“Non possiamo tacere di fronte al rischio che le mafie, come in ogni emergenza dal post terremoto in Irpinia ai rifiuti fino ai terremoti, stanno lucrando e approfittando anche in questo drammatico momento come avvoltoi e forti di capacità finanziarie immense e di una già consolidata trama di infiltrazioni nell’economia legale e nelle istituzioni”.
E’ l’incipit con il quale il movimento Azione civile (Ac) e il suo fondatore Antonio Ingroia, ex pm del processo Trattativa, oggi avvocato di processi molto delicati, lancia l’allarme sulle infiltrazioni mafiose nell’economia del nostro Paese approfittando di questo momento di grande debolezza.
“In alcune regioni – scrive Azione civile – già stanno allestendo una sorta di indegno e vergognoso welfare criminale proponendosi come fornitori di beni essenziali e finanziamenti a chi ne ha bisogno. Così stanno costruendo nuovo consenso pronte ad arruolare nuove leve per i propri traffici, riciclare nell’usura e nell’infiltrazione nei settori economici legali al collasso”.
“Esprimiamo la nostra solidarietà – seguita Ac – e il nostro sostegno ai magistrati Nicola Gratteri e Catello Maresca, da tanti anni impegnati in prima linea contro camorra e ‘ndrangheta, e oggetto in queste settimane di insulti e auguri di morte – come ha reso noto il giornale online Wordnews.it nei giorni scorsi e poi molte altre testate – su face book”.
“Insieme a Caselli, Di Matteo, Ardita ed altri – spiega il movimento di Ingroia – da settimane stanno cercando di accendere i riflettori su quanto sta accadendo, ricordando la vera natura delle mafie nella società italiana ed europea, del loro essere classe imprenditoriale in combutta con pezzi infedeli dello stato, massonerie e politici conniventi dei segnali inquietanti che giungono dalle rivolte in alcune carceri”.
“Le carceri – sottolinea Azione civile – vivono un’emergenza terribile perenne, frutto del disinteresse e di una pessima gestione da parte della politica. Ma la soluzione non può essere il liberi tutti, amnistia o indulto anche per mafiosi al 41bis. Le scarcerazioni di questi giorni, le concessioni come le videochiamate (attualmente non intercettabili), sono un cedimento inaccettabile e pericoloso. Davanti alle mafie lo Stato faccia lo Stato, facendo quel dovere che troppo spesso nella storia repubblicana già alcuni suoi apparati non ha svolto. E’ assurdo scarcerare boss mafiosi mentre restano in carcere tanti in attesa di giudizio per reati molto meno gravi”.
“Le mafie – ammonisce Ac – sono una minaccia alla democrazia e alla libertà, già troppo hanno condizionato e messo in pericolo la repubblica italiana nelle trame che da decenni si proseguono. Trame nelle quali hanno approfittato delle debolezze e dei momenti difficili portando all’emersione di spinte eversive, anti-democratiche, violente con servizi segreti deviati italiani e non solo, apparati politici, imprenditori e massoneria. E in queste settimane queste spinte mai sopite stanno riemergendo come dimostra l’assalto ai supermercati a Palermo, dietro cui aleggia l’ombra di personaggi vicini alle mafie e che è stato ricostruito è partito da un gruppo facebook di un’agenzia di servizi di sicurezza dal sapore quasi para-militare”.
“L’Italia – si legge ancora – è arrivata a quest’emergenza in un quadro di arretratezza culturale e politica e sempre più scarsa memoria sul fronte della lotta alle mafie. Un Paese che sta dimenticando sempre più la lezione dei suoi uomini e delle sue donne migliori, che hanno dato la vita per la giustizia e la libertà dalle mafie, perseguita i magistrati in prima linea con campagne di fango e delegittimazione che hanno avuto nel mirino i magistrati di Palermo che hanno indagato, portato in un processo con condanne inequivocabili in primo grado i responsabili della trattativa Stato-mafia di inizi anni novanta, o Gratteri per le sue inchieste su masso mafie e politica, che abbandona i testimoni di giustizia e chi denuncia e combatte quotidianamente le organizzazioni criminali”.
“Tanti – seguita il movimento – sono senza alcuna protezione da parte dello Stato, da diversi testimoni ad Antonio Ingroia. E rimane silente, omertosa e complice davanti alle zone grigie, alle squallide consorterie, alla dilagante corruzione e all’avanzare di affari sempre più sporchi. Mentre avanzano campagne finto garantiste che stravolgono la verità, ultima quella su Contrada ma in passato l’abbiamo visto per Dell’Utri e altri, che non tutelano nessun diritto costituzionale ma costruiscono un clima sociale e culturale avverso alla lotta alle mafie. E che coinvolgono ormai ogni livello e settore economico e istituzionale. Sono vergogne assolute, contro la Costituzione e ogni dignità politica”.
“Dopo la pandemia – conclude Azione civile – questo Paese andrà ricostruito ma la ricetta non potrà essere, come pure dal centrodestra al PD qualcuno sta tentando di fare, cancellando importanti presidi normativi a tutela della legalità e del bene comune come le certificazioni antimafia, i vincoli ambientali e le leggi antimafia. La borghesia mafiosa non aspetta altro e chi non è inflessibile, chi continua ad essere prono a certi interessi, chi vuol cancellare la storia della lotta alle mafie, chi tace è complice. E non potrà mai veramente ricostruire questo Paese, come è necessario e vitale”.
Nella foto: l’ex pm Antonio Ingroia
Redazione
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