Una lettera tenera e intensa, bellissima, quella che il papà scrive alla figlia, bloccata nel Laos col fidanzato, dopo un viaggio iniziato il 17 febbraio. Il papà si chiama Vito Sapienza, la figlia Chiara, il fidanzato Agostino Blando, tutti di Belpasso (Catania).

I ragazzi avrebbero dovuto fare un giro in oriente tra Thailandia e Vietnam. Nel frattempo si è messa in mezzo l’emergenza Covid-19 e, “arrivati nel Laos la situazione è precipitata”. “Noi italiani veniamo visti come untori – dice Agostino tramite WhatsApp – e non parte più nessuno da ieri. Qui non c’è l’ambasciata italiana. Quella francese, alla quale abbiamo fatto riferimento, era super intasata e il console non ci ha ricevuto”. Ma nelle ultime ore il ministero degli Esteri italiano si è mosso per sbloccare la situazione. Questa la lettera:

Cara Chiara,

è stata davvero molto intensa, la giornata di ieri, non solo per le frequenti telefonate o per le numerose email, ma anche, e soprattutto, per i tanti attestati di disponibilità riscontrati e la notevole solidarietà ricevuta.

Dopo avere seguito sul canale 12 di Telecolor la parte iniziale del programma di Ciliberti dedicata a voi, mi sono distratto smanettando con il telecomando e passando da una TV all’altra. Non avevo voglia di dormire – sentivo sullo stomaco uno strano fastidio, come se fossi stato colpito da un violento pugno – e volevo aspettare che passasse.

Seduto sul divano, ho tentato di rilassarmi, ma con scarsi risultati. Non riuscivo a rimuovere la frenesia della giornata appena trascorsa e mi sono messo a pensare. Ho pensato a te e ad Agostino. Ho pensato alla situazione che state vivendo assieme ai nostri connazionali. Ho provato comprensione per voi che, come noi, avete vissuto una giornata particolare e che avete dovuto rinunciare ad una notte di sonno, vista la levataccia cui siete stati costretti per consentire il collegamento delle 21,30 italiane.

Sempre seduto sul divano, mi sono lasciato assalire da quel piacevole torpore che ti rende assente rimanendo presente. Mi sono così ritrovato spettatore di un film che proiettava scene che ti vedevano protagonista. In una ti ho rivista nei vari incontri organizzati dall’Università intenta ad illustrare, di fronte ad una platea protesa più a metterti in difficoltà che ad ascoltare, le positive ricadute che il Patto di Fiume avrebbe provocato sui territori bagnati dal Simeto; in un’altra ti ho rivista all’Università nel giorno della tua Laurea impegnata a discutere la tua tesi in una fredda e tempestosa giornata di gennaio; in un’altra ti ho rivista agli inizi  della prima media, decisa a motivare con incipiente puntualità la tua divisione in sillabe della parola maestà, dissertando ora tra dittonghi e iati ora tra Garzanti e Palazzi.

Devo dire che la cosa mi ha fatto un gran bene. E sai perché? Perché in qualunque contesto ti abbia rivista, mi sei apparsa sempre la stessa, e cioè determinata, decisa e sicura.  Come rassicurato, mi sono messo a letto e ho dormito ininterrottamente fino alle 7,30 di questa mattina.

Ti direi una bugia, se ti dicessi che non sono preoccupato. Lo sono, eccome, ma mi sento abbastanza sereno. E questa serenità me la date voi.  Certo, quando vi vedo così decisi e determinati, mi sorge il dubbio che stiate recitando per non farci preoccupare, ma esso dura solo un attimo perché conosco te ed Agostino e so che state affrontando la situazione con il giusto realismo.

Dalle ultime notizie, avverto la netta sensazione che la macchina organizzativa si sia messa in movimento. Diamole tempo e prima o poi arriverà la novità che tutti noi attendiamo. Dobbiamo solo portare pazienza: è il vostro rientro che importa e non la data. 

Inutile dirvi che vi aspettiamo; superfluo aggiungere che, quando sarete rientrati, anche se non potremo abbracciarci, tireremo un sospiro di sollievo. Non saremo soli a farlo perché assieme a noi ci saranno tantissimi amici (reali e virtuali) che, seguendo la vostra vicenda, ci sono stati vicini esprimendoci la loro partecipazione e la loro solidarietà. Certo, non mancheranno quelli che, mossi da comprensibile preoccupazione, avanzeranno dubbi sull’opportunità del vostro rientro, e allora toccherà a voi tranquillizzarli. Denuncerete la vostra presenza alle autorità competenti, osserverete scrupolosamente tutte le disposizioni e vi sottoporrete a tutte le misure emanate per contenere la diffusione del Covid-19. Stare chiusi in casa non è bello, ma il saperci vicini, anche se senza vederci, lo renderà più sopportabile. 

Siamo consapevoli che la chiusura definitiva della vicenda non è dietro l’angolo, ma insieme ce la faremo, dobbiamo farcela. 

Potrei continuare ancora, le prime ombre della sera che cominciano a fare capolino mi consigliano di smettere. Forse è meglio così.

Da voi è già notte, da noi lo sarà fra qualche ora. Con l’augurio reciproco che l’alba che ad essa seguirà sia annunciatrice di un giorno sereno, vi abbraccio.

Nella foto: Chiara Sapienza e Agostino Blando