Una brutta storia. Nella quale c’è il tentativo di soffocamento di un neonato, il maltrattamento di un bambino di tre anni e l’uso frequente di stupefacenti da parte di un uomo che, dopo i frequenti litigi con la moglie, non trovava di meglio che maltrattare in modo “squallido” i figli.   

Una brutta storia. Nella quale c’è molta miseria (economica e morale), se si pensa alle condizioni nelle quali i Carabinieri di Catania hanno trovato l’abitazione di questo nucleo familiare, di cui l’uomo (definito “bruto” dai magistrati) era ritenuto il capo.

Per questo la Procura Distrettuale della Repubblica nell’ambito delle indagini a carico di un 35enne di Catania, indagato per il reato di lesioni personali aggravate, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare degli arresti domiciliari eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Dante.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce su uno squallido caso di maltrattamenti a carico di due bambini, rispettivamente uno di 6 mesi d’età e l’altro di quasi 3 anni.

La vicenda è stata portata all’attenzione dei militari da una donna che, allarmata, aveva loro prodotto un video nel quale il lattante, adagiato su un letto, veniva afferrato per il collo da un adulto nel chiaro tentativo di soffocarlo.

La donna aveva dichiarato ai carabinieri d’essere venuta in possesso del filmato grazie alla propria figlia, che a sua volta lo aveva ricevuto da un’altra persona, nonché d’aver maturato il proposito di dover fare qualcosa per proteggere quel bambino.

Le immediate attività d’indagine poi, attraverso la ricostruzione dei vari passaggi di mano in mano del video in questione, hanno consentito di giungere all’identificazione del bruto risultato il padre del bambino e che la sua compagna 22enne, madre dell’infante, era riuscita ad immortalare quel vile gesto per documentare a posteriori quanto accaduto.

L’individuazione certa dell’uomo è stata fatta dagli stessi militari che, recatisi nell’abitazione familiare, in precarie condizioni igieniche e senza neanche la corrente elettrica, hanno riconosciuto i suoi interni già visti nel video e, soprattutto, la concordanza dei numerosi tatuaggi che l’uomo recava sulla sua spalla destra.

Nel corso dei successivi accertamenti è emerso che in quella famiglia le liti erano frequenti e purtroppo, come confermato dai vicini di casa, la donna ed i suoi i due bambini che venivano sentiti spesso piangere a squarciagola, erano oggetto delle intemperanze del padre, riuscendo altresì incredibilmente a percepire anche il rumore degli schiaffi loro riservati dall’uomo.

Per tali motivi una vicina di casa, proprio al fine di preservarne quanto più possibile l’integrità fisica e psicologica, era solita accogliere nella propria abitazione i due bambini tenendoli il più possibile con se, constatando poi come il più grande d’età non volesse ogni volta far rientro nella propria casa.

Anche la cognata del padre del bambino, accompagnata dal proprio marito, aveva visto il raccapricciante video ed aveva immediatamente redarguito l’esagitato che, nell’occasione, si era giustificato dicendo d’aver agito in tal modo poiché il bambino non smetteva di piangere.

L’uomo, che come riferito dai congiunti è solito fare uso di sostanze stupefacenti, già nel gennaio del 2018 era stato dichiarato decaduto dalla responsabilità genitoriale con una sentenza del Tribunale per i Minorenni di Catania; nello specifico, aveva manifestato il proprio assoluto disinteresse nei confronti della figlia nata nel corso di una sua precedente relazione amorosa, bambina che è stata infatti affidata alle cure degli zii materni.

L’abiezione morale posta in essere dall’uomo ha così determinato, nel solo interesse dei suoi due figli in tenera età, l’attivazione delle preposte componenti istituzionali che hanno sinergicamente contribuito al miglioramento della situazione del nucleo familiare, consentendo altresì alla Procura di consolidare il quadro probatorio a carico dell’indagato e di richiedere la misura cautelare, poi emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo, alla quale quest’ultimo è stato sottoposto nell’abitazione della propria madre.

Redazione