Il Coordinamento siciliano dell’Associazione Nazionale Partigiani (Anpi), coerentemente con la deliberazione assunta dall’ANPI Nazionale, riguardo il referendum confermativo della riforma costituzionale, invita i cittadini siciliani a votare NO!”.

Questo l’appello lanciato dal presidente regionale dell’associazione Domenico Stimolo all’opinione pubblica. “La ‘riforma’ – si legge nel comunicato – prevede una drastica riduzione dei parlamentari: 230 nella Camera dei Deputati (dagli attuali 630) , 215 al Senato ( dagli attuali 315). Un taglio nefasto per le sorti della nostra democrazia. Fortemente lesivo della funzionalità decisionale ed operativa di Camera e Senato – cuore motore della gestione democratica e delle scelte legislative nel nostro paese -, dannoso per le esigenze concrete degli italiani poiché incide negativamente sulla corretta distribuzione della rappresentazione territoriale e sulle scelte dei cittadini. Un risparmio totalmente insignificante sul piano economico complessivo della spesa pubblica”. 

Se diventasse operativa la ‘riforma’ – dice la nota – la Sicilia perderebbe ben 29 parlamentari: 20 per la Camera dei Deputati e 9 al Senato. La Sicilia diventerebbe la regione d’Italia meno rappresentata. Considerato il perverso intervento strategico delle organizzazioni mafiose nel voto in Sicilia, da sempre in opera, il ridimensionamento del numero dei parlamentari e gli esigui seggi rimasti a disposizione dell’isola determinerebbero un’esposizione e un influenzamento ancora più grande agli appetiti e alle trame di mafia e corruzione. Pertanto, richiamando alla nostra comune memoria i centinaia di martiri assassinati per contrastare la mafia, è necessario difendere la dignità civile e il futuro politico della Sicilia”.

“Nel percorso storico della Repubblica italiana – scrive l’Anpi – il numero dei parlamentari, quindi anche nel rapporto con la popolazione, è già stato mutato, pur in un quadro di equilibrio complessivo omogeneo. Nel 1948, quando si iniziò a votare per la definizione del Parlamento, la popolazione italiana corrispondeva a 46 milioni di abitanti. La Costituzione prevedeva che il numero dei deputati e sanatori fosse proporzionale al numero degli abitanti delle circoscrizioni elettive. Si votò con il sistema proporzionale per scegliere 574 deputati e 237 senatori: un deputato e un senatore rappresentavano rispettivamente 80 mila e 194 mila abitanti”.

“Con la modifica costituzionale del 1963 – spiega il documento -, con una popolazione accresciuta, pari a 51 milioni, si stabilì l’attuale vigente composizione numerica: Camera dei Deputati n° 630, Senato n ° 315 . Con un rapporto, quindi, di 1 deputato ogni 81 mila abitanti, 1 senatore ogni 162 mila abitanti”.

“Oggi – si legge – , se passasse la modifica, con una popolazione di 60 milioni di abitanti ( 60,317 mil.): ogni deputato rappresenterebbe 150 mila abitanti, un senatore rappresenterebbe 300 mila abitanti. Verrebbe meno il principio fondativo dei padri costituenti, compromettendo, quindi i delicati rapporti democratici sulle eque rappresentanze territoriali, sulla tutela delle minoranze e sulle modalità elettive del Presidente della Repubblica ( rapporto tra parlamentari e rappresentanti delle Regioni). Passando la ‘riforma’, nel contesto europeo, l’Italia avrebbe il minor numero di deputati in proporzione alla popolazione. Non sprechiamo – conclude la nota – le conquiste di democrazia e libertà conquistate con la Lotta di Liberazione dal nazifascismo”.

Redazione