E ora che la società Le Torrette chiederà i danni al Comune di Belpasso (da 500mila Euro in su) per quel “parere contrario” espresso ieri sera in Consiglio comunale per la costruzione di 22 appartamenti e di un insediamento commerciale in contrada Gattaino, cosa succederà?

Cosa succederà nella stessa zona dove l’ex sindaco Carlo Caputo aveva promesso la realizzazione del Parco delle torrette, pur sapendo che il Consiglio comunale nel 2010 (quando Caputo era vice sindaco di Papale) aveva votato un piano di lottizzazione? E come mai i suoi fedelissimi, che ancor oggi occupano posti di responsabilità al Comune, a partire dal sindaco Daniele Motta, ma anche assessori e consiglieri comunali, si guardano bene dal nominarne il suo nome invano?

L’ex sindaco di Belpasso Carlo Caputo nel periodo in cui prometteva il Parco delle Torrette. Sopra: uno scorcio suggestivo di contrada Gattaino

Già, cosa succederà, dato che la società costruttrice si fa forte: 1) del citato piano di lottizzazione del 2010; 2) di una variante approvata di recente dalla Regione Siciliana (agli appartamenti previsti, si aggiunge l’ennesimo supermercato, come se quelli esistenti – centri commerciali compresi – non fossero sufficienti); 3) di una sentenza favorevole del Tar di Catania che ha bocciato la delibera con la quale, nello scorso aprile, il Consiglio comunale aveva detto “no”, senza però, secondo il Tribunale, “motivarlo adeguatamente”. Un atto che, a parere dei magistrati, rappresenta “un’inammissibile integrazione postuma della motivazione”, perché “a fronte di una proposta adeguatamente istruita e corredata dei necessari pareri, l’organo consiliare si è limitato a respingere la proposta di approvazione, senza esternare e motivare le ragioni ostative alla realizzazione dell’intervento edilizio”.

Cosa succederà rispetto al diktat degli avvocati Gaetano Spoto Puleo e dell’avvocato Gaetano D’Urso – legali della società Le torrette – che chiedono “il risarcimento del danno sia per l’adozione” di quello che definiscono “l’atto illegittimo”, sia “per l’ulteriore ritardo, che oggi può quantificarsi in misura non inferiore a 500mila Euro (esistendo contratti regolarmente registrati) o in quell’altro maggiore importo che sarà dimostrato con specifica e circostanziata successiva istanza allorquando la vicenda sarà comunque definita”?

Già, cosa succederà? Non lo sappiamo. Sappiamo però che la società Le torrette non intende arretrare di un solo millimetro (“esistendo contratti regolarmente registrati”) ed è decisa a chiedere ulteriori danni se il Comune di Belpasso dovesse insistere a negare l’autorizzazione a costruire (cosa avvenuta ieri sera con l’atto deliberativo).

La verità è che la maggioranza consiliare sembra finita in un cul de sac: da un lato vota “no” per continuare ad accreditarsi come il partito dei giovani che difendono l’ambiente, dall’altro non dice una sola parola sull’ex sindaco Caputo, indiscusso punto di riferimento alla segreteria regionale del movimento del governatore della Sicilia, Diventerà bellissima, di cui consiglieri, assessori e perfino l’attuale sindaco di Belpasso, Daniele Motta, fanno parte. Nessuna parola su un Piano regolatore che Caputo – appena insediatosi come sindaco nel 2013 – ha improvvisamente revocato al professor Leonardo Urbani (uno dei massimi esperti della materia in campo nazionale e internazionale), affidandone la redazione ad un ufficio tecnico comunale carente di mezzi e con professionalità costrette ogni giorno a barcamenarsi fra problemi ordinari e straordinari. Nessuna parola sui pretesti che Caputo ha accampato per una scelta del genere: il “risparmio” di 200mila Euro per la parcella da saldare a Urbani, quando per un parcheggio di sparuti posti auto (poi trasformato in piazza per l’opposizione di diversi abitanti del quartiere di Borrello, parroco compreso) è andato avanti come un treno decidendo di spendere la “modica” cifra di un milione di Euro.

Sarebbe bastato un atto di autocritica, una presa di distanza rispetto al passato, e quel “parere contrario” avrebbe acquisito un peso diverso- Invece bocche cucite e una strategia del gioco delle parti portata avanti fino al paradosso di votare “no”, quando dall’altra parte le carte “sono a posto”. Come finirà non lo sappiamo. Si prevede un contenzioso a base di carta bollata e… di cartamoneta.

Luciano Mirone