Una fiaccolata per Falcone ed ecco che siamo diventati grandi cultori della legalità. Facile no? E non costa neanche tanto. Crei il Santo, accendi una bella torcia, organizzi la processione, sfili con la faccia un po’ compunta e un po’ commossa, ti fai la via Roma, e tutt’a un tratto sei diventato anti mafioso. Un miracolo. Nel paese dove mai nessuno ha osato pronunciare la parola “Malpassoto” quando il Malpassoto uccideva e ordinava di uccidere, nel paese dove mai nessuno ha osato dire che esiste una connessione precisa tra l’abusivismo edilizio e certa politica, in quel paese dove il sindaco Papale – come è noto, grande campione di legalità – vince con l’85 per cento dei consensi, in quel paese dove se denunci il malaffare la gente che ti si rivolta contro o (nella migliore delle ipotesi) ti sommerge di silenzio, ebbene, in quel paese dove succede tutto questo, oggi possiamo dire che una fiaccola ha illuminato i cuori e le menti di tanti cittadini, trasformando la complicità e l’indifferenza in impegno contro il maligno. Un grande miracolo, davvero!

E quelli che la fiaccola non l’hanno accesa? Arderanno per sempre nelle fiamme dell’inferno.

Ovviamente alla fiaccolata non poteva mancare il Signor Sindaco: non aveva la fascia tricolore, ma aveva anche lui la sua bella torcia. Lo stesso Sindaco che dichiara pubblicamente che la rovina della Sicilia non è Cosa nostra, e neanche gli attentati contro i magistrati, ma le fiction sulla mafia. Lo stesso che ha devastato il territorio con capannoni e case abusive. Lo stesso che ha fatto del clientelismo una pratica quotidiana. Ebbene, anche lui non si è lasciato sfuggire l’occasione. Un po’ come fa quando va alle processioni, magari con supporto di bombe, girandole, trik trak e cose del genere.

Se con Nostro Signore vivi un legame spirituale, all’insegna del rispetto del prossimo, degli esseri umani e delle regole democratiche, della libertà e della legalità, della lotta alla mafia (quella vera) e contro ogni forma di violenza, non va bene: devi per forza omologarti a una cultura che premia l’apparire e non l’essere.

La fiaccolata per ricordare Giovanni Falcone – come affermato dal sottoscritto in due articoli pubblicati in questo sito – è stata organizzata da una associazione, “Pensiero libero”, il cui presidente – in occasione del 25 aprile – ha pronunciato frasi che il sottoscritto ha ritenuto gravissime contro i partigiani e contro la resistenza. E siccome antimafia e antifascismo hanno valori comuni in quanto opposti a un potere eversivo e violento, il sottoscritto, che si sarebbe aspettato una presa di distanza da parte di molti, in mancanza di tutto ciò, ha ritenuto di non essere presente. Cosa affogata nel più assoluto silenzio, malgrado il record di lettori registrato in concomitanza degli articoli apparsi sul sito su questa vicenda. Ergo: tutti (o quasi) sapevano, ma tutti (o quasi) hanno fatto finta di non sapere. Come sempre.

Come se non bastasse, veniamo a conoscenza che una parte di quell’associazione – compreso il presidente – , alle ultime elezioni si è spesa (attraverso una campagna elettorale) a favore dell’attuale presidente del Consiglio comunale, Nino Rapisarda, il continuatore di quella “Giunta dei geometri” che a Belpasso ha fatto non pochi danni.

Alle prossime elezioni – dato che Papale concluderà il suo mandato – Rapisarda è in pole position per candidarsi al suo posto. Su di lui non possediamo molti elementi per dire che sia l’alter ego dell’attuale primo cittadino. Ma possiamo affermare senza timore di smentita che egli appartiene allo stesso sistema. Non sappiamo se alla fiaccolata c’era anche lui. Se ci fosse stato, non ci saremmo meravigliati.

Ovviamente niente di male se si fa la campagna elettorale a qualcuno, ma per favore non ci si erga a depositari del “Pensiero libero”, specie se si fanno dichiarazioni così smaccatamente fasciste e se si fa propaganda elettorale a un esponente di un sistema guasto. Legalità e libertà sono parole troppo serie e troppo impegnative per essere spacciate così. Parole che presuppongono una completa autonomia da un potere come quello che ci ha governato per molti anni.

Meraviglia non poco che i cittadini dabbene non abbiano sentito l’esigenza di prendere le distanze – quanto meno con una dichiarazione ufficiale – da una iniziativa della quale non era difficile cogliere le motivazioni più intrinseche. Qualcuno ha obiettato che per fare la lotta alla mafia bisogna essere uniti. Certo. Ma uniti su cosa? Sui valori, non certo sulle fiaccole da esibire.

La mafia, Egregi Signori, non è solo quella che spara o che fa le estorsioni. Quella è solo manovalanza. La mafia è annidata in ben altri contesti e sistemi collegati con la manovalanza. La mafia sarà dentro di noi fino a quando accetteremo la pratica della raccomandazione, fino a quando non ci ribelleremo a una politica che a Roma come a Belpasso ha prodotto danni incommensurabili, fino a quando non prenderemo una posizione contro chi saccheggia il nostro futuro.