“Il comune si opporrà in tutti i modi al progetto di cementificazione della spiaggia di San Vito lo Capo. Se sarà il caso faremo le barricate”. Matteo Rizzo è deciso. Fra una quarantina di giorni concluderà la sua esperienza di sindaco, eppure è determinato a non darla vinta ai Signori del cemento. Per lui forse è questo il periodo più difficile dei dieci anni trascorsi come primo cittadino di questo luogo bellissimo in provincia di Trapani. In un mese e mezzo (le elezioni si svolgeranno il prossimo 10 giugno) Rizzo dovrà trovare il modo per dire un secco “no” a un progetto che prevede l’invasione di 115mila metri quadrati di spiaggia e di mare dove la società di Trapani “Marina bay srl” vorrebbe costruire e gestire per 48 anni una “struttura portuale turistica”, che, secondo quanto riportato nei giorni scorsi dal quotidiano “La Stampa” di Torino – dopo lo scoop de L’Informazione – sarebbe solo il pretesto per impiantare una Dubay in Costa Gaia, con tanto di centri commerciali, di mega alberghi e di negozi di lusso che con il turismo sostenibile di San Vito non c’entrano affatto. Il tutto in una superficie di oltre 63mila metri quadrati nello “specchio acqueo”, 43mila nel demanio marittimo e oltre 8mila in un’area di proprietà comunale.

Matteo Rizzo, sindaco di San Vito lo Capo. Sopra: la zona della spiaggia dove dovrebbe sorgere la mega struttura

Signor sindaco, cosa farà il suo comune?

“La mia comunità ha lanciato l’allarme raccogliendo 2mila firme nel giro di ventiquattro ore. San Vito lo Capo ha bisogno sì di un intervento sul porto ma non con centinaia di migliaia di metri cubi di cemento da scaricare in una zona meravigliosa qual è l’arenile situato fra i due moli. San Vito negli anni Sessanta ha evitato la raffineria di petrolio e nei decenni successivi la speculazione nella riserva dello Zingaro e le cave a monte Monaco. Quest’altra battaglia ci terrà uniti per difendere il territorio”.

La politica sta facendo la sua parte?

“Abbiamo cominciato con una delibera di giunta e di Consiglio comunale. E’ chiaro che la vicenda adesso si sposta sui tavoli regionali. Non vedo perché la Regione dovrebbe avere interesse a portare avanti un progetto incompatibile con uno sviluppo che ha dato dei risultati eccezionali: basti pensare che San Vito si trova fra due riserve naturali (lo Zingaro e Monte Cofano) e da diversi anni vanta le 5 Vele di Legambiente per il Mare pulito. Lo sviluppo non può che essere sostenibile e compatibile con l’ambiente”.

Qual è l’escamotage utilizzato dalla società che ha presentato il progetto, la “Marina bay srl” di Trapani, per costruire questa mega struttura? 

“La legge Burlando permette di realizzare opere del genere ai privati. Ma in questo caso non ci sono le condizioni per portare avanti questo intervento. La norma prevede che una struttura portuale debba insistere in aree demaniali. E però si dà il caso che parte della stessa sia prevista in una superficie di proprietà comunale. Per realizzarla si dovrebbe approvare una variante allo strumento urbanistico. Mi sembra  una procedura alquanto complicata”.

Ma il Comune ha dato il permesso di costruire?

“Il Comune non darà mai un assenso che non sia condiviso dalla comunità. Ma sono convinto che con la sinergia di tutti si troverà una soluzione”.

La legge Burlando presenta dei punti di ambiguità?

“Su progetti come questi andrebbe fatta un’istruttoria a monte per comprendere se vadano portati avanti o meno. La norma salta questo passaggio e prevede direttamente la convocazione di una conferenza dei servizi presso la Regione siciliana che rischia di svuotare l’autonomia di un comune e di mettere la popolazione di fronte al fatto compiuto. Al di là di questo, nessuno immagini di realizzare a San Vito lo Capo interventi che la comunità (e non solo la comunità, ma chi ama questo luogo) non condivide”.

L’elaborato attualmente si trova sul tavolo dell’assessore regionale all’Ambiente Toto Cordaro. Se Palermo dovesse forzare cosa si pensa di fare?

“Penso che nessuno abbia interesse a forzare la mano. In ogni caso restiamo vigili. E poi non comprendo come un ente pubblico possa sposare un’iniziativa così invasiva bypassando la volontà di una popolazione e della Sovrintendenza”.

Di cosa ha bisogno San Vito?

“Di tutelare e di valorizzare l’esistente. Recentemente è stata venduta la ‘tonnara del secco’ attraverso un’asta fallimentare. Chiederò all’assessore regionale che attivi il diritto di prelazione per l’acquisto di questa struttura risalente al 1200, l’unico bene storico del territorio assieme al santuario. Bisogna puntare sulla storia, sulla natura, sulla bellezza del nostro territorio, non certo sul cemento”.

È un messaggio che lancia ad altri amministratori che vantano territori bellissimi come il suo?

“San Vito è stato il primo comune in Sicilia che ha approvato il piano di utilizzo del demanio marittimo. Questo ha messo un freno alle concessioni edilizie di tutta la costa. E’ un messaggio per tutti”.

Luciano Mirone