Egregio ex Sindaco Alfio Papale,

prima di rivolgermi direttamente a lei, desidero informare i lettori di quanto è successo in questi giorni convulsi di campagna elettorale.

 

Cari lettori,

sono stato querelato dall’ex Sindaco di Belpasso Alfio Papale, in merito ad un articolo pubblicato in questo sito.

Nei giorni scorsi è venuta la Polizia postale a casa mia per oscurare il servizio giornalistico. Da ora in poi, chiunque volesse leggerlo non potrà farlo: il “pezzo” è sotto “sequestro preventivo”.

Era un articolo che parlava del “rinnovamento” del Popolo delle libertà (formazione nella quale milita Papale), un “rinnovamento” che il leader di quel partito, Silvio Berlusconi, preoccupato dai sondaggi negativi, riteneva di realizzare mettendo da parte personaggi come Cosentino e Dell’Utri (notoriamente collusi con camorra e mafia, almeno secondo i magistrati) e inserendo in lista personaggi come l’ingegnere Alfio Papale, notoriamente famoso a Belpasso (città che amministra da trent’anni) per essere un “cementificatore di professione”. Da ciò il titolo: “Da Cosentino ad Alfio Papale”. Che, come si evinceva benissimo dalle prime righe, non intendeva rappresentare un accostamento fra i personaggi citati, ma solo una sintesi lessicale di ciò che il “pezzo” esplica ampiamente.

 

Dopo questa breve premessa, mi rivolgo a lei, egregio ingegnere Papale, con questa “lettera aperta”.

Dunque, dopo oltre vent’anni di denunce contro di lei, finalmente si è deciso a querelarmi. Non è mai troppo tardi!

Eppure in questo venticinquennio non mi ha mai degnato, non dico di un esposto, ma di una smentita di due righe per contestare il contenuto dei miei articoli.

Neanche quando, alla vigilia delle ultime elezioni regionali dello scorso ottobre – quando, dopo aver rassegnato le dimissioni da Sindaco, ha deciso di candidarsi per Palazzo dei Normanni – avevo fatto invitato i nostri concittadini a non votarla per almeno sei motivi, un appello che, sarà una coincidenza, non pare essere caduto nel vuoto.

Dunque, o le cose denunciate in questi anni erano vere; oppure erano false e lei – grazie al suo immenso spirito misericordioso – non ha ritenuto di adire le vie legali.

Nel primo caso ho buone ragioni di ritenere che querelandomi, abbia voluto evitare un provvedimento giudiziario apparentemente contro di me, ma sostanzialmente contro di lei. Infatti, come sa benissimo, in campo penale, il magistrato – di fronte a una presunta diffamazione – è tenuto ad indagare a trecentosessanta gradi non solo sul denunciato (in questo caso io), ma anche – di fronte ad eventuali notizie di reati – sul denunciante (lei), sul quale un’azione del genere avrebbe potuto sortire una sorta di effetto boomerang.

Nel secondo caso dovrei prendere atto che il suo cuore è davvero immenso, e allora invito i nostri concittadini ad indire una petizione con lo slogan “Papale santo subito”. Con i tempi che corrono, però, dubito che la proposta possa andare in porto.

Eppure di cose nei suoi confronti, in questi anni, ne ho dette tante. Ma non c’è stato verso di farmi querelare. In compenso contro di me si è levata una campagna di denigrazione che mi ha portato ad essere una specie di esule al mio paese.

Lei non sa cosa significhi essere esule al proprio paese. Non lo sa perché, egregio ingegnere, lei a Belpasso è stato visto alla stregua di un Signorotto medievale.

Lei non sa cosa vuol dire lottare e soffrire per certi ideali, a prescindere dai venti che soffiano da destra o da sinistra. Eppure lei, per ben due volte, mi ha offerto il posto di addetto stampa del Comune, ricorda?, che ho garbatamente rifiutato perché sono convinto che se vuoi essere davvero un uomo libero, se vuoi contribuire al cambiamento di questo Paese malato che è l’Italia, devi ineluttabilmente pagare un prezzo.

Di solito dalle nostre parti funziona così: è quasi sempre il giornalista a cercare il politico per chiedere un favore, quasi mai viceversa. Nel mio caso è stato esattamente il contrario. Infatti lei non è stato l’unico ad offrirmi qualcosa. A tutti ho risposto allo stesso modo.

Lei non sa cosa vuol dire avere un nodo in gola quando una ruspa abbatte una casa antica o un ulivo centenario. E sa perché? Perché quella casa antica ha un’anima, e anche quell’albero ha un’anima, quella casa antica contiene un pezzo della nostra storia, e quell’ulivo è l’espressione di Dio Padre Onnipotente. L’anima dell’uomo e l’anima di Dio. Due anime in una. Che un tempo trovavano la loro perfetta armonia nel connubio fra la campagna e la città. Un tempo… quando i nostri Padri – per un senso di amore e di civiltà – per costruire le loro comunità si avvalevano dei migliori architetti, dei migliori urbanisti, delle migliori maestranze per rendere belli e accoglienti i posti in cui vivevano e anche, mi scusi la retorica, per rispettare il loro Dio.

Fortunatamente esiste ancora qualche luogo civile non ancora intaccato dal cemento. Non ci vada solo per una gita, ci vada per nutrire il suo spirito, ci vada per rendersi conto di quanto gli uomini antichi fossero più belli e più ricchi di noi.

Lei non sa cosa vuol dire “sentire” il respiro di Dio che si insinua fra le foglie degli alberi e arriva, con il suo profumo, dolcemente fino a te. Non sa cosa vuol dire cosa si prova a calpestare il pavimento di una casa antica, costruito secoli e secoli fa dai nostri Padri. Non so come spiegarlo, ma in quel momento io provo qualcosa di molto forte, di struggente anche.

E lei non sa, egregio ex Sindaco, cosa si prova quando l’anima di Dio e l’anima dell’uomo vengono profanate dall’uomo, che probabilmente non riesce a comprendere la vera essenza della vita. Una vita che non è fatta solo dai soldi, ma dalla bellezza, dall’amore, dalla memoria. Forse non sa cosa si prova quando si ha il fondato presentimento che il tuo paese stia diventando una caotica jungla di cemento come i “paesi dormitorio” della periferia di Catania.

Dunque, egregio ex Sindaco Papale, perché soltanto ora ha deciso di adire le vie legali? Il suo spirito misericordioso è tutt’a un tratto sparito, oppure c’è dell’altro? E quest’”altro” a cosa potrebbe essere attribuibile? A nervosismo? A paura? A entrambe le cose?

Non saprei. So che lei si è dimesso da Sindaco per diventare deputato regionale e non c’è riuscito. So che Berlusconi l’ha candidata alle nazionali e non è riuscito ad andare neanche al Parlamento. Al danno si è aggiunta la beffa di essere stato in entrambi i casi il primo dei non eletti, e questo, mi creda, mi dispiace molto, sì, mi dispiace, perché lei mi è pure simpatico: lo dimostra il fatto che dopo la doppia sconfitta, non mi sono mai permesso di infierire con sfottò o frasi di cattivo gusto nei suoi confronti. Sono rimasto in silenzio. E le dico pure che provo un grande disgusto nell’osservare certi rampolli della politica locale, fino a ieri adoranti al cospetto del Capo, irriconoscenti oggi al punto da dire che quasi neanche la conoscono. Ammetto che il disgusto aumenta al solo pensare che tutta questa farsa è solo un “gioco delle parti” che assegna a lei la parte di Vecchio della politica e a loro quella di Giovani, e che alla fine Vecchi e Giovani si metteranno insieme – ancora una volta – per scongiurare il pericolo di un cambiamento vero.

Però devo confidarle una cosa: considero un vero peccato che una intelligenza come la sua sia così scarsamente impegnata per il Bene comune…

Anzi, in confidenza, vuole saperla un’altra cosa? Quando scrivo un articolo contro di lei provo molto dolore. Perché mi rendo conto che non è bello leggere certe cose. Ma provo un dolore incommensurabilmente più forte quando qualcuno distrugge la storia e la natura, quando distrugge l’anima, è come se stessero uccidendo un pezzo di me. Per sempre.

Sa quante volte mi è capitato di scrivere contro persone cordiali come lei? Ed ogni volta, le assicuro, ho provato lo stesso dolore. Ma ho imparato che tra l’amicizia e la Verità, tra l’amicizia e il Bene comune, bisogna sempre scegliere la Verità e il Bene comune. Se agisci al contrario, avrai sempre un amico in più (magari falso), ma avrai prodotto un danno irreparabile alla società.

Lei ha subito due sconfitte politiche, una dietro l’altra, e questo mi dispiace: le auguro sinceramente di essere ripescato. Ma allo stato attuale, queste sconfitte, le hanno fatto perdere il dominio sul suo paese. Una cosa da far saltare i nervi anche a un santo. Quindi è normale che un po’ di nervosismo abbia assaltato un aspirante alla santità come lei.

Solo che questo “nervosismo” coincide con un fatto nuovo, per certi versi rivoluzionario: la persona che in questo quarto di secolo l’ha denunciata di più, spinta da un ampio pezzo di Società civile, ha deciso di candidarsi a Sindaco di Belpasso. E siccome in città, a quanto pare, si parla di questa candidatura, anzi diciamo pure che si avverte un certo entusiasmo, la cosa potrebbe diventare un tantino “pericolosa”. Se infatti, ‘nsama a Diu, dovessi diventare Sindaco, la pentola si potrebbe scoperchiare e magari ci accorgeremmo tutti che quanto denunciato finora potrebbe essere solo la punta dell’iceberg, e allora, cosa succederebbe?

Ecco che quindi sorge un dubbio: non è che questa querela vuole essere un deterrente per una persona non controllabile? È solo un dubbio, signor ex Sindaco, un dubbio probabilmente infondato, perché adesso lei dirà che nell’articolo oscurato ho superato il limite, e quindi che è stato costretto a querelarmi. Non è così: quelle cose le ho sempre scritte.

 

Nell’articolo oscurato l’ho definita in tanti modi e se lei si è risentito me ne dispiaccio. Ovviamente non ripeto certe frasi contenute nel “pezzo” sia per non incappare in una eventuale reitera del reato, sia per non urtare la sua sensibilità, ma mi sia consentito di spiegare il significato intrinseco di certi termini, e di fare, a modo mio, un po’ di letteratura.

Le dico, comunque, che mi assumo le mie responsabilità, in quanto – seppur consapevole che ogni parola, per chi non conosce la sua storia, potrebbe apparire eccessiva – gli aggettivi e i sostantivi usati, sono stati soppesati uno per uno e usati a ragion veduta.

Il “parvenu” – secondo i vocabolari – è un arrampicatore che si è arricchito rapidamente. Questo come significato letterale. Aggiungendo “della politica”, il significato cambia: in questo caso l’arrampicatore è colui che, utilizzando una vasta rete clientelare, riesce ad avere e ad esercitare potere sia per fare carriera politica, sia per migliorare la propria situazione professionale. Questa è la definizione esatta di ciò che do di lei. Né più né meno. Lei solo sa se, mediante questa pratica, si è arricchito.

Ebbene, signor ex Sindaco, è vero o no che lei ha “utilizzato” la politica? Può nascondere che negli anni in cui è stato prima assessore, poi Sindaco, il suo studio tecnico – assieme agli studi tecnici di diversi suoi colleghi folgorati sulla via della politica – ha redatto tantissimi progetti (non sempre chiari) nel territorio di Belpasso? Può negare che la politica le ha consentito di “monopolizzare” le progettazioni private e di espellere o di ridimensionare i tecnici che non sono stati al gioco?

Può nascondere che l’abnorme incremento demografico – causato dall’edificazione di case abusive: lei ne sa niente? – concentrato soprattutto nei Villaggi prospicienti alla frazione di Piano Tavola (frazione che vuole l’autonomia, con conseguente richiesta di annessione di ampie porzioni di territorio) sta facendo esplodere una problematica assai difficile da dirimere?

Perché lei, in qualità di primo cittadino, non ha vigilato sul territorio? Chi sono i progettisti di quegli immensi capannoni sorti in aree agricole di pregio, ma non destinati “a trasformazione di prodotti agricoli”, come prevede la legge? Cosa ci fanno quelle strutture destinate ad attività del tutto incompatibili con l’agricoltura, in mezzo agli ulivi e ai fichidindia? Queste attività, secondo quanto prevedono le norme, non dovrebbero essere ubicate nelle aree artigianali? Perché non è partita l’area artigianale, malgrado la crescente richiesta? Esistono, nelle aree agricole, le infrastrutture per lo smaltimento dei rifiuti prodotti da questo genere di attività? Attendiamo risposte.

È vero che diversi anni fa – reduce dall’ennesima esperienza di Sindaco – lei subì un processo in cui era accusato di avere favorito molte persone a lei vicine mediante degli attestati falsi? Le ipotesi di reato andavano dall’abuso d’ufficio al falso. Malgrado le prove e le testimonianze schiaccianti, si salvò da una condanna praticamente certa per prescrizione. Può smentirlo? Come giudica un atto del genere? Un imbroglio o un esempio di benevolenza? Un atto di generosità o di clientelismo?

A proposito di “clientelismo”, il Sabatini-Coletti lo definisce così: “Pratica consistente nel concedere vantaggi a chi può offrire un contraccambio”. C’è un nesso fra il significato di questa parola e i consensi bulgari che fino a pochi anni fa ha ricevuto dai suoi concittadini?

E’ vero che la maggior parte degli incarichi legali conferiti negli ultimi anni dal Comune sono andati alla figlia del senatore Firrarello (del suo stesso partito) e non a professionisti locali? È vero che molti altri incarichi sono andati allo studio legale dove lavora la figlia del parlamentare brontese? Qual è stato il criterio di queste scelte? Secondo lei come si chiama questa pratica?

È vero che l’Amministrazione da lei presieduta ha tolto inopinatamente l’incarico legale ad una professionista locale che aveva vinto il primo grado di giudizio, nel quale il Comune era parte in causa? È vero che, in secondo grado, l’incarico è stato tolto a questa professionista per darlo alla figlia di un consigliere comunale del suo partito? Come si chiama questa pratica anomala?

È vero che l’Amministrazione da lei presieduta ha “anticipato” oltre 100mila Euro – secondo la Commissione comunale d’inchiesta – senza concrete garanzie di una copertura finanziaria per un progetto sullo sviluppo e sul turismo rivelatosi non proprio efficace?

È vero che la maggioranza del Consiglio comunale – espressione diretta delle sue liste – ha eletto come Difensore civico un professore di Tecnica che non ha nulla a che vedere con un ruolo delicato come quello del Difensore civico? È vero che la persona in questione, ex Sindaco come lei, militava nel suo stesso partito? Perché degli studiosi di diritto sono stati scartati a vantaggio di un docente che possiede competenze non c’azzeccano nulla con una carica delicata come quella di Difensore civico? È vero che il Difensore civico in questi anni non ha brillato per la sua efficienza, a fronte di un lauto stipendio di qualche migliaia di Euro al mese? Come la chiamiamo una pratica del genere?

Ovviamente si tratta “solamente” di alcuni esempi che potrebbero (potrebbero…) rappresentare solo la punta dell’iceberg.

A questo punto – dato che ha innescato un procedimento giudiziario contro di me – mi assumo le mie responsabilità, accettando una eventuale condanna per diffamazione, e dichiarandomi fin da adesso a disposizione dei magistrati, anche se sono certo che si indagherà a trecentosessanta gradi sugli ultimi trentacinque anni di Vita pubblica belpassese, trentacinque anni che l’hanno vista come protagonista indiscusso.

E le domando ancora: chi sono i reali proprietari delle aree edificabili di Belpasso? E’ vero che il Piano regolatore è stato redatto dal cugino e dalla nipote di Salvo Lima? Sa chi era Salvo Lima? Sa che era il politico andreottiano che a Palermo faceva da cerniera fra la mafia e le istituzioni? È vero – come hanno denunciato all’epoca alcuni consiglieri comunali dell’opposizione – che il Prg sarebbe stato redatto tenendo in considerazione “certe” esigenze? Perché non si è provveduto a redigere un nuovo Piano, considerato che quello di Lima è scaduto dieci anni fa? Perché questa comunità è stata privata di uno strumento urbanistico che – in un momento di crisi come questo – l’avrebbe potuta far crescere economicamente e socialmente? Egregio ex Sindaco, come definire tutto questo?