Una scena surreale. Il presidente del Consiglio comunale di Belpasso (Ct) scandisce i nomi dei consiglieri comunali e solo tre su venti rispondono “presente”. Punto all’ordine del giorno: repressione dell’abusivismo edilizio. 

Una scena surreale, poiché i consiglieri assenti fanno parte della maggioranza che sostiene il sindaco Daniele Motta, sparito anche lui assieme ai suoi assessori. Perché? Forse si doveva evacuare il municipio per qualche allarme-bomba, si doveva partecipare a qualche processione, si doveva fare l’inaugurazione della sagra del ficosecco?

Niente di tutto questo. Si doveva discutere dell’emergenza principale che affligge Belpasso: l’abusivismo edilizio, argomento per il quale questo paese che fa parte del territorio dell’Etna, quindi del Patrimonio Unesco, coi suoi 231mila metri cubi di cemento selvaggio scaricato nell’ultimo decennio (senza contare quello mostruoso degli anni precedenti), è assurto al disonore delle cronache per questo singolare primato che divide con le famigerate Gela e Palma di Montechiaro.

L’ordine del giorno parla di l’abbattimento di 78 immobili abusivi, argomento che si trascina in Consiglio  fin dal 2012, con tre giunte (Papale, Caputo e Motta) che non ritengono di intervenire e un commissario che non è riuscito a cavare un ragno dal buco.

Evidentemente l’argomento è tabù. E in realtà, se consideriamo che dietro a queste 78 case abusive ci sono delle persone che a volte (o spesso) hanno costruito con l’avallo della politica, possiamo comprendere le difficoltà degli amministratori. Ma è con la fuga che si risolvono i problemi, specie dopo le sollecitazioni arrivate dalla magistratura e dalla Corte dei conti?

Egregio sindaco, egregi assessori ed egregi consiglieri assenti, se vi siete candidati lo avete fatto certamente per quello spirito di servizio che – soprattutto in casi del genere – va dimostrato coi fatti. Comprendiamo il forte disagio che provate nell’affrontare una problematica così complessa, ma ci dovete dire cosa volete fare: volete continuare a scappare o preferite aprire un ampio dibattito con la presidenza del Consiglio, con il ministro dell’Ambiente, con il governatore della Sicilia, con l’assessore regionale al Territorio, con il prefetto, con il questore, con il comandante provinciale dei carabinieri, con il mondo universitario, con le associazioni, con il mondo produttivo, con gli stessi abusivi per trovare una soluzione compatibile con la legge? Perché qui una soluzione va trovata. Voi addirittura disertate perfino la commissione consiliare che dovrebbe occuparsi di abusivismo.

È da una quarantina d’anni che a Belpasso si trascina un fenomeno come questo. Nel frattempo l’abusivismo è cresciuto fino ad arrivare a delle cifre spaventose su cui c’è stata gente che ha lucrato, sia in termini economici, sia in termini elettorali. Quali iniziative sono state prese per arginare questa piaga, o quantomeno – come scrive il M5S in un lungo ed articolato comunicato –  “per salvare quei manufatti abusivi che rispondono al requisito del preminente interesse pubblico”?

È lasciando soli tre consiglieri su venti (Gaetano Campisi, presidente del Consiglio comunale; Damiano Caserta del M5S, e Salvo Rapisarda della lista d’opposizione facente capo al deputato regionale di Fi, Alfio Papale) che si risolvono i problemi?

È davvero surreale sentire echeggiare in quest’aula “sorda e grigia” i nomi degli assenti: Vadalà Fiorella, Vinci Patrizia, Guzzetta Gregorio (“papaliano” d’opposizione, ma al contrario del collega Rapisarda, non presente in aula), Borzì Santi, Magrì Andrea, Tomasello Daniela, Pecorino Moreno, Condorelli Massimo, Pappalardo Salvatore, Grasso Salvatore, Santonocito Giuseppe, Moschetto Carmelo (presente il primo giorno, ma non il secondo), Virgillito Angela. Dunque: la seduta è tolta.

È davvero surreale sentire queste parole. Perché? Per incapacità o perché il sindaco, gli assessori e la maggioranza dei consiglieri, malgrado l’obbligo di demolire, non hanno intenzione di prendersi questa patata bollente fra le mani? Del resto, gli artefici dell’abusivismo edilizio – questo il ragionamento che immaginiamo – sono stati altri, perché devono essere loro ad affrontare le ire degli abusivi?

Né più né meno il ragionamento fatto da Carlo Caputo quando costui, negli anni ruggenti dell’abusivismo edilizio, era vice sindaco di Papale, e lasciava che valanghe di cemento si riversassero in tutto il territorio: “Ma voi pensate che io mi metta ad affrontare gli abusivi?”, argomentò una volta in  pubblico. Infatti, diventato sindaco, non solo non lo ha fatto, ma si è alleato con chi, con i voti dei “Villaggi”, è diventato deputato regionale: l’on. Giuseppe Zitelli, artefice di un disegno di legge con il collega Salvo Bulla di Adrano (altra “capitale” dell’abusivismo edilizio) che ha il fine di ridurre drasticamente i vincoli del Parco dell’Etna. Lo stesso Parco dove Caputo oggi è in procinto di assurgere alla presidenza.

In questo contesto si inserisce l’assenza del sindaco Motta, dei suoi assessori e dei suoi consiglieri comunali. Costoro – insieme a Caputo e Zitelli – fanno parte di Diventerà bellissima, il movimento del governatore della Sicilia Nello Musumeci, il quale nei giorni scorsi ha annunciato una rivoluzione urbanistica prevedendo tolleranza zero contro gli abusi edilizi. Noi gli crediamo.

Ma allora perché i suoi, a Belpasso, si comportano in “controtendenza” con gli annunci del loro leader? E’ una controtendenza apparente o è il solito gioco delle parti di cui i politici sono specializzati? In attesa di una spiegazione, ci limitiamo a prendere atto che a Belpasso cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa. Prima Papale, poi Caputo, adesso Motta. Nessuno – non sappiamo se per incapacità o per calcolo politico – intende affrontare un tema drammatico che ha portato alla desertificazione del centro storico, alla progressiva perdita dell’identità culturale, alla devastazione e all’impoverimento del territorio, al disagio giovanile. Nessuno della classe politica che governa attualmente Belpasso riesce a dare segnali di cambiamento su una tematica come questa,  che in un comune rappresenta la madre di tutte le battaglie.

È vero che Motta sta dialogando con 21 associazioni che chiedono a gran voce l’istituzione del Parco delle Torrette in una zona di grande pregio a rischio cementificazione, ma è anche vero che appare contraddittorio, titubante e indeciso. Ma vorremmo sbagliarci.

Il sindaco, gli assessori e i consiglieri devono spiegare perché a parole parlano di verde, di parchi e di “cemento zero” e poi scappano quando in aula si deve affrontare un problema così scottante. Si rendono conto che il loro atteggiamento è un vero e proprio messaggio in codice (tranquilli-nessuno-vi-disturberà) per il passato, per il presente e per il futuro? Evidentemente non se ne rendono conto. Bisogna prenderne atto.

Nella foto: la demolizione di un immobile abusivo in Sicilia

Luciano Mirone