Quasi 100mila firme – ma la raccolta prosegue – per chiedere ai deputati e ai senatori di “presentare e votare” una mozione di sfiducia contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini per le posizioni assunte nelle scorse settimane nei confronti dei migranti e per “il conflitto istituzionale senza precedenti con gli altri poteri e istituzioni dello Stato (Presidente della Repubblica e Magistratura) sul tema dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e dei reati d’odio”, atto quest’ultimo regolamentato dalle legge Mancino del 25 giugno 1993, che sanziona e condanna gesti (…) aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali”

La petizione – indetta sulla piattaforma change.org – è stata promossa da Beatrice Brignone, Andrea Maestri, Giuseppe Civati, Luca Pastorino Elly Schlein (primi firmatari), ma dopo pochi giorni ha registrato quasi 100mila adesioni di cittadini di tutta Italia, che – recita la motivazione – si riconoscono nei valori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e della Costituzione italiana”.

Il j’accuse nei confronti di Salvini – secondo i firmatari – si è reso “particolarmente censurabile, per la violazione patente e flagrante del principio di non refoulement (non respingimento) di cui all’art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati”.

La petizione si riferisce in particolare alla “condotta serbata dal Ministro nella vicenda Aquarius e, da ultimo, nella vicenda Diciotti, che hanno visto impedito, ritardato o ostacolato l’approdo nel porto sicuro più vicino di persone vulnerabili (bambini, donne incinte, persone malate o ferite)”.

“Parimenti grave – prosegue il documento – si palesa l’ordine di chiusura dei porti alle navi delle ONG, che ostacola, impedisce o ritarda l’esercizio di un diritto fondamentale, quello di asilo, sancito dall’art. 10 comma 3 della Costituzione italiana”.

Ma “il punto di insanabile rottura del patto sociale che lega i cittadini della Repubblica tra loro e nei confronti delle istituzioni democratiche”, stando a quanto si legge nel documento, è costituito dalle “gravissime affermazioni dello stesso Ministro sui cittadini italiani di etnia rom”.

A parere dei firmatari, “chi riveste ruoli istituzionali deve essere fedele alla Costituzione e alla Repubblica e non può, né direttamente né indirettamente, diffondere idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istigare a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

Immagine d’apertura: il ministro dell’Interno Matteo Salvini

Luciano Mirone