“Un ecomostro che svetterà con le sue ciminiere e le sue strutture di cemento tra gli aranceti condannati a morte sicura dopo aver prodotto per anni frutti stracolmi di diossina e metalli pesanti, determinando la compromissione di tutto il comparto agricolo della Valle del Simeto”.

Sono duri i comitati del “No alla discarica” di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, l’associazione “Zero Waste Sicilia” e il “Presidio del Patto Fiume Simeto” (un organismo formato dai cittadini di Paternò, Adrano, Biancavilla, Belpasso, Centuripe, Regalbuto e Troina), contro il sindaco di Motta Sant’Anastasia, Anastasio Carrà e la sua giunta, che lo scorso 19 dicembre hanno votato una delibera immediatamente esecutiva con la quale hanno dato il via libera (almeno secondo i poteri dell’organo esecutivo, ma il progetto deve essere ancora esaminato dal Consiglio comunale e dalla Regione) alla realizzazione di un mega inceneritore da costruire in un agrumeto di oltre 460mila metri quadrati che coinvolge i territori di Motta, Belpasso e Misterbianco, con una superficie da cementificare di 129mila metri quadrati (secondo un calcolo effettuato per difetto), un volume medio di 2milioni e 683mila metri cubi di edificabilità, e una somma prevista di 580milioni di Euro per la realizzazione dell’impianto. Che le organizzazioni ambientaliste definiscono un “cancro-valorizzatore da 700mila tonnellate di rifiuti l’anno a (finte) emissioni zero”.

A leggere il comunicato divulgato dalle associazioni che operano nei comuni della Valle del Simeto si comprende che la battaglia è solo all’inizio, specie se si tiene conto – come si legge nella nota – che l’attuale Amministrazione di Motta, il 19 maggio 2015, ha sottoscritto una convenzione, sancendo presso l’Università di Catania la nascita del Presidio partecipativo del patto del fiume Simeto, che ha tra le sue ‘finalità non negoziabili’ la tutela dell’ambiente secondo la filosofia rifiuti zero”. Secondo i sottoscrittori, la convenzione è stata disattesa da questa delibera (la numero 83 del 19 dicembre).

Un agrumeto con lo sfondo dellEtna. Sopra: una protesta in Umbria contro gli inceneritori

“Quello che ci aspettiamo – si legge nel comunicato – è che quando il Consiglio comunale di Motta tratterà la variante del Piano regolatore, che avrà come Ordine del giorno la trasformazione dei terreni da agricoli ad industriali, i consiglieri (di maggioranza e di opposizione) respingano, senza se e senza ma, la delibera n° 83, e si rendano conto che la grande responsabilità della loro scelta si ripercuoterà non solo su loro stessi e sulla popolazione di Motta, già profondamente martoriata dalle venefiche emissioni delle arcinote discariche, ma anche sulla salute dei Comuni che fanno parte dell’intera Valle del Simeto determinando, inoltre, la compromissione di tutto il comparto agricolo”.

Una vertenza che ricorda quella di alcuni anni fa tra l’allora Amministrazione comunale di centrodestra di Paternò, guidata dal sindaco Pippo Failla, e migliaia di cittadini scesi in piazza contro il progetto di costruzione di un analogo impianto previsto nella Valle del Simeto.

“Sono passati solo alcuni anni – scrivono le associazioni firmatarie – sono cambiati i protagonisti ma nella sostanza non è cambiato nulla: torna sulle nostre teste la minaccia degli inceneritori. Siamo infatti nuovamente spettatori di una tragedia per la nostra terra che vede un’amministrazione comunale poco accorta, per nulla informata sui pericoli reali legati alla stretta convivenza con un ‘termovalorizzatore’ e, vogliamo credere, raggirata da una grossa azienda che propone la costruzione di un ‘polo tecnologico’ che conterrebbe, tra le altre meraviglie, un inceneritore”.

Come abbiamo scritto ieri, il 7 dicembre (dodici giorni prima della delibera) la società svizzera “Nexxus Energy AG” presentava uno Studio di fattibilità per la costruzione di un “Centro Tecnologico Innovativo” nei pressi della stazione ferroviaria di Motta Sant’Anastasia e dello svincolo autostradale della PA-CT, dopo la sonora bocciatura che lo stesso progetto aveva subito dal Comune di Belpasso poco tempo prima. “La zona interessata alla costruzione di questo centro composto da 13 piattaforme per il trattamento dei rifiuti, un centro di ricerche scientifiche, un museo, un punto di ristoro e un parco con annesso laghetto, ricade al limite tra i territori di Motta S. Anastasia e Belpasso e a ridosso del fiume Simeto in piena area agricola”, scrivono le associazioni.

Un momento della protesta del Comitato di Misterbianco contro la discarica

Ma gli attacchi nei confronti dell’Amministrazione di Motta non si fermano qui.

“Noi cittadini, non ci aspettiamo che l’amministrazione comunale di Motta capisca che la definizione di ‘impianto ad emissioni zero’ è una falsità scientifica e tecnologica senza precedenti: le 700mila tonnellate annue di rifiuti non possono essere trasformate in energia pura e sparire nel nulla”.

Ancora: “Non ci aspettiamo nemmeno che tale amministrazione creda al recentissimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità, pubblicato sulle maggiori testate nazionali, che afferma che ogni anno in Europa muoiono per malattie legate alla scarsa qualità dell’ambiente 467 mila esseri umani e che spinge ancora di più, le Nazioni europee ad accelerare sul piano dell’effettivo riciclo e riduzione dei rifiuti”.

E poi: “Non ci aspettiamo che i suoi componenti conoscano il cosiddetto ‘Pacchetto sull’economia circolare’, emanato dalla Commissione Europea il 3/12/2015, il quale propone il divieto entro dieci anni dell’incenerimento di rifiuti compostabili e riciclabili”.

“Quello che ci aspettiamo – insistono i firmatari – è che l’Amministrazione comunale di Motta ricordi la convenzione firmata il 19 maggio 2015”.

E infine: “I comitati No Discarica di Motta e Misterbianco, Zero Waste Sicilia e il Presidio del Patto Fiume Simeto si impegneranno con tutte le loro forze, a far capire all’intera vallata, comunità per comunità, tutto quello che gli amministratori distratti dagli specchietti e dalle promesse scritte sulla sabbia, non vogliono capire e troveranno il modo di bloccare la costruzione di inceneritori e strutture simili che servono solo ad arricchire pochi speculatori senza scrupoli, a scapito di molti cittadini poco o per nulla informati”.

Luciano Mirone