Lo incontravi spesso per strada, mentre, piegato sulle gambe, controllava i contatori dell’acqua ed  eseguiva i sopralluoghi necessari per gli allacci alla rete idrica comunale. Ferdinando Scalia, il fontaniere municipale di Santa Venerina, in provincia di Catania, “il fontaniere con la Uno blu”, come veniva definito in paese, ma anche il simpaticissimo animatore di una radio libera, è scomparso prematuramente a soli 61 anni, logorato in pochi mesi da una malattia autoimmune che non gli ha dato scampo.

Una recente immagine di Ferdinando Scalia

Ferdinando nella sua comunità ha lasciato il segno. Si vede dalla commozione della gente e dalle  tante attestazioni di affetto. Un punto di riferimento per tutti. Basti pensare che amici e colleghi di lavoro hanno chiesto a questo giornale (che ama mettere le persone al centro della cronaca) di ricordarlo. Lo abbiamo fatto attraverso le testimonianze dell’ex sindaco Sebastiano Pappalardo, e dei dipendenti comunali Silvana Consoli, Giuseppe Sapienza, Claudio Grasso, Salvatore Maugeri, Rosario Arcidiacono e Carmelo Rapisarda.

Ferdinando Scalia è il classico “amico della porta accanto”, la persona che non si tira mai indietro (non solo per le cose inerenti al suo lavoro), colui che rende “ricca” di valori una comunità con la semplicità, l’umiltà e la simpatia.

Prerogative che Ferdinando ha utilizzato quando, assieme ad altri giovani del paese, alla fine degli anni Settanta, ha dato una ventata di colore e di libertà a tutto il territorio mediante una radio libera “che si captava persino in Calabria”, come ancora viene ricordato. Insomma, una bella persona.

Folta chioma di capelli ricci e neri, battuta sempre pronta, un’energia da vendere che lo teneva sempre impegnato, il “fontaniere con la Uno blu” amava sdrammatizzare anche nei momenti più difficili. Ogni tanto si incazzava, specialmente quando qualcuno contestava i dati dei contatori: “Signora, i numeri chisti sunu”. Ma poi tutto finiva con un sorriso e con una stretta di mano.

“Conoscevo Ferdinando fin dai tempi dell’asilo”, dice l’ex sindaco Sebastiano Pappalardo. “Per me non era solo un amico, ma un fratello. Uno di quelli che mi sono ritrovato sempre vicino, non solo nei momenti belli, ma anche e soprattutto nelle occasioni di sconforto, quelle in cui capisci chi è l’amico vero. Aveva un grande sogno: dare alla sua famiglia qualcosa di speciale, una villetta dalla quale godere del bellissimo panorama etneo”.

“Un tipo estroverso”, afferma Claudio Grasso. “Ogni mattina arrivava in ufficio, e… ‘Ciao Ciccio’. ‘Scusa Ferdinando, ma se non mi chiamo Francesco, perché mi chiami così?’. ‘E chi ‘nni sacciu: mi viene di chiamarti Ciccio’. Da quel momento, al Comune di Santa Venerina, Ciccio viene considerato il mio secondo nome”.

“Amava la bellezza in tutte le sue espressioni”, ricorda Salvatore Maugeri. “Professionalmente mi collaborava nella redazione dei pareri per le concessioni delle utenze idriche. Non solo girava per le vie del paese facendo il lavoro manuale, ma faceva anche parecchio lavoro d’ufficio. Durante il suo ricovero in ospedale, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, nessuno di noi ha potuto fargli visita. Mi mandava a salutare con mio cognato Walter, uno psicologo che lavora in ospedale”.

Rosario Arcidiacono: “Quando lo chiamavo non si tirava mai indietro. Gli bastava una battuta per risolvere tutto”.

Infine il ricordo della radio libera. Carmelo Rapisarda, centralinista del Comune, dice: “Ferdinando era un grande appassionato di musica. Era il 1978. Io e lui, al tempo in cui fiorivano le radio private, facevamo parte di Radio R3 – le tre erre stanno per ‘Radio, Ricerca, Realtà’ – di cui era stato promotore Sebastiano Gesù, il famoso critico cinematografico e storico del cinema italiano”.

Ferdinando Scalia

“Era una radio di fortuna – spiega Rapisarda – , non avevamo sovvenzioni, noi soci ci tassavamo per comprare i dischi e contribuire economicamente. Non avevamo alcun guadagno. Alla radio Ferdinando si faceva chiamare Fernando. La gente ci telefonava e ci chiedeva di mandare in onda delle canzoni. Eravamo molto apprezzati: le persone ci consideravano dei piccoli divi. La nostra frequenza era una delle più potenti della zona. Avevamo un’antenna piazzata all’hotel Airone di Zafferana e le nostre trasmissioni radiofoniche arrivavano fino a Reggio Calabria e provincia. Un giorno, prima di Natale, tutti quelli della radio, con un pulmino, andammo in Calabria a portare i manifesti con i nostri auguri natalizi. C’era anche Ferdinando. Fu una giornata indimenticabile. La gente che ci seguiva alla radio ci aspettava nelle piazze, desiderosa di conoscere ed acclamare i piccoli divi di Radio R3”.

“Ferdinando – aggiunge Silvana Consoli – aveva una bella voce da speaker. La musica era la sua passione. E alla radio era un personaggio che attirava le simpatie della gente. Sempre garbato, lo amavano anche per il suo stile”.

“Ferdinando – racconta ancora Carmelo Rapisarda – trasmetteva di sera, la mattina era impegnato con il suo lavoro di idraulico, ai tempi non era ancora dipendente del Comune. Oltre alle trasmissioni, era attivo anche sul lato tecnico, sistemava le antenne e le frequenze. Ci metteva tanto impegno e passione. Dopo alcuni anni, Radio R3 chiuse i battenti, ma Ferdinando decise di continuare per conto suo: a casa, negli anni Ottanta, allestì un’altra piccola radio in cui continuò a trasmettere da solo”.

Rosalba Mazza