E adesso che Berlusconi ha deciso di dare il via libera sulla verità di Attilio Manca, attraverso l’ottimo servizio delle Iene (ottimo ma in ritardo di “soli” quattordici anni) che figura ci fa il governo del Pd che per bocca del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, afferma che l’urologo si è suicidato con l’eroina? Che figura ci fa la “sinistra radicale” che si ritrova con il nuovo leader (Pietro Grasso) il quale, in tempi non sospetti, ha dichiarato che sulla morte dell’urologo siciliano non ci sono prove? Più prove della scandalosa inchiesta di Viterbo, cosa dobbiamo cercare? Basta rileggere le carte prodotte dal quel Tribunale per avviare una inchiesta seria, sia sulla morte di Attilio Manca, che sulla stessa indagine.

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando

Certo, possono anche raccontarci che le TV dell’ex cavaliere hanno aspettato la morte di Provenzano e di Riina per puntare la loro attenzione sul caso Manca, ma intanto lo hanno fatto. Pure la Rai lo ha fatto (o attraverso Chi l’ha visto o attraverso Santoro), ma a un certo punto, invece di insistere, invece di rompere il muro dell’omertà, invece di intestarsi questa battaglia, nel 2014, ha interrotto inopinatamente le trasmissioni. Perché? E perché malgrado il recente appello, con tanto di raccolta di firme, Chi l’ha visto – prima molto puntuale su questa storia – ha ignorato il grido di dolore della famiglia Manca e di migliaia di italiani? Che è successo?

Nel frattempo in Parlamento sono arrivate pure le interrogazioni: prima del senatore Beppe Lumia del Pd e poi – in diverse occasioni – del senatore Vincenzo Maurizio Santangelo del M5S. Dovreste rileggere le incredibili risposte del ministro Orlando, il tranquillo aplomb tenuto di fronte ai cinque pentiti che intanto hanno rivelato che Attilio Manca non si è suicidato con l’eroina, ma è stato ucciso dai servizi segreti deviati su ordine del boss di Barcellona Pozzo di Gotto, Rosario Pio Cattafi, perché essendo un bravissimo urologo, è stato coinvolto nell’operazione di cancro alla prostata di Bernardo Provenzano; dovreste rileggere le frasi del titolare del dicastero della Giustizia: roba da anni dei governi Andreotti, quando si diceva che la mafia non esiste.

Il Medico legale Dalila Ranalletta

Il servizio delle Iene, pur in netto ritardo, ha avuto il merito di aver fatto vedere al popolo italiano i protagonisti in negativo di questa terribile vicenda: l’avvocato Rosario Pio Cattafi, Ugo Manca (cugino di Attilio, molto vicino alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e condannato in primo grado – poi assolto – al processo Mare nostrum droga, di  cui è stata trovata un’impronta palmare nell’appartamento del medico); la dottoressa Dalila Ranalletta (autrice della surreale autopsia piena di reticenze, di omissioni e di buchi neri); Lelio Coppolino (l’amico di Attilio che prima ha escluso l’uso di droga del medico e quando la famiglia ha cominciato a parlare di mafia ha ritrattato clamorosamente); il pm Renzo Petroselli (autore dell’inchiesta scandalosa portata avanti dalla Procura di Viterbo).

Rosario Pio Cattafi

Davanti ai microfoni abbiamo visto gente che scappa, che si barrica, che trema, che da quattordici anni ripete come un mantra le stesse cose, Attilio-era-un drogato, senza portare uno straccio di prova. Abbiamo visto l’incredibile testimonianza di Monica Mileti, la donna romana condannata dal Tribunale di Viterbo con l’accusa – anche questa senza uno straccio di prova – di aver ceduto la dose di eroina letale all’urologo: “Mi hanno trattata come un capro espiatorio, non ho ceduto alcuna dose di eroina ad Attilio Manca. E’ stato l’avvocato a dire di stare zitta”. E vi assicuriamo che se la vicenda venisse approfondita di situazioni scabrose ne emergerebbero tante, perfino troppe. Addirittura – secondo un docente di Medicina legale che abbiamo consultato per le nostre indagini giornalistiche – l’intera inchiesta di Viterbo dove il processo non lo hanno fatto ai possibili assassini ma al morto, potrebbe essere annullata per una lunghissima serie di irregolarità. A cominciare dal referto autoptico, esame determinante per accertare la verità. Invece non è successo niente. Si è lasciato processare un brillante urologo con l’avallo delle più alte cariche dello Stato. Una vergogna.

Questo servizio dovrebbe essere acquisito dal dottor Giuseppe Pignatone e dal dottor Michele Prestipino, i magistrati della Procura di Roma che – dopo le dichiarazioni dei pentiti – si stanno occupando dell’inchiesta “per mafia” del medico siciliano, i quali, pur avendo già acquisito i libri sul caso Manca (almeno uno è stato fornito personalmente a Prestipino dal sottoscritto) sono intenzionati incredibilmente ad archiviare l’indagine. Ci chiediamo con quale motivazione, se gli elementi su questo caso sono talmente tanti che non li vede solo chi non vuol vederli?

I magistrati titolari dell’inchiesta sulla morte di Attilio Manca: il procuratore Alberto Pazienti e il Pm Renzo Petroselli

Ci chiediamo cosa aspettano il ministro Orlando, il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, i presidenti del Senato e della Camera, il Csm, l’associazione nazionale magistrati, l’Ordine dei medici legali ad intervenire su uno dei casi più scandalosi dell’Italia Repubblicana. Adesso non c’è più neanche più l’alibi di Berlusconi. Il re è nudo.

Luciano Mirone