Chiedono a gran voce che i riflettori si riaccendano. E’ l’accorato appello dei terremotati del sisma di Santo Stefano, lanciato nel corso di un’assemblea generale, molto affollata, organizzata a Zafferana Etnea dal Coordinamento dei Comitati del terremoto. 

“Tutto è rimasto fermo con la nomina del commissario – incalza il presidente del coordinamento dei comitati del terremoto Giuseppe Zappalà  –  come se per chi ci governa tutto sia risolto. Non vogliamo essere il ‘copia e incolla’ dei terremoti accaduti in altre parti d’Italia dove la gente  aspetta ancora, a distanza di anni, la ricostruzione. E’ ora di far sentire la nostra voce, per far capire che ancora ci siamo e che siamo pronti a batterci per la ricostruzione.  I media nazionali non ci tengono in considerazione. I riflettori si sono spenti su di noi ed occorre farli riaccendere. E’ per questo che da domenica cominceremo la protesta dei lenzuoli bianchi. Chiederemo a tutti di appendere dei lenzuoli alle porte in segno di protesta”.

L’assemblea dei terremotati svoltasi ieri a Zafferana Etnea. Sopra: l’immagine del sisma che ha colpito il comune catanese e le frazioni limitrofe

Il commissario per la ricostruzione Salvatore Scalia,  la cui nomina non è ancora del tutto perfezionata, fa il punto della situazione con una dettagliata relazione. Le somme stanziate dal Governo Nazionale sono in tutto 236 milioni di euro da corrispondere in quattro anni. “Una somma – dice Scalia – che sicuramente non basterà a ristorare tutti i danni subiti dai cittadini dei nove Comuni interessati dal sisma”. I tempi per la ricostruzione si preannunciano lunghi. Innanzitutto occorrerà che la nomina del Commissario diventi efficace, poi bisognerà creare il suo staff ed assumere il personale. Ma prima di avviare la ricostruzione occorrerà avere a disposizione la stima precisa dei danni,  effettuare la microzonazione  e avere contezza delle località in cui bisognerà ricostruire con determinate condizioni  e caratteristiche

In attesa della microzonazione, che sarà effettuata dalla Regione e i cui lavori sono stati già appaltati,  potranno essere presentate le pratiche di ricostruzione ma queste non potranno essere evase fino a quando non si avranno a disposizione gli studi sulle caratteristiche del territorio.

Nella distribuzione dei contributi per la ricostruzione dovranno essere stabilite delle priorità. “I soldi stanziati  – spiega il commissario alla ricostruzione Salvatore Scalia  – dovranno essere destinati prima alle abitazioni di residenza e poi alle seconde case. Occorre pazienza! Faremo tutto il possibile affinché la ricostruzione avvenga bene ma ci vorrà del tempo!” La preoccupazione degli sfollati è tanta. Chi è fuori dalle proprie case si chiede quando potrà rientrarvi e se potrà avere contributi sufficienti per ricostruire la propria casa. I 236 milioni di euro stanziati dal governo centrale per la ricostruzione includono anche le somme della sospensione dei tributi, gli studi di microzonazione e sul dissesto idrogeologico, i contributi alle imprese.

Con riguardo alle imprese, la somma stanziata di 2 milioni di euro non può essere ancora spesa. A tal fine il commissario Scalia pensa di istituire un gruppo scientifico con a capo il docente universitario Rosario Faraci per stabilire come spenderli,  individuando anche qui le priorità. Su una cosa non ha dubbi: i contributi alle imprese dovranno essere erogati in unica soluzione e presto e non in quattro anni come previsto dalla circolare. Altrimenti il rischio è che da qui ai prossimi quattro anni, tutte le imprese chiuderanno.

“Senza la microzonazione  – spiega Marco Neri, ricercatore dell’INGV di Catania – non si potrà parlare di ricostruzione. Essa ci consentirà di dividere il territorio in aree stabili e in aree instabili. A loro volta le aree stabili possono dividersi in aree con amplificazione sismica che richiederanno una maggiore attenzione da parte del progettista. Il discorso è un po’ più complicato per le aree instabili che sono quelle attraversate dalle faglie, in cui a sisma avvenuto si è manifestata una frattura e il terreno si è modificato in modo permanente. In questi casi non sarà più possibile ricostruire case attraversate dalla faglia ma si dovrà parlare di delocalizzazione che non  significa spostare di  chilometri le costruzioni. Basterà spostarle di un paio di metri a destra o a sinistra della faglia”.  La delocalizzazione –  come ha rassicurato Marco Neri – riguarda solo una percentuale limitata di casi che non sarà superiore all’1%. Per la restante percentuale dei casi non si dovrà parlare di delocalizzaizone ma solo di ricostruire con tecniche diverse in modo che un altro terremoto non produca gli stessi danni.

Oltre al contributo speciale si potrà contare anche sul “sisma bonus” che potrà essere applicato ai lavori che superano l’importo del contributo, con detrazioni, fino all’80%, delle imposte.

Senza contare che le somme saranno spalmate in quattro anni. Per cui occorrerà anche fare accordi con le banche per ottenere l’anticipazione delle somme.  

Rosalba Mazza