A Santa Venerina, in provincia di Catania, lo conoscevano tutti. Alberto Rapisarda era un ragazzo speciale, gentile, affettuoso con tutti, elargiva abbracci sinceri e pronunciava frasi come “Ti voglio bene” o “Prego per te” . E ora che non c’è più, scomparso prematuramente ad appena quarant’anni, il suo ricordo rimarrà indelebile nella memoria di tutti.

Alberto Rapisarda mentre è impegnato in una rappresentazione teatrale. Sopra: Alberto in una scampagnata

Dopo qualche giorno dalla sua improvvisa scomparsa, i suoi amici dell’associazione “Durante e dopo di noi” –  che lui frequentava assiduamente – insieme ad altre associazioni che si occupano di disabili, hanno organizzato un memoriale in suo onore nella Villa comunale di Acireale, un belvedere sul mare bellissimo della Timpa.

Palloncini bianchi ed aquiloni colorati lanciati in cielo, ma anche testimonianze. Tante. Un momento emozionante e commovente in cui gli amici, ma anche i rappresentanti delle istituzioni, hanno voluto manifestare il loro affetto per Alberto. 

“Per me Alberto è stato un punto di riferimento. Mi ha insegnato tante cose. Lo porterò sempre nel cuore”, così lo ricorda Jolanda, una ragazza che frequenta l’associazione. “Alberto – afferma Lorenzo, un altro ragazzo dell’associazione – aveva da solo più umanità di tutti noi messi insieme”. Parole forti e sentite quelle pronunciate dai suoi amici.

Il garante per i diritti delle persone con disabilità, Riccardo Castro, aggiunge: “Alberto è diventato un angelo che vola sopra di noi e ci guarda, e questo lancio di palloncini bianchi, come la sua anima, vuole essere un abbraccio con lui”.

Alberto mentre festeggia il compleanno

“Anche io voglio dire qualcosa su Alberto – dice  il volontario Biagio Pisasale – : “Il suo modo di fare, semplice e genuino, ci faceva capire tante cose: la sua gentilezza, la sua capacità di legare con gli altri, erano unici ed autentici”.

Alberto era un ragazzo affetto dalla Sindrome di Down. I suoi genitori – Mario Rapisarda e Teresa Maccarrone – l’avevano “accolto come un dono di Dio”. E con le altre figlie, Rita e Chiara, l’avevano accudito con profondo amore.

“Alberto  – racconta la mamma – era considerato un bene primario da sostenere. L’abbiamo sempre stimolato a condurre una vita come quella degli altri, al fine di vivere al meglio in ogni momento ed in ogni contesto familiare e sociale. Non gli abbiamo mai fatto mancare il calore di una famiglia sempre presente. Nonostante la sua disabilità, ha frequentato regolarmente le scuole statali  conseguendo il diploma di perito agrario con profitto eccellente”.

“Io e Alberto – prosegue la mamma – vivevamo una simbiosi perfetta. Io ero presente in tutto quello che lui faceva. Vi sembrerà assurdo: era lui la mia guida, ora mi sento smarrita. La gioia che esprimeva in tutti i suoi gesti era contagiosa: riusciva sempre a condividerla con gli altri”.

Alberto faceva mille cose. Recitava, cantava, era bravissimo nel fare le imitazioni. La sua peculiarità era quella di provare gioia anche delle piccole cose e di saperla tramettere agli altri. Dotato di grande sensibilità, superiore a quella della gente comune, sapeva immedesimarsi nella sofferenza degli altri e dare conforto quando serviva.

Era leale e rispettoso verso gli altri. Aveva una fede profonda, dei Santi conosceva la ricorrenza in ogni giorno dell’anno: “Si premurava di far arrivare i suoi auguri di buon onomastico o di buon compleanno a tutte le persone che conosceva”, dice ancora la mamma.

Era sempre presente nelle cerimonie religiose. Partecipava e tutte le processioni e alle feste dei santi, anche dei paesi vicini, esprimendo tutta la sua devozione. Era presente anche alle altre manifestazioni sociali, dando il suo contributo personale, esprimendo le sue riflessioni e i suoi ringraziamenti.

Alberto in una giornata con gli amici

“Non esitava a prendere il microfono quando voleva esprimere qualcosa – seguita mamma Teresa –. Una delle ultime volte, in occasione del palio delle Botti di Santa Venerina. Se facevamo una gita in pullman non mancava mai di porgere i suoi ringraziamenti all’autista. In pubblico parlava spesso. Non si vergognava. Diceva sempre quello che pensava, le sue parole sviluppavano una simpatia spontanea negli altri”.

“Il suo animo puro gli ha permesso di sviluppare percezioni e sentimenti speciali, non alla portata di tutti”, prosegue la signora Teresa. “Alle persone che incontrava, chiedeva sempre come trascorrevano la giornata, dove abitavano, che lavoro facevano. Immediatamente c’era l’abbraccio, spontaneo e colmo di sincerità”.

“Alberto – conclude la mamma – ha lasciato insegnamenti indelebili che denotano la consapevolezza di rendersi utili alla società, coltivare l’amicizia, vivere nella gioia che desiderava condividere, per essere felice con se stesso e con gli altri. Mi sento onorata ed orgogliosa di avere un figlio come lui. Di avere, non di avere avuto: Alberto è vivo”.

Rosalba Mazza