“Non ci alleiamo con nessuno. La demolizione è cominciata. Abbiamo promesso di mandarli tutti a casa e li manderemo tutti a casa”.

No amici, chi parla non è un dittatorello di uno Stato Sudamericano, ma Beppe Grillo in persona, leader del Movimento 5 Stelle, qualche settimana fa orgogliosamente “postato” su facebook dai suoi sostenitori, convinti evidentemente che una frase del genere sia “rigenerante” per un Paese che rischia di finire come la Grecia.

Questo proclama onestamente mi fa paura. In esso, a mio avviso, è contenuta l’essenza di un progetto che, per non creare allarmismo, non vorrei chiamare eversivo, anche se confesso di aver pensato ad un termine del genere.

Che vuol dire “non ci alleiamo con nessuno”? Esattamente questo: che in un Paese largamente corrotto, il Movimento 5 Stelle crede di essere l’unico depositario del Verbo. Eppure in questo Paese corrotto le persone perbene esistono anche al di fuori di quel Movimento, dalla magistratura alle forze dell’ordine, dal mondo della scuola alla Chiesa, dal mondo del volontariato alla Società civile, perfino nei partiti.

Sissignore, nei partiti. Lo dice uno che non ha mai avuto tessere perché ritiene i partiti profondamente malati.

Ricordo la “Rete”, l’unico Movimento nel quale ho militato nella mia vita: cercava le alleanze con la parte migliore dell’Italia perché voleva cambiarlo davvero questo Paese.

Sì, perché all’interno dei partiti e delle altre istituzioni (soprattutto della Società civile) ci sono delle persone perbene con le quali è possibile dialogare e costruire l’Italia del domani. Invece Grillo lancia un proclama incredibile:

Non-ci-alleiamo-con-nessuno / La-demolizione-è-cominciata / Abbiamo-promesso-di-mandarli-tutti-a-casa-e-li-manderemo-tutti-a-casa. Stop.

“Perla” numero uno. “Non ci alleiamo con nessuno”. Traduzione: NOI, che siamo i MIGLIORI, non stiamo con il nemico, che è fuori di NOI.

Da una parte, dunque, NOI, la razza ariana. Dall’altra voi, razza di origine incerta, che siccome non siete NOI, siete diversi, dunque da bandire. Anche la gente perbene senza tessera di partito? Soprattutto, ed ora vedremo perché.

“Perla” numero due: “La demolizione è cominciata”. La demolizione di cosa? Del sistema dei partiti, ovvio. Sia delle cose cattive, sia delle (poche) cose buone.

Terza perla. “Abbiamo promesso di mandarli tutti a casa e li manderemo tutti a casa”. TUTTI chi? TUTTI senza distinzione. E NOI, Movimento 5 Stelle, ovviamente, prenderemo il loro posto. Occuperemo il Parlamento, le Regioni, i Consigli comunali.

Attenzione: Grillo e Casaleggio non dicono “rinnoviamo la politica”. Dicono: buttiamo via il sistema e sostituiamolo con il NOSTRO. Quale?

Per rispondere a questa domanda, devo raccontare un episodio che mi ha visto testimone e protagonista.

Ottobre 2012. Vigilia delle elezioni regionali in Sicilia.

Al mio paese, Belpasso (provincia di Catania), il sindaco Alfio Papale si candida alla Regione con la lista del Pdl. La campagna elettorale del primo cittadino verte su un leit motiv: votatemi perché sono l’unico candidato del paese che possa rappresentarvi a Palermo. Un modo per giocare sul campanilismo e farsi votare in massa.

Siccome combatto questo personaggio da circa trent’anni, tre giorni prima delle regionali scrivo un articolo suo mio sito (vedi), invitando i miei concittadini a non votare il sindaco per almeno sei motivi, ed esortandoli a votare la candidata del Movimento 5 Stelle, persona onesta, giovane e simpatica. Papale non viene eletto, l’attivista del M5S sì. Già questo dovrebbe dirla lunga sulla mia libertà di far politica e di schierarmi, a seconda dei momenti, con i candidati più credibili.

Intanto a Belpasso diverse persone della Società civile si fanno avanti – in vista delle imminenti amministrative di giugno – per propormi una candidatura a sindaco. Parallelamente alcuni rappresentanti autorevoli del M5S di Belpasso fanno la stessa cosa.

A questi ultimi dico: “Quella del M5S non è la mia storia, però vi propongo un’idea: per allargare il bacino dei voti, la vostra lista potrebbe allearsi con una lista di altissimo profilo della Società civile: andiamo alle elezioni e sbaragliamo il vecchio sistema”.

“Assolutamente no”.

“E perché?”.

“Perché il regolamento del Movimento 5 Stelle proibisce severamente le alleanze anche con le liste civiche. Grillo non lo permetterebbe mai”.

“Neanche con le liste civiche?”.

“Neanche. Se vuoi fare politica con noi, devi aderire al Movimento”.

“Addirittura”.

“Il regolamento dice questo, noi ci atteniamo”.

Già questo, per uno come me, è un orrore. Se poi pensiamo alla traduzione di un ragionamento del genere, è un’aberrazione. Cambiare l’Italia, per questi signori, non vuol dire allearsi con le persone perbene, ma “appartenere” all’unica formazione politica detentrice del Verbo: il Movimento 5 Stelle di Grillo e Casaleggio. Tertium non datur.

Prosegue la conversazione e dico: “Senza alleanze non andrete da nessuna parte, resterete all’opposizione per sempre”.

“Ti sbagli”, mi viene risposto. “Il nostro progetto è di diventare maggioranza assoluta nel Paese, e vedrai che con l’insoddisfazione che c’è in giro, ci riusciremo”.

A quel punto mi si accende la lampadina: guarda guarda che Grillo, con la scusa del programma d’avanguardia, la green economy, i rifiuti zero, il no al cemento, la rinuncia di una parte dello stipendio dei Parlamentari, la denuncia della partitocrazia, abbia in serbo qualcosa di pericoloso?

Nel Venti un certo Benito Mussolini fece una cosa del genere – programma di sinistra, dinamiche di democrazia interna decisamente autoritarie, marginalizzazione della stampa scomoda, eccetera – e sappiamo com’è finita. Quando Grillo dichiara alla stampa la stessa cosa, le lampadine che si accendono sono due.

Al che porgo timidamente una domanda: “Scusate, ma se delle persone che hanno militato con Raffaele Lombardo, con Totò Cuffaro, con Silvio Berlusconi, vi chiedono di aderire al vostro Movimento, che fate?”.

“Lo facciamo entrare. Il regolamento prevede che dopo tre anni possono iscriversi”.

Resto a bocca aperta. Basito. Riepiloghiamo: con chi da una vita fa durissime battaglie contro la corruzione, la mafia e i Comitati d’affari, il M5S non si allea. Con chi vuole riciclarsi sì, basta che espii tre anni. A Belpasso sta succedendo esattamente questo.

Per il comico genovese, il problema non è unirsi con la parte migliore del Paese per cambiarlo, ma creare un recinto, metterci dentro gli iscritti, dare l’illusione della democrazia, tenere tutto sotto controllo mediante internet, varare un bel regolamento, espellere chi disturba e prendersi in mano il Paese. Da soli. Niente male.

Intanto però a Belpasso il M5S – che nel frattempo ha trovato un altro candidato sindaco – rischia di diventare funzionale al sistema: non arriverà al ballottaggio, ma farà in modo di impedirlo anche a noi, che abbiamo ottime possibilità di vincere perché intanto hanno aderito al nostro progetto il Pd, il “Megafono” (lista del presidente della Regione Rosario Crocetta), e Sel. Se vincono i corrotti, poco importa. L’importante è salvare la razza e controllarla dall’alto, vero Grillo?

Sì, certo, poi arrivano gli adepti (ne ho conosciuti tanti e vi assicuro, senza alcuna ironia, che sono dei bravi ragazzi), contestano queste riflessioni, ti parlano di metup e di altre parole incomprensibili, girano i tacchi e se ne vanno.

Provate a parlare con qualcuno di questi. Fino a quando discettano della casta, fanno ragionamenti ineccepibili. Quando il discorso scivola sui metodi del loro Movimento , ecco che scattano reazioni da setta: frasi fatte, slogan triti e ritriti, parole senza senso mandate giù a memoria, magari per abborracciare qualche risposta in mancanza di argomenti seri. L’altra sera ho parlato per la prima volta con la parlamentare regionale che a ottobre avevo invitato a votare. Un politico di destra mi avrebbe quantomeno ringraziato, ma ragazzi, questo è il Movimento 5 Stelle, non so se mi spiego… Abbiamo parlato di questa storia, mi sarei aspettato un minimo di autocritica, invece niente, il solito disco rotto.

Nessuno – dicasi nessuno – che si permetta di mettere in discussione i Capi, i regolamenti interni, le espulsioni, nessuno che osa far casino e dire: “Io con queste regole del c… non ci sto”. Eppure vengono definiti “rivoluzionari”. Con gli altri. Ma indulgenti, fin troppo indulgenti, coi Capi. Al punto che, quando un paio di mesi fa mi sono permesso di scrivere un paio di righe su questa storia (solo un paio, non di più) alcuni della setta… pardon, del Movimento 5 Stelle, hanno girato la frittata: “E’ stato lui a cercarci per l’ambizione di fare il sindaco”. Certo, per l’ambizione… Ci ho riso su, ma ho capito che questi sono capaci di mistificare i fatti pur di non mettere in dubbio il Verbo del guru.

Eppure mi è stato insegnato che le vere rivoluzioni, prima di farle contro il sistema, devi farle dentro di te, mettendo in discussione, se è il caso, perfino tuo padre. Qui l’unica cosa che sanno dire è: “Lo prevede il regolamento, non possiamo farci niente”. Un’altra frase pericolosa, un altro alibi che giustifica l’azione dei vertici. Di queste giustificazioni la storia è piena: l’uso degli ordini che arrivano dall’alto è sempre servito come alibi per nascondere l’impotenza di ribellarsi a un Capo.

Invece qui si vive di internet, o al massimo di un dibattito segreto fatto negli agriturismi, magari dopo aver obbligato i parlamentari a salire sui pullman.

E poi, vorrei capire: chi internet non lo sa usare (o lo usa male) che fa, non partecipa ai dibattiti? Come si fanno le discussioni politiche? Attraverso la rete? Siamo seri!

I tanto vituperati partiti almeno hanno i Congressi: ogni anno ci vanno i delegati della “base” per confrontarsi con i vertici. Li criticano, li attaccano, gli leccano il culo, ma almeno lo fanno “de visu”, pubblicamente, non negli agriturismi segreti; almeno hanno la possibilità di guardarsi negli occhi, di sorridersi, di imbronciarsi, di incazzarsi, di studiare l’espressione dell’altro, di dialogare con gli occhi, di osservare i tic, insomma di fare delle cose umane.

La razza ariana, invece, “dialoga” tramite il “metup” . Parlano ma non approfondiscono nulla perché il linguaggio di internet non ti permette di argomentare sufficientemente. Intanto i recinti si chiudono. Al massimo puoi parlare con chi pascola fuori dalla palizzata. Ma guai se decidi di aprire il recinto e di pascolare liberamente nella prateria. Grillo dall’alto ti guarda. Casaleggio ti protegge.