio Cosa Nostra nel riciclare i suoi soldi attraverso questa illecita attività.
Bacchi era già stato arrestato nel 2018 durante la prima operazione Game Over, quando le licenze di gioco registrate a Malta gli furono revocate.
Le aziende di Repoli e Moltisanti, site in località Birkirkara e Gzira.
Repoli e Moltisanti risultano essere proprietari di società maltesi, registrate a loro nome, che hanno utilizzato tra il 2016 e il 2018, per acquisire licenze di gioco online sull’isola. Le società di scommesse dei due uomini, in realtà, sono state chiuse da tempo e la Malta Gaming Authority, l’ente preposto proprio al controllo del gioco a Malta, aveva già ritirato la licenza al Gruppo LB LeaderBet di Moltisanti nel 2018, quando sopraggiunsero i primi arresti nell’ambiente frequentato dall’uomo. Ma in effetti i nomi dei due sono emersi solo la scorsa settimana quando la polizia, con l’intervento dei magistrati italiani, ha tratto in arresto altre sette persone, due delle quali strettamente legate a Cosa Nostra.
Dal maggio 2011, Moltisanti è stato direttore della Quantum Leap Ltd, con sede nella cittadina di Gzira, sotto la guida di un’altra società di consulenza e servizi finanziari, la Finaserv Consultancy Ltd.
Repoli – da sempre registrato con un indirizzo di residenza a Lugano, in Svizzera, benchè gli investigatori designati al caso abbiano dichiarato che l’uomo ad oggi vive stabilmente nel comune di Militello, in Sicilia – è l’unico proprietario della Pinpoint Ltd, nata, e registrata, presso una sede in località Birkirkara nel dicembre 2016.
Come eludere la legge italiana.
In Italia è illegale scommettere e giocare a giochi da casinò su siti web con i cosiddetti domini differenti dal .it, così come stabilito dall’Autorità di Gioco Italiana.
Secondo quanto riferito dal quotidiano nazionale Maltatoday, il dirigente della Squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti, impegnato in prima persona nelle indagini e negli arresti, ha dichiarato che le bande criminali hanno acquisito domini registrati a Malta, proprio per eludere le leggi italiane sul gioco. Da quanto emerso, l’organizzazione controllava diversi internet cafè, nonchè agenzie di stampa, in tutta la Sicilia – in particolare a Palermo – da dove agli utenti veniva fornito l’accesso illecito a vari siti di gioco, siti a loro volta gestiti proprio da Repoli e Moltisanti.
Un giro d’affari di quattordici milioni di euro al mese.
Gli inquirenti ritengono senza dubbi che l’intera operazione, utilizzata per riciclare fondi illeciti, abbia prodotto mensilmente cifre pari a circa quattordici milioni di euro.
L’organizzazione criminale pagava ai provider di Malta un canone mensile, compreso tra l’1,8% e l’1,3% della somma totale giocata dai potenziali utenti durante il mese; secondo quanto dichiarato, migliaia di euro in contanti sono stati poi trasferiti sui conti di Repoli e Moltisanti.
La documentazione giudiziaria visionata dalla redazione di Maltatoday mostra come siano state determinanti le intercettazioni telefoniche nello stabilire come operasse la “rete criminale”, con a capo Salvatore Cinà, Rosario Calascibetta e Giacomo Dolce; ognuno dei tre uomini con una rete di “agenti” che avrebbero poi dato ai giocatori d’azzardo l’accesso ai siti.
Scoperta la password “Ita12345!”.
Sembra che i giocatori non avessero effettivamente alcun rapporto diretto con gli operatori del sito web – a quanto pare, un’illegalità a sé stante – poiché potevano creare account personali solo tramite i rispettivi agenti.
Discorso differente per le password d’accesso ai siti, fornite agli agenti direttamente dai loro capi; secondo quanto rivelato da una delle conversazioni registrate segretamente dagli investigatori, per accedere ai siti, era stata indicata la password “Ita12345!”.
Le intercettazioni telefoniche hanno anche messo in evidenza quanto Cinà, Calascibetta e Dolce si fossero spesso mostrati alquanto diffidenti nei confronti dei giocatori d’azzardo, soliti a spendere ingenti somme di denaro, sottolineando con i rispettivi agenti la necessità di “tenere a bada” le scommesse. Gli investigatori ritengono che in realtà ciò sia stato fatto semplicemente per agire con maggiore discrezione e limitare la quantità del transito di denaro, che sarebbe servita anche per i pagamenti delle possibili vincite.
Di seguito, alcuni dei siti di scommesse, elencati nella documentazione ufficiale: Betqueen365.com, Italbet365.com, Betday24.net, Globalbet360.com e Colmabet.com.
“Trasformerò il suo sangue in acqua”.
“Trasformerò il suo sangue in acqua”, è stata la minaccia intercettata, detta da uno dei capi nei confronti di un agente che aveva accumulato un debito per diverse migliaia di euro.
Ma non si è trattato di un caso isolato; diverse intercettazioni telefoniche hanno spesso evidenziato problemi con alcuni degli agenti che tergiversavano, ritardando i pagamenti derivati dal gioco. In effetti, secondo le indagini, sembra ci si aspettasse che gli agenti consegnassero puntualmente una sorta di “pizzo”, una somma pari a 1.500 euro al mese ai loro padroni.
Dunque, nonostante tutto, sembra sia sufficiente attraversare il Canale di Sicilia per riuscire ad istituire società di gioco e far confluire, spesso “indisturbati”, flussi di denaro direttamente in Italia.
Valentina Contavalle
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