Nei giorni scorsi sono stato invitato da un’associazione giovanile di Belpasso, “Pensiero libero”, per organizzare – in occasione del ventesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta – una manifestazione in ricordo della strage di Capaci.

Assieme a me sono stati invitati alla riunione cittadini ed associazioni, che, come me, hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa, lanciando idee e proposte per la fiaccolata del 23 maggio e per il successivo dibattito sulla mafia.

Torno a casa contento, consapevole che – dopo anni di indifferenza, di immobilismo o, peggio, di complicità nei confronti della peggiore classe politica della città – finalmente anche nella mia comunità qualcosa si stesse svegliando, soprattutto nelle coscienze dei giovani.

Passa qualche giorno e qualcuno mi segnala che su facebook – in occasione del 25 aprile – c’è un intervento del presidente di “Pensiero libero”, che, a proposito della resistenza e della Lotta partigiana scrive: “Liberazione??? e da cosa? dagli stessi italiani solo che si chiamano fascisti anziché partigiani? Dai tedeschi che giustamente ci hanno invaso perché, come nostro solito, ALL’ITALIANA abbiamo voltato le spalle all’alleato due secondi dopo aver capito che era tutto finito? Dalla dittatura che ha lasciato il posto alla schiavitù… di matrice statunitense? Ma finiamola!!!”.

Dunque i tedeschi ci hanno invaso “giustamente”…

Sogno o son desto? Strabuzzo gli occhi, mi do un pizzicotto e cerco di capire se è tutto vero. Proseguo la lettura e apprendo ancora: “Partigiani d’Italia, trovate altre argomentazioni per risorgere dalle vostre fogne che per 70 anni avete solo rotto con sta falsa storia della liberazione…”.

Dalle vostre “fogne”, i partigiani, che evidentemente si sono inventati la “falsa storia della liberazione”. Non credo ai miei occhi…

Quindi il finale: “L’Italia fascista è stato e rimarrà l’ultimo momento aureo della storia d’Italia!!!”.

Resto basito. Con il presidente di questa associazione – un ragazzo vivace e intraprendente, figlio di un caro amico d’infanzia – e con diversi giovani della stessa, avevo parlato poche sere prima di tanti argomenti (dalla mafia all’antimafia, dalla destra alla sinistra) intraprendendo un dialogo fresco, spontaneo, simpatico. Tutto mi sarei aspettato tranne che un intervento del genere.

Ora ovviamente ognuno è libero di esprimere le proprie idee (anche quelle apologetiche del fascismo?), che mi astengo dal commentare per evitare di addentrarci in polemiche che non voglio fare con dei bravi ragazzi e che ci porterebbero lontano.

Mi limito solo a dire che il presidente di un’associazione non è un semplice cittadino. È il rappresentante legale, morale e culturale di quel sodalizio. Il quale, se lo ha eletto, evidentemente ne condivide il pensiero.

Qualcuno potrebbe obiettare che all’interno del club ognuno è libero di esprimere le proprie idee. Giusto! Ma quando lo fa il presidente e per giunta pubblicamente – proprio perché rappresentante di quell’associazione -, quell’idea, all’esterno, viene percepita come la sintesi del pensiero dei soci. Di tutti i soci. I quali, se non sono d’accordo con quelle dichiarazioni, hanno il dovere di esprimersi ed eventualmente, di fronte alla eventuale gravità delle stesse, di prendere una posizione, compresa la richiesta le dimissioni di chi le ha pronunciate.

Ma questo, naturalmente, non tocca a me suggerirlo. Mi limito solamente a dire cosa avrei fatto io nel caso in cui fossi stato un semplice socio. Perché una cosa è certa: se fossi rimasto in silenzio, implicitamente sarei stato d’accordo col mio presidente. O no?

Stessa cosa dicasi per le associazioni e i cittadini coinvolti in questa iniziativa: “Pensiero libero” non è una delle tante associazioni coinvolte nel progetto, è “il” progetto, in quanto sodalizio proponente.

Eh no, cari signori, è troppo comodo starsene in silenzio, accendere una torcia e passeggiare per le vie del paese per mettersi in pace con la propria coscienza. Antimafia vuol dire prendere una posizione, denunciare, mettersi contro se è necessario, pagare un prezzo.

I valori dell’antimafia sono gli stessi di quelli dell’antifascismo perché la mafia e il fascismo – come tutte le dittature – sono negazione della libertà. E noi abbiamo il dovere morale di tenerne alti i principi sanciti da una Costituzione scritta con il sangue di chi si è fatto trucidare per garantire a tutti – a tutti! – la cosa più importante per un essere umano: la libertà. Bisogna farlo senza se e senza ma.

Per quanto mi riguarda – seppure a malincuore – sono costretto a prendere le distanze da un’iniziativa condizionata da posizioni ideologiche di tal fatta, senza pretendere che altri seguano i mio esempio. Mi limiterò, come sempre, a prendere atto dell’ennesimo silenzio di una città ridotta allo sbando e in balia di se stessa.