La giornata era fredda e con un vento proveniente da Nord che “accarezzava” le nevi dell’Etna e prendeva d’infilata il paese che si preparava alla festa di Santa Lucia. La campagna brulicava di persone che raccoglievano le olive e i fichidindia, ‘a campana ‘ranni della Matrice scandiva i quarti d’ora e le ruote di qualche carretto stridevano sul selciato di pietra lavica, mentre il martello del calzolaio batteva sulle suole delle scarpe e i passi di qualcuno con la mantellina (‘u furrialoru) procedevano in fretta perché c’era il presentimento del nivicaloru che poteva arrivare da un momento all’altro.

In quel momento a Belpasso, un paese a venti chilometri da Catania, nasceva Nino Martoglio, il più grande commediografo dialettale di Sicilia, che fu anche giornalista, poeta, regista teatrale e cinematografico.

Nino vide la luce in una casetta della Terza Retta Levante, un luogo “casuale”, dato che né la mamma Vincenza Zappalà Aradas (di origini catanesi) né il padre Luigi (di origini piemontesi, ma nato a Palermo) erano di Belpasso.

Fu il destino a decidere. La madre, maestrina elementare, era stata destinata in questo paesino alle pendici dell’Etna, che in quello scorcio di ottocento contava poco più di settemila abitanti.

Belpasso (Catania). La casa natale di Nino Martoglio. Sopra: un ritratto del commediografo

A casa Martoglio, in quel momento c’è il braciere (‘a conca) e forse anche una stufa a legna per riscaldarsi: la famiglia non è povera, ma neanche ricca. Il padre è laureato in giurisprudenza e fa il giornalista: è uno spirito libero, figuriamoci quanto può guadagnare, specie se a un certo punto della sua vita decide di lasciare la casa per andarsene a Palermo, dove metterà su un’altra famiglia (ma questa, come si suol dire, è una storia nella storia).

I primi anni della sua vita, Nino, li trascorre in questo paese dell’Etna, prima di trasferirsi fino al 1904 nel capoluogo , e dal 1904 al 1921 a Roma. A Belpasso, all’epoca, ci sono i “poeti della strada” che declamano i loro versi estemporanei in ogni angolo di via, e c’è una raffinatissima cultura del teatro che (secondo qualche studioso di Storia Patria) ha origini antiche nelle dimore di qualche aristocratico del paese.

Insomma, per dirla con Giuseppe Sambataro, proprio nei primi anni della sua vita, Nino prende consapevolezza di possedere un “natio senso dell’arte” che capta ora dalla nenia di un carrettiere, ora dalle serenate di un innamorato, ora dal monologo di un attore improvvisato. Ed è davvero stupefacente come egli stesso (piemontese d’origine per metà), fin da quei primi anni, riesca ad introiettare e ad amare l’assonanza sanguigna e dolce del dialetto etneo.

È a Belpasso, certamente, che Martoglio ispirerà parte della sua ampia produzione teatrale che gli avrebbe dato successo in Italia e all’estero grazie a quel manipolo di attori che fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento egli avrebbe scoperto a Catania in uno scantinato del palazzo del marchese Antonino Di Sangiuliano, adattato a locale per l’opera dei pupi: il Teatro Machiavelli.

Fu in quello stanzone disadorno fra piazza Università e via Ogninella – dove la sera, dopo l’opira ‘e pupi, si allestivano dei drammi o delle commedia con recita a soggetto – che “il belpassese” avrebbe scoperto talenti come Giovanni Grasso (definito da Lee Strasberg, fondatore dell’Actor’s Studio di New York, “l’attore tragico più grande del mondo”), Angelo Musco, Rosina Anselmi, Tommaso Marcellini, Turi Pandolfini, Mimì Aguglia, Silvana Balistreri, Salvatore Lo Turco.

Angelo Musco e Giovanni Grasso. i due più grandi attori della Compagnia siciliana diretta da Nino Martoglio. Secondo Lee Strasberg, fondatore dell’Actor’s Studio di New York, Grasso è stato l’attore tragico più grande del mondo

E anche se non ci sono documenti che lo dimostrano, siamo certi che gli anni belpassesi siano stati fondamentali per lui. In alcune commedie come L’Aria del Continente, quando si fa riferimento alla contrada Acquarossa, non si può fare a meno di pensare a Belpasso. Addirittura Sambataro, autore di un’opera monumentale sulla figura e l’opera di Martoglio, scrive di avere individuato i veri protagonisti (a cominciare da don Cola Duscio) ai quali l’autore si sarebbe ispirato per scrivere l’opera.

Ma a tal proposito non vanno dimenticate opere come Annata ricca o come L’Altalena, piene di riferimenti alla Belpasso di un tempo.

E non è vero che Martoglio – dopo il trasferimento a Catania e a Roma – troncò i suoi rapporti con il paese natio. Secondo diversi documenti accadde esattamente il contrario. Intanto perché suo fratello Giovanni – grande illustratore del giornale satirico catanese D’Artagnan, diretto da Nino – sposò la belpassese Brigida Licandri, di cui il poeta avrebbe curato certi interessi fondiari a Belpasso.

Teatro Comunale “Nino Martoglio” di Belpasso

E poi per l’esistenza di una importante struttura teatrale, laddove Nino – secondo la testimonianza data dai gestori allo stesso Sambataro – avrebbe rappresentato “sperimentalmente” i  suoi lavori, prima delle presentazioni ufficiali. Nino non solo dirigeva le sue commedie, ma a volte, quando mancava un attore, saliva sul palcoscenico e recitava. Quel teatro, molti anni dopo, sarebbe stato intitolato proprio a lui, al grande Nino Martoglio.

Luciano Mirone