Franco Battiato ci lascia e, questo pomeriggio e per molto tempo ancora, le sue canzoni risuoneranno nell’aria e nella memoria. L’esperienza di un lungo viaggio che, dalle acque del porto di Riposto giunge alle rive dell’Eufrate. Fino all’oltre sconosciuto, che supera lo spazio e la luce. Sufi e pop. Una commistione di generi e richiami, il mistero della vita e l’ombra della luce. Ce ne ricorderemo. Dalle mattine d’infanzia, con le canzoni che uscivano dalle musicassette, a quei mondi lontanissimi, sognati dentro le camere da ragazzi o a immaginare un’altra vita; affascinati dalle sonorità, dalle parole misteriose dentro quei testi che canticchiavamo e ballavamo goffamente.

E negli anni dell’università, gli anni della conoscenza e del dissenso, le manifestazioni contro le guerre che martoriavano, ieri come oggi, quella Mesopotamia che avevamo conosciuto anche attraverso le sue canzoni. La speranza in quella primavera che tarda ad arrivare. Il Maestro lo si incontrava per strada o nei corridoi dell’ex monastero dei Benedettini, all’università di Catania. Appariva come una visione, una longilinea figura in abiti scuri e dal sorriso gentile. Un’eleganza e una grazia di uomo d’altri tempi. E noi ragazzi, di fronte al mito, che riuscivamo a pronunciare solo un timido saluto.

Ce ne ricorderemo dei concerti. Di quei versi cantati a squarciagola e di quando, ballando, ci si sentiva come le balinesi nei giorni di festa o come dervisci rotanti, in un mondo senza confini. Una stranizza d’amuri che palpitava in petto, nonostante le storture del nostro tempo.

Il Maestro non è più di questo mondo e, in tanti versi, ha scandagliato il mistero di vite parallele, di un oceano di silenzio, senza centro né principio, della vita che non finisce ma che torna, fin quando non saremo davvero liberi. A me piace immaginare il verde dei castagni, dei faggi e le betulle, le foglie che si muovono piano al vento di terra che accarezza le sciare e scende a valle. Ripensare alla quiete dei piccoli borghi etnei, sospesi tra il vulcano e il mare. Il Maestro mi piace immaginarlo lì, ad insegnarci ancora quanto è difficile trovare l’alba dentro all’imbrunire.

Nella foto: Franco Battiato (immagine Vincenzo Viscuso)

Marina Mongiovi’