“Grave l’emergenza sanitaria e preoccupante il sovraffollamento carcerario, quindi certamente potenzialmente pericolosa anche per i detenuti l’esposizione al rischio infezione. Ma – mi chiedo – bisognava iniziare proprio dai boss mafiosi condannati definitivi e al 41 bis?”. Con queste parole l’ex Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che rappresentò l’accusa nel processo trattativa Stato-mafia, commenta con l’Adnkronos la scarcerazione di alcuni boss mafiosi, come Francesco Bonura. “Non è assurdo scarcerare i più pericolosi che sono perciò al 41 bis mentre restano in carcere tanti in attesa di giudizio per reati assai meno gravi? – dice Ingroia – Che significa questa disparità di trattamento? Perché questo trattamento di favore ai capimafia?”

Francesco Bonura, al quale Ingroia fa riferimento, è l’imprenditore mafioso palermitano condannato a 18 anni e 8 mesi di carcere, coinvolto nell’inchiesta Gotha. I giudici hanno accolto l’istanza del suo avvocato, Giovanni Di Benedetto, che ha provato attraverso una serie di consulenze mediche il gravissimo stato del capomafia ultrasettantenne. Il magistrato ha deciso un differimento dell’esecuzione della pena (Bonura stava scontando una condanna definitiva) per motivi di salute, a causa di un tumore al colon per il quale è stato sottoposto a un intervento chirurgico.

Al boss, con la liberazione anticipata, restavano da scontare 9 mesi. Non sono ancora noti invece i motivi della scarcerazione di un altro mafioso: Pino Sansone, anche lui imprenditore, tra i nuovi vertici della mafia del dopo Riina. Il tribunale del Riesame di Palermo non li ha ancora depositati.

“Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte“, dice al fattoquotidiano.it il magistrato Nino Di Matteo, commentando la notizia del rilascio di Bonura. “E sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa stato- mafia“. 

“La nota del Dap – aggiunge ilfattoquotidiano.it – , però, non faceva alcun riferimento alla situazione giudiziaria dei detenuti. Si limitava ad elencare dieci condizioni, “cui è possibile riconnettere un elevato rischio di complicanze“: nove sono patologie, l’ultima è avere un’eta “superiore ai 70 anni“.

“Un documento – seguita l’articolo di Giuseppe Pipitone – che ha mandato in fibrillazione gli ambienti giudiziari legati alla gestione carceraria. Il motivo? Non fa distinzione fra i detenuti, e quindi include in quegli elenchi di over 70 anche i circa 75o in regime di 41 bis e le migliaia che invece stanno nei reparti ad Alta sicurezza. Cioè il cosiddetto “carcere duro“, dove era detenuto Bonura. E dove sono ancora reclusi boss di prima grandezza, che adesso puntano ai domiciliari: capimafia come Leoluca Bagarella e Nitto Santapaola, l’inventore della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo, il capostipite di ‘ndrangheta Umberto Bellocco. Hanno tutti più di 70 anni e qualche patologia, e quindi sono stati tutti inclusi negli elenchi forniti dai penitenziari “con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza”, come aveva ordinato il Dap”.

Redazione