Il leader di un partito che sta al governo e contemporaneamente indice una raccolta di firme contro un provvedimento dello stesso governo, non è un leader ma un irresponsabile da condannare a un eterno due per cento per evitare di arrecare ulteriori danni al suo paese.

Indire una petizione per istituire il coprifuoco alle 23, anziché alle 22 (come l’esecutivo aveva stabilito per ridimensionare i contagi), è un atto talmente rozzo che dovrebbe indurre l’elettorato leghista a riflettere. Un leader di partito come Salvini non può essere preso sul serio, va semmai aiutato seriamente come si fa con certi soggetti che credono di essere Napoleone per evitare altri guai.

Oggi lo stato maggiore leghista è in tripudio perché “finalmente l’Italia riapre”, il governatore del Veneto Luca Zaia parla di “giornata storica”, e Salvini – terrorizzato dal sorpasso di Fratelli d’Italia – le spara sempre più grosse per prendere voti: “Riapertura totale e stop al coprifuoco da metà maggio se i dati scientifici continueranno a essere positivi”.

Scusi Salvini, “positivi” in che senso? In termini di contagi, immaginiamo. No, perché se lei è davvero convinto (come temiamo) che scienziati del calibro di Galli, di Crisanti, di Cartabellotta (“L’Italia rischia di pagare care queste nuove aperture”) hanno torto e lei ha ragione, siamo davvero messi male.

Lei Salvini (e lo diciamo con tutto il rispetto) fa il politico. Se la scienza induce alla prudenza per il bene di tutti, lei ha il dovere di seguire quei dettami, poiché la finalità della politica è il bene comune. Se fa il contrario, lei fa solo demagogia, quindi non può stare al governo.

Lei Salvini – in quanto componente importante di questo esecutivo – ha il dovere di collaborare alla sconfitta di questa pandemia. Se rema contro rispetto a quanto affermato dagli esperti, è bene che segua l’esempio della Meloni: vada all’opposizione. L’Italia non può permettersi la moltiplicazione dei contagi e dei morti per colpa sua. 

Draghi, il resto dell’esecutivo e i presidenti delle Regioni (quelli non leghisti) hanno il dovere di ascoltare i rappresentanti del sapere, non i capipopolo ansiosi solo di migliorare i propri consensi e non il benessere degli italiani.

Nella foto: il leader della Lega, Matteo Salvini

Luciano Mirone