E’ il pomo della discordia da due mesi e mezzo: il via libera ai mezzi motorizzati deciso dal presidente del Parco dell’Etna, Carlo Caputo, in alta quota (versante Bronte e Maletto: quello meno sfruttato) e nelle zone A e B del vulcano. Un provvedimento che ha indotto sette associazioni a presentare ricorso al Tar, con Legambiente che ne ha presentati addirittura due, ma con una corrente di pensiero opposta che sostiene il contrario, cioè che introdurre i motori sull’Etna “è cosa buona e giusta”: potrebbe costituire un volano poderoso per portare turisti in quella parte dell’Etna. Il presidente del Parco dell’Etna, Carlo Caputo sta con quest’ultima corrente . E lo spiega attraverso questa intervista a L’Informazione.

Caputo, lei su questa autorizzazione è stato molto criticato, addirittura molti sodalizi hanno presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Cosa risponde?

“E’ importante fare una premessa: l’autorizzazione viene rilasciata su una pista forestale o su una strada forestale, cioè su un luogo dove quotidianamente passano autoveicoli”.

In che senso?

“Mi riferisco al fatto che qualche giorno fa sono andato appositamente in uno di questi luoghi e ho fotografato ‘semplicemente’ una trentina di auto. Teniamo conto del fatto che in queste piste ci sono addirittura i segnali stradali che indicano addirittura le velocità”.

Quindi?

“Non vorrei che passasse l’idea che il Parco avesse autorizzato l’ingresso di due pullman eco-compatibili su un sentiero non esistente o su una strada nuova. Niente di tutto questo. Si tratta di una pista forestale esistente da decenni e attraversata quotidianamente da decine e decine di autoveicoli (e posso fornire le foto). Pongo una domanda: a creare l’impatto sono i due autobus autorizzati (massimo 120 persone) o un traffico di quel genere?”.

Lei comunque ha dato il via libera.

“Sono i due comuni proprietari e territorialmente competenti, quindi due soggetti istituzionali che fanno parte del Parco e fanno istanza al Parco: se questa viene negata, anche loro sono nel pieno diritto di presentare un ricorso al Tar”.

Sì, ma il ricorso lo hanno presentato le associazioni ambientaliste, dicendo che il regolamento dell’ente Parco vieta questa pratica.

“Io sono dell’idea che un servizio di questo tipo non crea un impatto che danneggia quell’area, poiché si svolgerebbe su piste della forestale, cioè su quell’attività forestale che serve alle attività selvi-colturali, alla sorveglianza del bosco e alla fruizione turistica regolamentata: queste tre attività si svolgono attualmente in tutta Italia sulle piste forestali”.

Sì, ma le associazioni dicono di ridurre quel traffico, non di incrementarlo attraverso altre autorizzazioni.

“In una riunione che ho avuto con loro ho fatto una provocazione dicendo che forse la posizione più ambientalista è quella del Parco”.

Cioè?

“Quando si istituisce un servizio su quella pista forestale (26 chilometri che da quota 1100 arriva a 1900) e si impone di utilizzare esclusivamente i mezzi preposti all’uso turistico, passando da decine di autoveicoli a due soli mezzi, quel è la vera posizione ambientalista? In ogni caso, accolgo con serenità il ricorso presentato al Tar perché sarà occasione di confronto”.

Nella foto: Bronte (Catania) con lo sfondo dell’Etna

Luciano Mirone