La vice sindacatura, due assessorati e la presidenza del Consiglio comunale. Queste le condizioni che il deputato regionale di Forza Italia, Alfio Papale, pone per appoggiare Daniele Motta, candidato alla carica di sindaco dell’altra ala del centrodestra di Belpasso, facente capo all’attuale sindaco Carlo Caputo. La proposta non trova ancora sbocchi concreti all’interno del gruppo Caputo  dove – secondo quanto ci riferiscono fonti interne – ci sarebbe una componente che si oppone al progetto. Non tanto per motivi idealistici, quanto per ragioni di numeri. In poche parole, un ricompattamento della coalizione porterebbe inevitabilmente ad una spartizione delle poltrone, prospettiva non vista di buon occhio da chi, nell’ala caputiana, pensava di avere in tasca la vice sindacatura e la carica di assessore ponendo come contropartita il proprio gruzzolo di voti.

Daniele Motta, candidato alla carica di sindaco di Belpasso dell’ala caputiana del centrodestra. Sopra: il deputato di Forza Italia, Alfio Papale

La proposta di Papale – nata sotto l’usbergo del governatore della Sicilia, Nello Musumeci – sta spiazzando non pochi all’interno del centrodestra, perché coinvolge Giuseppe Zitelli, l’altro parlamentare belpassese che fa parte della coalizione, il quale – volente o nolente – deve dar conto al presidente della Regione, essendosi candidato sotto il simbolo di “Diventerà bellissima”, movimento fondato dallo stesso governatore. Il problema è che Zitelli deve dar conto anche a Caputo (di cui è stato vice sindaco), il quale – dopo un idillio durato oltre un decennio – ha rotto con Papale e quindi non sarebbe favorevole al ricompattamento.

Ma diversi motivi portano a ritenere che alla fine la quadratura del cerchio si troverà (sia con Daniele Motta, sia con un candidato che possa essere espressione delle due anime): innanzitutto perché Caputo, fra qualche mese, non sarà più sindaco, in quanto ha deciso di non ricandidarsi (per lui sarebbe pronto un posto di sottogoverno: non per forza la presidenza del Parco dell’Etna, come annunciato qualche mese fa da un quotidiano regionale), e poi perché “la pace” è voluta e caldeggiata dal personaggio più autorevole del centrodestra siciliano, il governatore Musumeci, dalle cui mani dipende il futuro della coalizione e delle poltrone collegate direttamente a Palazzo d’Orleans. Dire no a Papale equivale a dire no a Musumeci, con conseguenze facilmente immaginabili. Caputo e i suoi – anche se dovessero vincere le elezioni – sarebbero disponibili a pagare il prezzo di avere spaccato il centrodestra?

Papale attualmente a Belpasso si sente e si vede poco, ma si percepisce, e pure tanto. Mentre a nell’altra componente di centrodestra volano gli stracci per un ricompattamento non voluto, lui continua pazientemente a tessere la tela con Zitelli alla Regione, dove – sarà pure una coincidenza – siede spalla a spalla. Tiene in caldo il “suo” eventuale candidato a sindaco e anche le liste: si parla di sei con la possibilità di una settima. Una macchina da guerra – bisbigliano nello stesso centrodestra – che non converrebbe azionare. Meglio la pace? Prendere o lasciare.

Luciano Mirone