Che tenera foto. Due bambini, Andrea e Alessandro, figli di un carabiniere in servizio al comando provinciale di Catania, hanno realizzato uno striscione con lo stemma dell’Arma sull’arcobaleno e le scritte a colori “il nostro papà non può, ma noi #restiamoacasa”, “Andrà tutto bene”, accanto alla bandiera italiana. Uno scatto e l’immagine è stata diffusa, con l’autorizzazione dei genitori, negli organi di stampa. I due bambini, che indossano cappelli d’ordinanza dell’Arma, tengono lo striscione sorridendo e invitando tutti a restare a casa, così “andrà tutto bene”.

Questo gesto semplice, ingenuo, dolce arriva in un momento in cui l’Arma dei Carabinieri – come altri settori nevralgici del nostro Paese impegnati in questa durissima battaglia, come ad esempio i medici e gli infermieri – paga un prezzo alto alla lotta contro il Coronavirus: a Palermo, nei giorni scorsi, ben otto ufficiali sono risultati positivi al Covid-19 (e non sappiamo se nel frattempo si sono registrati altri casi).

Per questo la foto di Andrea e di Alessandro acquista un significato particolare. Il bellissimo messaggio riportato nello striscione (“il nostro papà non può, ma noi #restiamoacasa”) ci ricorda un’Arma romantica – quella di sempre – nella quale i Carabinieri sono chiamati a lottare ogni giorno contro gli assassini, i rapinatori, i ladri, Cosa nostra, la politica corrotta, mentre adesso si è aggiunta una missione in più: devono vedersela con un nemico invisibile che sta uccidendo tante persone e sta mettendo a rischio la vita di altre, ma loro, i bambini, si attengono alle disposizioni dello Stato restando in casa. 

E’ un gesto che evoca tante cose, che forse solo chi appartiene alla Famiglia dell’Arma – chi scrive è uno di questi – può percepire: le lunghe notti di attesa mentre ti consumavi nell’attesa che tuo papà tornasse, il conflitto a fuoco finito fortunatamente bene, le feste dell’Arma celebrate in onore di Salvo D’Acquisto quando si piangeva per i Carabinieri uccisi, per le loro vedove e per i loro figli, e le befane del Carabiniere celebrate ogni sei gennaio con quei doni che ci facevano sognare, e le partite della Nazionale in sala-mensa gremita di Carabinieri e la bandiera dell’Italia sistemata dietro il televisore, e la cinghia da stringere alla fine del mese, e i trasferimenti ogni tre, quattro anni, e le sofferenze che ogni spostamento comportava, e la lotta alla mafia, e il concetto di onestà non fatto di parole, ma di esempi concreti.

Andrea e Alessandro questo striscione lo hanno fatto per questo: per rappresentare l’esempio che il loro papà trasmette ogni giorno stando sulla strada a rischiare la pelle, anche se il pensiero è rivolto costantemente alla famiglia. 

Quando l’altro giorno abbiamo letto di quegli otto Carabinieri di Palermo risultati positivi al tampone, ci si è rimpicciolito il cuore, perché abbiamo pensato cosa sarebbe l’Italia senza l’Arma, e naturalmente senza la Polizia e senza la Guardia di Finanza. Confessiamo colpevolmente che non è un pensiero costante, dato che siamo portati a dare sempre tutto per scontato, ma adesso (chissà perché) è affiorato. assieme a un sentimento fortissimo e antico per una istituzione della quale andare orgogliosi, al di là del gesto che qualche mela marcia qualche volta può combinare. 

Un grande ringraziamento ad Andrea, ad Alessandro, al loro papà e alla grande Famiglia dell’Arma, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla.

Nella foto: Andrea e Alessandro davanti al loro striscione

Luciano Mirone