È stata partigiana. Oggi ha 91 anni ed è stata eletta consigliere comunale in un piccolo Comune della Sicilia, Monforte San Giorgio, 2mila 733 abitanti in provincia di Messina. Si chiama Eliana Giorli, è nata a Poggibonsi (Siena) il 6 ottobre 1926, ma dopo aver sposato Tindaro La Rosa, uno dei simboli della sinistra tirrenica, è andata a vivere a Milazzo.

“La storia di Eliana – scrive Domenico Stimolo – è la storia di chi non è mai arreso alle sopraffazioni e alle violenze. Mai doma, è sempre stata in prima fila nelle lotte, prima per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, poi nelle battaglie sindacali, quella più dure, a fianco dei contadini,  dei braccianti e delle donne lavoratrici”. Durante la guerra fu staffetta partigiana e componente del Gruppo di difesa delle donne, ma dopo la guerra le sue lotte non si fermano.

Eliana Giorli col marito Tindaro La Rosa a Milazzo. Sopra: la consigliera comunale di Monforte San Giorgio oggi

La sua vita cambia agli anni’50. Laggiù in Sicilia, a Milazzo, c’è da mettere su la sezione del Pci: Eliana viene invitata a tenere il primo discorso. Lei scende nell’isola con l’entusiasmo di chi vuol cambiare il mondo, ma non sa che intanto è la sua vita a cambiare per sempre. Conosce Tindaro La Rosa, giovane avvocato, dirigente del partito e successivamente vice sindaco. L’amore con Tindaro è un fulmine a ciel sereno che la porta a sposarsi qui e a vivere il resto della sua vita in questo meraviglioso lembo di isola che profuma di gelsomini.

Tindaro è impegnato nelle lotte contadine dell’area milazzese, in una fase storica caratterizzata dallo sfruttamento e dalle misere condizioni di vita dei lavoratori in agricoltura. Eliana assieme al marito organizza le lotte.

Mitica quella a sostegno delle “gelsominaie”, oltre duemila donne (soprattutto ragazzine) impegnate nella Piana di Milazzo nella raccolta dei gelsomini – allora fiorenti in quelle distese bellissime – esportati soprattutto in Francia per la produzione dei profumi.

“Il lavoro si svolgeva nel periodo estivo e autunnale – scrive ancora Stimolo – . Spesso le donne si portavano i bambini nei campi di raccolta, dentro delle ceste. Per il mantenimento della fragranza e dell’interezza dei gelsomini si iniziava nel cuore della notte, a partire dalle due, si restava in attività fino a quando il sole non iniziava a diventare caldo. Venivano ingaggiate dai “caporali” nei luoghi di riferimento. Lavoravano scalze, sempre curve, immerse negli acquitrini e nell’umidità. Le lavoratrici venivano pagate in funzione del peso raccolto, l’unità di base era il chilogrammo”.

Fu in quel periodo che Eliana scrisse le numerose poesie ispirate a quel mondo: “Un’umile categoria di donne, / umile ma gloriosa / come soleva dir Tindaro La Rosa. / La piana di Milazzo, / un tempo verde e profumata / da bianchi fiorellini, i gelsomini, / nascondeva tra i filari / donne e bambini / che con sacrificio e tanto sudore / rubavano al riposo della notte /tante ore: / dai vecchi casolari / uscivano braccianti e contadine, / donne coraggiose e bisognose / di miglior salari e vita regolari…”. E’ un brano tratto dal libro “Il senso sognante della vita” (Lombardo editore) scritto da Eliana Giorli e curato da Graziella Giorgianni.

A poco a poco, grazie a quell’impegno, nella Piana di Milazzo si ruppe il silenzio, i ricatti, lo schiavismo. “Iniziarono le rivendicazioni e gli scioperi”, scrive ancora Stimolo. Eliana divenne un saldo punto di riferimento per l’aggregazione collettiva. Si conquistarono migliori condizioni di lavoro e di salario. Le donne ottennero stivali, grembiuli, cesoie, paghe più alte, abbassamento dell’orario lavorativo, riconoscimento dei contributi previdenziali e diritto alla disoccupazione.

Negli anni Sessanta, in quelle meravigliose distese di gelsomini, fu costruita la raffineria di petrolio. Tutto cambiò. Ma nessuno dimenticò l’impegno di Eliana e di Tindaro per il riscatto della loro Terra, al punto che nel 2016 il Comune di Milazzo conferì alla signora Giorli la benemerenza civile. Oggi questa nuova battaglia nel Consiglio comunale di Monforte San Giorgio.

Luciano Mirone