Grazie a medici compiacenti, Maurizio Galletta, 41 anni, esponente del clan Santapaola-Ercolano, è riuscito a simulare delle malattie inesistenti, facendosi trasferire dal carcere – stava scontando una pena per tre omicidi – agli arresti domiciliari, ottenendo perfino la pensione. Alla fine i suoi piani sono stati smascherati e interrotti dalla Procura della Repubblica e della Dia di Catania, che in seguito a complesse indagini ne hanno disposto l’arresto.

Dal luglio 2008 Galletta era ai domiciliari e, malgrado le “malattie invalidanti”, si muoveva agevolmente sui ponteggi, svolgendo anche lavori pesanti all’interno della sua abitazione.

Nove anni fa il Tribunale di sorveglianza di Bologna, ritenendolo invalido e riscontrando problemi di deambulazione e di respirazione, aveva stabilito che le sue condizioni fisiche non fossero “conciliabili con il regime carcerario”, disponendo gli arresti domiciliari da scontare a Catania.

Tuttavia è stato il modus vivendi del rappresentante del clan Santapola a non convincere gli investigatori etnei, i quali, attraverso una serie di intercettazioni audio e video, hanno appurato che Galletta avrebbe “accentuato le sue patologie con l’appoggio di alcuni medici compiacenti”, in modo da avere “la possibilità, seppure in regime di detenzione domiciliare, di gestire affari illeciti”.

“Grazie alla patologia simulata”, dice il procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, “Maurizio Galletta riceve un trattamento previdenziale da parte dell’Inps, con una pensione civile e una indennità di accompagnamento”.

Sono state soprattutto le intercettazioni eseguite dalla Dia del capoluogo etneo a scoprire il piano. A cominciare dalle parole riferite da un cardiologo al suo interlocutore: “Passeranno i guai quelli che hanno scritto che questo è paralizzato”. E l’altro: “Anche il professore che ha scritto che ha una grave insufficienza respiratoria”. Di nuovo il cardiologo: “Se decidono di fare gli esami in un ospedale militare, secondo me questa insufficienza respiratoria verrà a cadere”. E ancora: “Il paziente ha imparato a respirare a modo suo, imita i broncospasmi”.

Angelo Conti