L’isolamento al quale ci ha costretti il covid19 in queste settimane ha stravolto la nostra vita quotidiana. C’è chi ha paragonato questa inconsueta e dolorosa circostanza  (a torto o a ragione) ad uno stato di guerra. È una condizione dura da affrontare per tutti ma, chi vive da sempre in una condizione di fragilità, purtroppo parte svantaggiato perché ha scarse munizioni a disposizione. 

Mi sto riferendo alla situazione, non di certo agevole, delle persone handicappate e di chi deve prestare loro assistenza. Ne parlo purtroppo in prima persona in quanto sono disabile “gravissimo”, riconosciuto dalla legge 104. Per noi è una doppia battaglia che non sempre riusciamo a vincere. Noi persone handicappate siamo soldati senza armi.

A tal proposito, vorrei esprimere la mia opinione parlando di come sto trascorrendo questi lunghi giorni in compagnia del nostro nemico invisibile. Trovo che la propria salute valga più di ogni altra cosa ma di contro c’è chi, le regole imposte dal governo, non può fare a meno di violarle, non per trascuranza ma per necessità.

Porto a conoscenza della pubblica opinione alcuni punti salienti ai quali noi persone disabili dobbiamo far fronte quotidianamente assieme alle nostre famiglie, per chi ancora ha la fortuna di averle. Nel mio caso, quando devo mettere qualcosa di commestibile sotto i denti, spesso tossisco perché non posso controllare i muscoli della bocca, quindi involontariamente, chi provvede al mio imboccamento diventa un bersaglio. Inoltre, anche se sono “diverso” e non sempre profumatissimo, anch’io ho bisogno di provvedere alla mia igiene personale e, ovviamente, non posso farlo autonomamente. Come fare in questi casi a mantenere la distanza di sicurezza?

Dal sei marzo sono rintanato a casa. Il centro di riabilitazione che frequentavo è stato chiuso, ciò significa che non posso più praticare le varie terapie che seguivo in struttura. Mi sento più irascibile, non coordino bene i movimenti residui. Le relazioni che avevo in istituto con i miei amici e alcune figure professionali avvengono solo tramite contatti telefonici, ma va da sé che questo non può sostituire il beneficio delle suddette terapie.

A casa vivo con mio padre ottantenne che, a causa dell’età avanzata, non può accudirmi in toto. Poi c’è mia sorella che, data la circostanza, è iper ansiosa.
Mi chiedo e vi chiedo, noi non siamo ammalati ma non esiste nessuno, neanche a livello comunale, che tramite una semplice telefonata si informi? Per quale motivo?

Inoltre, desidererei sapere se, oltre alle famiglie con persone disabili a carico, c’è chi si sta preoccupando di noi? C’è chi sta provvedendo a pianificare delle misure adeguate in caso di emergenza? Se uno dei miei familiari dovesse sentirsi male, chi dovrebbe provvedere a me?

Certo, magari dovrei avere meno pretese… ma che ci posso fare, mi ostino a pensare che le persone disabili non sono cittadini “di serie B” e che dovrebbero essere le istituzioni in primis ad occuparsi di noi e non, solo ed esclusivamente le rispettive famiglie. Magari ‘sto covid19 può essere l’occasione giusta per far chiudere definitivamente (in tutti i sensi) le bocche a qualcuno di noi?

Comunque, per non lasciarmi sopraffare da tutti questi interrogativi e timori cerco di trascorrere le mie giornate trovando dei (validi) motivi di distrazione. In casa, siccome abbiamo un minimo di cervello e proviamo a non lasciarlo ammuffire, troviamo “strategie” per occupare il tempo. Quindi leggo, ascolto musica, seguo spettacoli teatrali in TV, ascolto poesie d’autore, creo versi miei e cerco di mantenermi attivo. Insomma, mi dedico a quei “passatempi” che parte dei nostri politici non prendono molto in considerazione ma che, guarda caso, stanno aiutando un po’ tutti ad affrontare questi giorni così lunghi e duri.

Penso che ci vorranno ancora  mesi affinché questa drammatica situazione possa conoscere una risoluzione. Nell’attesa, non so cosa accadrà… “Io speriamo che me la cavo” e, da figlio di Dante, penso e mi auguro di poter “riveder le stelle”.

Immagine d’apertura: opera di Piero Guccione

Arcangelo Gabriele Signorello