Un prezioso e fondamentale lavoro di archivio e di memoria. È quello che viene redatto e curato da Domenico Stimolo nella ricorrenza del 25 Aprile, 73° anniversario della liberazione dal nazifascismo in Italia. Un nuovo elenco di 467 nomi di partigiani siciliani (che si aggiunge a quello dei 520 stilato due anni fa) che hanno dato un contributo nella lotta di resistenza.

“Quattrocentosessantasette nominativi – si legge nella nota – con i principali riferimenti caratterizzanti ogni singolo combattente per la libertà: luogo e data di nascita, ruolo sociale, mansione e formazione di appartenenza; data, località e  dinamica del sacrificio per i caduti; riconoscimenti di  valore attribuiti, note peculiari”.

Quella che segue è la premessa scritta da Domenico Stimolo. Chi fosse interessato a consultare l’elenco dei 467 nomi dei partigiani siciliani può contattare questo giornale all’indirizzo email segnato sopra la testata:

“E’ questa, complessivamente, un classificazione ancora limitata. Molti altri nominativi dovranno essere aggiunti. In rispetto della memoria dei partigiani, è giusto non riportare solamente elenchi, in foggia di “tabulati”, costituiti esclusivamente da nomi, cognomi, città di nascita. Risulterebbe quasi “disumanizzante”. Ogni partecipante siciliano alla Lotta di Liberazione dal nazifascismo ha avuto un volto ben delineato e una storia propria, uno specifico percorso realizzato nel contesto dell’ immenso dramma distruttivo della guerra, un “ travaglio” ideale, sociale e personale che ha determinato la “scelta di campo” nella RESISTENZA. Altri ancora, non pochi, bisogna ancora esporli in modo appropriato, trovandoli tra le “righe” di quella indomita fase storica che ha determinato la nascita della nostra Costituzione e della Repubblica.

Il percorso dell’approfondimento di merito continuerà con l’integrazione di altri nominativi.

Quanti sono stati i partigiani siciliani nella lotta contro il nazifascismo direttamente impegnati nei luoghi di combattimenti, a partire dall’armistizio dell’8 settembre 1943? Tanti. Numerose migliaia, certamente,  impegnati in tantissime  aree territoriali nazionali ( non solo nel centro-nord)  e in tant’altre zone fuori dai confini.

La Resistenza, pur con caratteristiche diverse da quelle che  furono successivamente codificate, iniziò già dall’agosto del 1943, in  Sicilia,  in diversi paesi dell’area etnea e del messinese. Tra i tanti civili che si ribellarono alle infame angherie e  alle depredazioni delle truppe tedesche in ritirata, molte decine furono ammazzati.

Al di la dell’aspetto strettamente “storiografico” partigiani sono stati gli uomini e le donne che in tutte le maniere fecero Resistenza, in armi o con dinamiche di supporto e  assistenziali, al dominio ideologico e militare che i nazifascisti   volevano continuare ad imporre all’Italia dopo gli anni catastrofici della guerra scatenata in nome della “razza eletta”. Dalla caduta della dittatura ( 25 luglio 1943) e dalla firma dell’armistizio con gli Alleati ( 8 settembre 1943), contribuendo alla riconquista della libertà e dei diritti umani e sociali fondamentali, al riscatto dei valori principali del Bene Comune, storicamente chiamata Patria, infangata dalle ignominie fasciste e dalle enormi distruzioni umane e materiali procacciate dall’Asse – la stretta alleanza ideologica e militare tra l’Italia fascista e la Germania nazista, poi con il Giappone -.

Nell’ambito nazionale, solo per il Piemonte, l’area territoriale con una rilevante presenza di partigiani siciliani – date le condizioni storiche di concentrazione di strutture militari e la vicina presenza nel meridione della Francia della IV Armata dell’esercito italiano – da parte della Commissione piemontese ne sono stati riconosciuti 2160, “ con l’esclusione per ora dei dati relativi all’area novarese e all’area ligure piemontese”. E’ importante aggiungere che non sono presi in analisi i partigiani nati in Piemonte o al Nord in genere figli di siciliani.

All’atto dell’armistizio, stipulato l’8 settembre 1943 a Cassibile ( Siracusa), considerevoli concentrazioni di strutture militari si trovavano dislocate nel territorio nazionale, tant’altri  notevoli raggruppamenti militari si trovavano posizionati in aree fuori dai confini: Francia, area Balcanica ( Albania, Jugoslavia, Grecia) e in altre zone, come determinato dall’ espansione della guerra di aggressione fascista iniziata il 10 giugno del 1940.  Il “ mitico impero” creato  in Africa:  Libia, Etiopia, Somalia, Eritrea,  era stato già abbandonato. La disfatta in Russia, con tutte le tragiche conseguenze per i soldati italiani mandati allo sbaraglio, era già avvenuta.

Un enorme numero di militari permaneva quindi in Italia e nei vari fronti di guerra ancora in essere. Rimasero abbandonati, ignominiosamente, senza procedura sulla condotta da seguire.  Seguirono giornate frenetiche. Le truppe tedesche passarono all’attacco su tutti i fronti dove erano dislocati militari italiani. Oltre 650.000 furono presi prigionieri, trasportati e rinchiusi in molti campi di concentramento prevalentemente in Germania, veri e propri Lager. Sono  gli IMI, “ Internati Militari Italiani”. La stragrande maggioranza rifiutò di aderire alla RSI.

In tanti, in Italia e fuori dai confini, non si arresero alle truppe tedesche, non deposero le armi. Si organizzarono per resistere ai nazisti, già a partire nei giorni successivi all’armistizio. Nel Paese molti furono gli eventi di strenuo contrasto, in parecchie realtà del Nord e a Roma nella battaglia di Porta San Paolo del 10 settembre.

Fuori dall’Italia tanti i casi di strenua e sanguinosa resistenza. A Cefalonia l’evento più significativo e drammatico, migliaia di soldati e ufficiali furono uccisi nei combattimenti e poi fucilati.  La stessa opposizione avvenne a Rodi e  in molte zone della Jugoslavia, Albania, Grecia, in forma più ridotta nella Francia meridionale. Tanti restarono uccisi, molte decine di migliaia di militari si aggregarono alle  strutture partigiane locali o parteciparono direttamente alla lotta contro le truppe tedesche mantenendo in maniera significativa la struttura originaria, operando in Jugoslavia ed Albania: Divisione Garibaldi “ Natisone” ( Slovenia –Croazia); Divisione “Italia” suddivisa in quattro brigate; Divisione Partigiana “Garibaldi” ( operativa in Montenegro, Erzegovina, Bosnia, Sangiaccato), composta dalle ex Divisioni dell’esercito “Taurinense” e “Venezia”. Alla bandiera della Divisione Garibaldi, al reparto carabinieri della Divisione e al gruppo “Aosta” del 1° Reggimento Artiglieria Alpina, al’83° e 84° Reggimento Fanteria della Divisione “Venezia”, al 19° Reggimento Artiglieria da Campagna della Divisione “Venezia” ( tutti costituenti la Divisione Partigiana Garibaldi), venne riconosciuta la medaglia d’oro. Molti altri partigiani si aggregarono a queste formazioni.

In questa “ Lettera di Memoria e Libertà”, tra gli altri, sono riportati i nominativi ( con brevi biografie) di tutti militari siciliani che fecero parte della Divisione Garibaldi. Altri sono stati già inseriti nella prima parte comprendente complessivamente 520 nominativi.

Molti componenti dei reparti militari italiani che dopo l’armistizio si ritirarono dal sud della Francia, si aggregarono alle formazioni partigiane che si costituirono in Piemonte.

Inoltre, dopo la dichiarazione di guerra del Regno d’Italia alla Germania del 13 ottobre 1943 venne riorganizzato il nuovo esercito italiano. Consistenti gruppi di combattimento furono schierati in supporto agli Alleati contro le armate tedesche.

In Italia, molti militari siciliani si inserirono nelle formazioni della Resistenza, già nel corso del mese di settembre del 1943. A questo riguardo è bene evidenziare il significativo contributo dato a Roma e nel Lazio in genere fino alla Liberazione avvenuta il 4 giugno 1944.

Altri, non pochi, da civili, emigrati nelle aree del centro-nord nel corso degli anni precedenti, scelsero di essere partigiani.

Donne siciliane parteciparono attivamente alla Lotta di liberazione nelle aree territoriali del centro-nord.  Giovani, impavide, con grande voglia di riscatto civile e democratico. Alcune furono uccise dai nazifascisti, dopo avere subito orrende torture e sevizie. In questa “Lettera” vengono riportati 23 nominativi, che si aggiungono alle due partigiane donne già richiamate nella nota del 25 aprile 2016. L’elenco è ancora parziale.

Non esiste ad ora una “fonte” unica, completa, che riporti i nominativi e gli aspetti di tutti i partigiani siciliani che  svolsero attività di Resistenza su tutti i “fronti” prima evidenziati.

Nel corso del tempo molti pregiati approfondimenti di ricerca son stati condotte da numerose strutture e da ricercatori storici sui partigiani siciliani.

In particolare è doveroso ricordare:

  • Le varie strutture provinciali dell’ANPI ( compreso l’organismo Nazionale), che con grande passione hanno ricomposto l’impegno e la partecipazione dirette di tanti combattenti per la libertà, consegnando a tutti la possibilità della conoscenza appropriata.
  • La ricerca condotta da INSMLI curata da Carmela Zangara che con competente dedizione ha ricostruito il percorso e il sacrificio di molti caduti siciliani nella lotta contro il nazifascismo.  Nel 2011 ha pubblicato il libro “ Per liberar l’Italia : i siciliani nella resistenza: 1943-1945”
  • La Regione Piemonte , che con le pubblicazione: “inserto speciale Sicilia” ( luglio-agosto 2007), e “ Meridionali e Resistenza il contributo del Sud alla Liberazione 1943-1945” ( edito nel 2012), a cura di Claudio Dellavalle (Presidente dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea “Giorgio Agosti”), realizzato con il contributo di tutti gli Istituti della Resistenza del Piemonte, ha pubblicamente divulgato l’impegno dei siciliani, quindi la Banca Dati Istoreto Piemonte.
  • La ricerca di Giovanna D’Amico: “ I siciliani deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti 1943-1945”.
  • La ricerca di Mauro Sonzini: “ Elenco dei partigiani siciliani attivi in Val Sangone” ( 2011)
  • La ricerca di Mauro Begozzi: “ Sui partigiani siciliani presenti nelle formazioni della Val Sesia, Cusio, Ossola e Verbano”
  • Nunzio Di Francesco, con il libro “ Il costo della libertà – Memorie di un partigiano combattente da Mauthausen a Gusen II” (edito  2001)
  • Angelo Sicilia, con il libro “Testimonianze partigiane, i siciliani nella lotta di Liberazione” ( edito 2015).
  • Nicola Musumarra, con il libro “ La Resistenza italiana negata, il 25 luglio e la vendetta tedesca in Sicilia” ( edito 2015).
  • Lucia Vincenti, con il libro “ Il silenzio e le urla, Vittime siciliane del fascismo ( edito 2007)
  • Mario Avagliano, con il libro “ Generazione ribelle – diari e lettere dal 143 al 1945” ( edito 2006).
  • Giuseppe Nilo, con il libro “ I marsalesi nella Lotta di Liberazione” ( edito 2015).

Si ricorda l’importante contributo di consultazione derivante da:

  • Banca Dati Istoreto Piemonte
  • Data Base Partigiani Anpi Roma
  • Data Base Partigiani Piacenza
  • Data Base Partigiani Ferrara
  • Data Base Partigiani Anpi Gorizia

Nel corso degli anni sono stati inoltre pubblicati parecchi libri di memoria di partigiani siciliani.

Infine ritengo opportuno richiamare le segnalazioni che da varie parti mi sono pervenute nel corso degli ultimi due anni, e  i numerosi approfondimenti sui partigiani siciliani effettuati dal sottoscritto nel periodo di attività nell’Anpi di Catania, e successivamente, nel ruolo di componente della segreteria provinciale, responsabile dell’organizzazione.

Ringrazio i responsabili dei vari siti internet che nel mese di aprile 2016 hanno pubblicato la Lettera di Memoria e Libertà con i 520 nominativi di partigiani siciliani, contribuendo in maniera importante alla divulgazione della memoria. Mi auguro che lo stesso impegno venga mantenuto in questa ricorrenza del 73° Anniversario della Liberazione per la pubblicazione di questi ulteriori…..nominativi.

Domenico Stimolo