Quarantotto uomini colti in flagranza mentre stanno maltrattando le loro donne, ovvero mogli, fidanzate, compagne o ex.  Centoquaranta arresti per atti persecutori e maltrattamenti in famiglia. Sono le cifre fornite dalla Procura della Procura della Repubblica e dai Carabinieri di Catania in merito ad un fenomeno che non accenna a diminuire, in provincia come nel resto d’Italia.

Una piaga che presenta dei risvolti tragici, come quello, tra i tanti, accaduto nei giorni scorsi a Bronte – Catania – ad Ada Rotini, trucidata con 40 coltellate dal compagno Filippo Asero per futili motivi.            

Oggi l’ennesimo fatto di cronaca. L’arresto, ad opera dei militari della Stazione di piazza Verga, di un ragazzo di 20 anni, indagato per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza sessuale.

Le indagini hanno fatto luce sulla ‘condotta illecita posta in essere dall’uomo dal dicembre 2019 ad oggi  nei confronti della compagna, una ragazza di 19 anni’.  

L’indagato ha maltratto la convivente anche durante la gravidanza e poi in presenza del figlioletto (nato nell’agosto 2019); in particolare ha tenuto un atteggiamento aggressivo e prevaricante, insultandola, minacciandola di morte e picchiandola abitualmente con calci e pugni, perfino quando la ragazza teneva in braccio il loro bambino, tanto da costringerla in alcuni frangenti a ricorrere alle cure dei sanitari dei nosocomi catanesi; mostrando inoltre una gelosia morbosa e obbligandola a non uscire di casa, impedendole di frequentare amici e parenti e pretendendo il controllo assoluto in ogni aspetto della vita quotidiana; azioni che gli facevano assumere, come già detto, una posizione di supremazia che ha determinato nella vittima una condizione di sottomissione fisica e pscologica.

Condotte violente che sono consistite, oltre alle minacce e le botte, nel costringerla ad avere dei rapporti sessuali non consenzienti.  

Una serialità di azioni vessatorie che hanno provocato nella persona offesa uno stato di cronica sofferenza, paura e turbamento, tanto da indurla a volte, poiché ormai letteralmente soggiogata, ad un ripensamento in merito alla denuncia-querela presentata ai carabinieri con il sostegno della famiglia d’origine.

L’esauriente quadro probatorio, espresso grazie alla perfetta osmosi investigativa tra il magistrato titolare del fascicolo e i carabinieri, recepito in toto dal giudice, ha consentito l’arresto e il trasferimento in carcere del maltrattante.   

Barbara Contrafatto