Il CAI Sicilia, a seguito di catastrofici roghi dolosi di questa rovente estate , oltre ad esprimere la propria vicinanza e solidarietà ai molti cittadini che impotenti, hanno dovuto abbandonare le proprie case, lancia un accorato appello alle associazione ambientaliste e di categoria per far fronte comune contro il ripetersi dei gravi e devastanti incendi su tutto il territorio regionale, che hanno assunto, ormai, una frequenza e una connotazione tipica di un’attività criminale premeditata e scientemente portata a compimento con particolari condizioni climatiche.

Invita, quindi, a partecipare alla manifestazione regionale che si svolgerà in contemporanea il 12 settembre 2021, con l’obbiettivo di protesta per i gravissimi danni inferti a gran parte del territorio regionale e di proposta per porre in essere ogni sforzo nella prevenzione e nel contrasto ai devastanti roghi di questi ultimi anni, nel quadro di una “resilienza” che coniughi il riassetto idrogeologico e la ricostruzione degli habitat percorsi dai fuochi. Non è un caso che le regione d’Italia più colpite siano state Sicilia, Sardegna e Calabria dove l’enorme incidenza di fatti delittuosi, veri e propri crimini perpetrati nei confronti dell’Ambiente, si coniuga con una gravissima mancanza di cura del territorio, di fatto abbandonato, senza il presidio costituito dall’attività agricole e dei piani di gestione forestale.

La gestione delle aree forestali è operazione necessaria e indifferibile, ricorda il prof. Giuseppe Barbera (docente della Facoltà di Agraria), senza di essa non è possibile alcun contrasto agli incendi boschivi. I piani di gestione forestale (praticamente assenti in Sicilia e comunque non applicati), sono, infatti, gli strumenti dove prevedere tempi e modi d’intervento con l’impiego della manodopera per valorizzazione le produzioni legnose e non legnose e assicurare, altresì, la fornitura di servizi ecosistemici (ambientali, culturali e paesaggistici) e la realizzazione delle basilari pratiche di prevenzione degli incendi.

DEFICITARIO IL RUOLO DELLA REGIONE 

E’ ormai a tutti chiaro, come il ruolo della Regione a cui è demandato il contrasto agli incendi in coordinamento con le municipalità sia, da tempo, del tutto deficitario e la programmazione non tempestiva di uomini e risorse contribuisce ad acuire “l’emergenza” aumentando a dismisura lo sforzo richiesto ai Vigili del Fuoco, chiamati a intervenire non solo negli incendi d’interfaccia ma anche e sempre più in aree boscate, mentre si assiste spesso impotenti: 1) alla mancanza di un coordinamento efficace tra gli strumenti di pianificazione previsti dalla Legge Quadro n. 353 del 2000 (Piani AIB, Piani Forestali, Piani di Protezione Civile, Piani Comunale di Protezione Civile) con una regia chiara e condivisa delle forze in campo in grado di individuare a livello comprensoriale azioni e interventi su infrastrutture AIB e punti strategici di gestione, per contenere lo sviluppo del fuoco entro la capacità di estinzione dell’organizzazione AIB locale; 2) agli esiti negativi del “riassetto funzionale” della riforma MADIA, con l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri ed in parte nei VV.FF,” almeno per il contrasto agli incendi; 3) allo scandaloso ricorso dell’uso di flotte aeree private per lo spegnimento, data la penuria dei canadair di proprietà pubblica (Protezione Civile-Aeronautica), mentre in Parlamento rimangono bloccate proposte di legge tese a riorganizzare il settore aereo utilizzato per l’AIB, con l’ipotesi di costituire una flotta completamente statale, da utilizzare anche nel campo della attività di prevenzione con tecniche di telerilevamento.

Occorre , dunque: Ripensare un sistema di governance partendo dalla revisione della Legge 353 per dare organicità alle diverse componenti del sistema, sia per quanto riguarda le rispettive competenze nel quadro delle maturate nuove conoscenze, sia per tutti gli aspetti organizzativi e finanziari da attribuire ad esse, quali Stato, Regioni , Provincie e Comuni.

COSA CHIEDIAMO?  

Chiediamo con forza: a) di intervenire con urgenza sia sotto l’aspetto della deterrenza del crimine perpetrato dai piromani, elevando le pene attualmente previste ai sensi dell’art. l’art. 423-bis (reclusione da 4 a 10 anni) al fine di una più dura repressione, configurando per tale crimine, le pene ben più severe previste per il “disastro ambientale” ovvero per i “delitti di mafia”, prevedendo, altresì l’ampliamento dei termini temporali previsti per il vincolo di destinazione d’uso delle aree percorse dal fuoco; b) dispiegare, almeno per la stagione estiva, l’Esercito, con l’impiego di uomini e mezzi altamente specializzati per il presidio delle aree sensibili, con il trasferimento per intero del servizio di spegnimento aereo tramite Canadair all’Aeronautica Militare; c) un coordinamento unico e permanente, simile, sotto l’aspetto funzionale, alle “Magistrature/Autorità” o alla D.I.A (Nuclei Interforze con il Corpo Forestale), in grado di individuare a livello comprensoriale/provinciale infrastrutture AIB e punti strategici di gestione, per contenere lo sviluppo del fuoco entro la capacità di estinzione locali, con buona capacità di vigilanza e deterrenza da effettuare mediante l’uso di sistemi operativi di tipo terrestre e satellitare; d) favorire concorsi per assunzioni di forestali, ormai in numero assolutamente insufficiente per l’espletamento dei compiti propri della regione, inserendo dei criteri che consentano di abbinare la località di abituale domicilio dei candidati all’area nella quale essi dovranno svolgere il loro lavoro, al fine di evitare che alcune aree rimangano sguarnite a causa di difficoltà logistiche nel condurvi maestranze residenti a grande distanza, migliorando, altresì, il funzionamento dei vivai forestali per la coltivazione di essenze di pregio (no conifere); e) una strategia di prevenzione supportata da adeguata dotazione finanziaria per consentire alla numerosa schiera di “stagionali” di non limitarsi allo spegnimento degli incendi, ma bensì, di dedicarsi, secondo un preciso cronoprogramma, alla manutenzione sul territorio (opere di ingegneria naturalistica, realizzazione di barriere tagliafuoco, ripulitura e scerbamento dei terreni , e non ultimo tecniche del fuoco prescritto e del controfuoco); f) effettuare una stabile e adeguata formazione del personale addetto al contrasto degli incendi, sia essi dipendenti della P.A. che volontari, con l’attivazione di appositi corsi abilitanti e di aggiornamento, promuovendo, altresì, nelle scuole di ogni ordine e grado, attività di sensibilizzazione contro gli incendi e di promozione del Servizio civile di volontariato; g) finanziare i comuni montani per la manutenzione e /o incremento del patrimonio boschivo ricadente nel loro territorio, nonché per la pulizia dei terreni privati limitrofi agli insediamenti urbani sempre più spesso innesco di pericolosi incendi, con la possibilità da parte dei Sindaci di procedere dopo diffida, in danno dei privati inadempienti; g) attribuire i sacrosanti risarcimenti per i danni causati dagli incendi alle attività economiche-produttive, verificando mediante analisi economica, che il reddito derivante dal risarcimento “post incendio” non risulti superiore a quello consolidato “ante incendio”, al fine di prevenire ogni forma di abuso; h) istituire un sistema di indennizzo per le aree naturali protette ovvero anche per i boschi di proprietà dei privati, sulla base di “criteri di premialità” conservativi da prevedere nel contesto dei piani di gestione forestale, ai fini di incentivarne la manutenzione e la gestione ordinaria; i) favorire la concessione dei lotti pascolivi del demanio forestale a rischio incendio, delegando la procedura di controllo, richiesta dal protocollo di legalità (Antoci), direttamente alle Forze dell’Ordine; l) favorire le pratiche agricole ed in particolare quelle di “mantenimento e di presidio”, campi coltivati, orti, vigneti, aree pascolate, se progettati in modo coerente con la prevenzione del rischio incendi, possono ridurre l’infiammabilità a scala di paesaggio e rendere più sicure ed efficaci le attività di estinzione; m) contrastare l’abbandono delle aree rurali, che causa la perdita delle conoscenze tradizionali sulla gestione della terra, tra cui la gestione delle foreste e dei pascoli, promuovendo lavori sostenibili ad alta redditività e occupazione a tempo pieno nel settore forestale, facilitando la responsabilizzazione del capitale umano, la conservazione delle conoscenze e delle pratiche di gestione sostenibile delle aree boscate; o) favorire nuove opportunità per i giovani per vivere nelle aree rurali, rendendole appetibili e assicurando l’alta qualità dei servizi essenziali, come scuole e Internet veloce, così come previsto dall’U.E per le Aree Interne; p) coinvolgere gli ETS e le Associazioni no profit, per effettuare il presidio dinamico del territorio nei mesi estivi, in modo da presidiare il territorio e rendere più difficile l’azione dei piromani criminali, affidando, altresì, ad essi i beni demaniali inutilizzati e le relative aree, con la possibilità di uso dei beni e la fornitura dei relativi servizi alla collettività; q) ma, ancor di più, PRETENDIAMO che le istituzioni e gli organismi preposti, vista la grave perdita di migliaia ettari di boschi con lo sterminio sistematico della fauna, nonché la distruzione del suggestivo paesaggio della nostra isola e la conseguenziale accelerazione dei processi di dissesto idrogeologico, trovi una precisa dimensione progettuale nella comprensione della complessità degli interventi da attuare, al fine di poter utilizzare con raziocinio l’enorme fiume di denaro previsto dall’U.E nel PNRR, nella MISSIONE 2: RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA_C4_Tutela del territorio e della risorsa idrica.

LE RISORSE EUROPEE E IL CLIMA

In tale MISSIONE, infatti, la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, rappresenta una priorità assoluta per l’Unione Europea che con la “Strategia per la biodiversità entro il 2030” si pone l’ambizioso obiettivo di redigere un piano di ripristino della natura per migliorare lo stato di salute delle zone protette esistenti e nuove e riportare una natura variegata e resiliente in tutti i paesaggi e gli ecosistemi. Con tali risorse, infatti, si potranno avviare gli interventi del PNRR che oltre a migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini, consentono la concreta tutela delle aree di pregio ambientale esistenti, il ripristino degli ecosistemi distrutti e la creazione di nuove.

Gli scenari legati alle condizioni climatiche che cambiano [vedi rapporto sul clima del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite] e alle loro conseguenze richiedono una previsione del rischio e delle cause degli incendi, al fine di costruire paesaggi e società più resistenti e resilienti ed arginare esodi umanitari già avviati nelle aree soggette a desertificazione. I buoni esempi non mancano, come quelli approvati grazie al “ Decreto Clima”, con il quale nel corso dell’anno 2019 è stato avviato il “Programma Sperimentale per la Riforestazione Urbana” per il biennio 2020-2021; 30 milioni da distribuire con un bando alle Città metropolitane, poi integrato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con ulteriori 300 milioni da spendere nel periodo 2021-2026 (con queste norme a Palermo ripartirà la riforestazione di Monte Pellegrino già interessato da disastrosi eventi incendiari).

E’ necessario, quindi, predisporre il PIANO STRAORDINARIO DEGLI INTERVENTI DI RIPRISTINO, strumento indispensabile attraverso il quale individuare le aree di particolare valore ambientale e paesaggistico o a rischio di dissesto idrogeologico, dove intervenire con urgenza, anche con procedure emergenziali, da sostenere con le citate risorse dell’U.E., gestite e coordinate da un apposito Tavolo tecnico istituzionale. In tale contesto il Club Alpino Italiano è pronto, come sempre, a dare il proprio contributo come associazione riconosciuta non solo a livello nazionale, anche al fine di supportare progetti di grande rilevanza ambientale, con particolare riguardo a quelli legati al proprio patrimonio di conoscenza, indirizzati alla progettazione, ricostruzione, manutenzione e accatastamento della rete sentieristica, garantendo altresì quella necessaria forma di presidio del territorio che è insita nell’escursionismo e più in generale nella mobilità dolce.

E’ un treno che non ci possiamo permettere di perdere, poiché è un dovere della nostra generazione riparare i guasti che consapevolmente o inconsapevolmente abbiamo provocato alla NATURA, per lasciarla in dote alle generazioni future cosi come ci è stata consegnata, nel solco di quell’ecologia umana evocata da PAPA Francesco nel “Laudato Sii”, tanto enfatizzata nei media quanto poco praticata in concreto. Questo documento è stato redatto con i contributi provenienti dalla Sezioni e dai Soci del Gruppo Regionale del CAI Sicilia. 

Redazione