“Sul PRG di Belpasso credo che si sia persa l’occasione per avviare un confronto partecipato sulle strategie di governo del territorio. Sempre più spesso si crede che qualcosa stia cambiando e invece tutto resta immutato”.

In che senso?

“Ho la sensazione che le Amministrazioni e gli uffici comunali agiscano con la logica della tela di Penelope, e questo non giova alla collettività”.

È caustico l’architetto paternese Francesco Finocchiaro, già collaboratore del Prof. Bruno Gabrielli – uno degli urbanisti più insigni d’Italia – alla redazione del Prg di Paternò e uno dei componenti del gruppo guidato proprio da Gabrielli, che ha partecipato al bando istituito dal dott. Angelo Sajeva per la redazione del nuovo Prg di Belpasso, quando quest’ultimo è stato commissario regionale del Comune etneo (2012), in seguito alle dimissioni dell’ex sindaco Alfio Papale, candidatosi alle regionali.

Architetto Finocchiaro, nel bando di Belpasso il prof. Gabrielli si è classificato al terzo posto, dopo il prof. Leonardo Urbani (vincitore) e prima del prof. Federico Oliva (quarto classificato). Belpasso, grazie a quel bando, poteva rappresentare un modello esportabile?

“Quel bando è stata un’ottima occasione per confrontarsi con urbanisti di altissimo livello, una grande opportunità per verificare le potenzialità straordinarie di un territorio ‘longitudinale’ che si estende dall’Etna al fiume Simeto. È un peccato che l’Amministrazione Comunale non abbia dato la possibilità al vincitore di realizzare il nuovo Prg”.

Eppure a un certo punto il sindaco di Belpasso, Carlo Caputo, revoca l’incarico al prof. Urbani – dicendo che i circa 195mila Euro da conferirgli sono troppi – e conferisce l’incarico all’Ufficio tecnico comunale, con la super visione di un consulente esterno.

“Non ho notizie ufficiali, ma mi dicono che sia andata proprio cosi: il consulente pare che sia stato scelto tra quelli che hanno partecipato al bando, ma non è Urbani.”

Diciamo allora che c’è stato un “ripescaggio”?

“Diciamo che è un peccato non sfruttare al meglio un bando già concluso, dicendo che l’annullamento farebbe risparmiare denaro alla collettività. Credo che la garanzia di qualità che offriva il progettista vincitore e i tempi contrattuali (circa 4 mesi) avrebbero fatto risparmiare molto di più, con l’offerta di un piano efficace, partecipato e coerente metodologicamente. A quest’ora lo strumento sarebbe stato ultimato e a disposizione della collettività. Purtroppo ormai molte amministrazioni agiscono in questo modo, perché forse a qualcuno conviene ritardare la realizzazione del Prg. Paternò, in tal senso, costituisce letteratura consolidata: nelle pieghe del vuoto normativo si possono infilare molte operazioni immobiliari di basso profilo, spero che non avvenga la stessa cosa a Belpasso”.

Il sindaco di Belpasso dice che con l’Ufficio tecnico si risparmia.

“La stesura di uno strumento urbanistico è un atto complesso e articolato che impegna totalmente il progettista e il suo team. E’ ovvio che gli uffici tecnici comunali sono impegnati su più fronti, con un carico di lavoro che impedisce loro di ottenere alte prestazioni in termini di qualità e tempistica. Tranne che il consulente li sostituisca integralmente, ma non credo che a titolo gratuito (o quasi) si possa ipotizzare tutto ciò. Credo che potrebbe essere utile tornare indietro e rimettere in gioco chi aveva legittimamente vinto il bando, sarebbe un atto politico di grande respiro e responsabilità”.

La legge impone che la redazione del Prg sia di pertinenza dell’ufficio tecnico?

“La norma prevede che prima di conferire l’incarico all’esterno bisogna verificare la disponibilità operativa dell’ufficio. Ove si riscontrasse l’indisponibilità – per un forte carico di lavoro e/o per indisponibilità di personale qualificato e con esperienza – si procede alla redazione del bando per conferirlo a professionisti esterni. In pratica quello che ha fatto il Commissario. Il quale, evidentemente, avrà riscontrato l’impossibilità degli uffici”.

Diversi professionisti locali – lei è fra questi – hanno partecipato al bando, in società con questi urbanisti di fama nazionale e internazionale.

“Il bando prevede requisiti di qualità molto selettive al fine di verificare professionalità ed esperienza a livello nazionale ed internazionale. In questo senso, come vuole la normativa, si sono formati gruppi composti da urbanisti di esperienza comprovata con progettisti esperti e conoscitori del territorio. Questo ha generato una competizione al rialzo tra persone altamente qualificate, che ha offerto garanzie per la buona riuscita del processo di pianificazione del territorio. In questo caso la commissione ha redatto una classifica in funzione non solo delle esperienze dei progettisti, ma anche dell’idea che questi avevano del Piano regolatore di Belpasso”.

Qual è l’apporto che possono dare questi grandi urbanisti?

“La capacità di fare del Piano regolatore uno strumento partecipato con il coinvolgimento della città reale: imprenditori, intellettuali, artigiani, politici e tecnici locali in piena trasparenza. La metodologia di questi progettisti parte dalle esigenze della città, attivando per questo dei laboratori e dei focus group, per incontrare le esigenze dei cittadini, utilizzando un’armatura metodologica consolidata”.

Di cosa ha bisogno Belpasso?

“Di rigenerarsi e riconnettersi alla città metropolitana di Catania, al porto, all’aeroporto, all’autostrada, ma al tempo stesso all’Etna, al fiume e al suo territorio. Belpasso può candidarsi a questo ruolo di connettore tra la valle del Simeto e l’Etna per valorizzare le eccellenze agricole, imprenditoriali e naturalistiche che lo caratterizzano, per esaltare un paesaggio di terrazzamenti straordinario e una storia di riscatto rispetto a eventi calamitosi. Il progettista deve riaccendere le potenzialità del territorio e creare quell’appeal per nuovi investimenti sostenibili ed etici”.

Quale potrebbe essere il ruolo dei tecnici locali?

“Importante. Io mi sono formato con il Prof. Gabrielli, docente di Pianificazione urbanistica all’Università di Genova ed ex presidente dell’associazione nazionale centri storici,, quando questi, negli anni ’90, fu chiamato a redigere il Prg di Paternò. Gabrielli, allora, fu il punto di riferimento di ben sette architetti ed ingegneri locali, dando loro la possibilità di crescere. In queste scelte c’è anche una dimensione di formazione per i giovani professionisti, un investimento che supera di gran lunga i circa 190 mila euro della spesa per redigere il Prg. Bisogna fare una valutazione complessiva e valutare i pro e i contro. Il Prg è l’atto politico, culturale ed economico più importante di una comunità. Lo strumento di programmazione: per questo ha bisogno di attenzioni e non di tagli alle spese”.

A Belpasso da diversi anni si assiste ad una disgregazione del tessuto sociale, ad una desertificazione del centro storico in quanto gli abitanti sono sempre più portati ad emigrare verso i centri commerciali e i comuni vicini. Nel contempo – malgrado la vicinanza con l’Etna – il paese non riesce ad attirare turisti. Un Prg può invertire la tendenza?

“Il problema profondo è che oggi la città sta perdendo la sua funzione originaria: le nostre relazioni si stanno spostando o verso i centri commerciali o verso la realtà virtuale dei Social. Una città che vuole recuperare la sua identità deve ricominciare a progettare lo ‘spazio collettivo’ (le piazze, le strade, i viali, i camminamenti, le scuole, i musei). Questa è la strategia generale. Poi c’è il problema del rapporto fra la città e la campagna (il margine), anch’esso luogo di progetto di un Prg. Infine bisogna porre il problema del recupero di quelle porzioni di città degradate. Insomma, l’approccio che molti gruppi partecipanti, tra cui il nostro, proponevano è che una città va pensata globalmente col territorio, con un disegno complessivo che veda insieme il nucleo centrale, la campagna e la periferia come unicum paesaggistico per realizzare una città  intelligente, sicura e sostenibile”.

6^ puntata. Continua