Forse nelle prossime settimane sapremo chi ha davvero detenuto le leve del potere reale in Sicilia e in Calabria dal 1990 ad oggi, da chi è formata la rete di protezione che ha dato la possibilità al boss latitante Matteo Messina Denaro di sfuggire alla cattura – come denunciato alla Commissione  parlamentare antimafia dal Procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato – perché i potenti di queste due regioni sono sempre più potenti, chi c’è dietro alle stragi degli anni Novanta, perché i migliori giovani non solo di Sicilia e Calabria ma d’Italia (dove il sistema è radicato da anni) sono costretti ad emigrare all’estero e tante altre cose che neanche immaginiamo.

La notizia che lo Scico della Guardia di Finanza sta sequestrando gli elenchi degli iscritti alle logge massoniche di Calabria e Sicilia  non è una cosa da derubricare nelle pagine interne dei giornali. Si tratta di una indagine avviata dalla Commissione parlamentare antimafia che da tempo intende entrare nei santuari del potere reale di queste due regioni (a proposito: perché solo Sicilia e Calabria?) dove l’alleanza fra mafia, politica e pezzi di massoneria ha determinato equilibri anche nel potere nazionale.

La presidente della Commissione nazionale antimafia Rosy Bindi. Sopra: un’immagine dei simboli massonici

Un tassello fondamentale di un mosaico nascosto eppure presente, di un sistema sotterraneo ma vivo che ha determinato favoritismi, protezioni, ingiustizie, promozioni e tanto altro, e che sta alla base del sottosviluppo di diverse regioni italiane dove l’obbedienza massonica non è l’eccezione ma la regola, dove la cultura della raccomandazione è a scapito del merito, dove i migliori giovani sono costretti a fuggire all’estero perché a detenere le leve delle professioni e del potere sono i mediocri.

Sì, la notizia che Guardia di finanza sta sequestrando gli elenchi delle associazioni massoniche Grande Oriente d’Italia, Gran Loggia Regolare d’Italia, Serenissima Gran Loggia d’Italia, e Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, non è una cosa da prendere alla leggera, come vedrete che succederà nella grande stampa italiana.

Ieri la Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi, con una delibera votata all’unanimità, ha disposto il provvedimento, determinato in seguito alla mancata consegna degli elenchi più volte richiesti dall’Antimafia alle quattro obbedienze massoniche.

Da tempo Palazzo San Macuto si occupa dei rapporti tra mafie e massoneria. A fare scattare l’interesse della Commissione, le inchieste della Dda di Reggio Calabria e l’audizione di Teresa Principato, che, come detto, ha parlato della massoneria in rapporto alla mancata cattura di un boss coinvolto nelle stragi di Stato come Matteo Messina Denaro. Più chiaro di così.

Luciano Mirone