A Malta dovrebbe concludersi oggi ‘l’inchiesta pubblica’ sulla morte della giornalista Daphne Caruana Galizia, ma secondo a quanto si sente fra la gente dell’isola, malgrado le clamorose scoperte sull”ala militare’ che avrebbe organizzato l’attentato, si è ancora ben lontani dalla verità politica di cui parlano anche i giornali.    

Nei prossimi giorni anche il Primo Ministro Robert Abela sarà tenuto a presentare in parlamento una relazione della conclusione del caso, entro cinque giorni lavorativi successivi alla ricezione del rapporto da parte della magistratura.

La determinazione della magistratura nell’aver voluto continuare a lottare per dare giustizia a Daphne, sicuramente è valsa l’ammirazione del resto dell’Unione Europea, eppure il Governo maltese si è mostrato sempre riluttante in merito alla vicenda, facendo tutto il possibile per chiudere un’inchiesta che, a suo dire, avrebbe messo a repentaglio il procedimento penale, già in corso, contro i sicari accusati, Vince Muscat e i fratelli DeGiorgio.

Ben due anni di richieste incessanti da parte della famiglia di Daphne sono passati, quando il Consiglio d’Europa ha richiesto di continuare con l’inchiesta, facendo leva sull’articolo 2 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Il Governo maltese ha ceduto solo alle pressioni del relatore speciale Pieter Omtzigt.

Ciò che è emerso dall’inchiesta ha sicuramente suscitato nell’opinione pubblica una grandissima preoccupazione, sia in merito alla corruzione diffusasi sull’isola come una “piovra”, sia sul presunto coinvolgimento politico nell’intero complotto per far tacere la giornalista. A questo si aggiunge il sospetto per aver ostacolato la giustizia ed aver protetto le persone coinvolte dalle indagini.

Ad oggi, oltre all’imprenditore maltese Yorgen Fenech, ritenuto l’ideatore dell’omicidio, le uniche persone accusate, come detto, sono i sicari George e Alfred DeGiorgio, oltre a Robert Agius e Jamie Vella, gli uomini che avrebbero fornito loro la bomba dell’attentato.

Eppure, a quasi quattro anni dalla morte della donna, prove e testimonianze indicano che sono ancora in tanti ad essere coinvolti nell’omicidio della giornalista. Che fine hanno fatto tutte le altre persone che in un modo o nell’altro avrebbero partecipato alla vicenda? Ricordiamo i suoi protagonisti, i personaggi definiti dalla stampa nazionale come gli “strati di copertura”, e l’intricata rete di eventi entro cui l’intero processo s’è mosso.

Il nome dell’ex premier Joseph Muscat è emerso più volte, in relazione ad alti livelli di corruzione anche da funzionari pubblici e di polizia e che hanno risposto direttamente a lui. È anche apparso sul telefono telefono di Yorgen Fenech – accusato di aver commissionato l’assassinio della giornalista maltese – in delle chat particolarmente confidenziali di Whatsapp. In seguito a questo episodio, l’ex Primo Ministro è stato interrogato più volte dalla polizia, ma non è mai stato accusato. Tutto ciò che è stato ottenuto sono state le due dimissioni, nel dicembre del 2019. L’ex Premier sta ancora facendo causa a Daphne Caruana Galizia per un servizio giornalistico, secondo il quale la moglie di Muscat, Michelle, fosse l’ultimo beneficiario di una struttura offshore segreta, rivelata dai Panama Papers. L’opinione pubblica non ha mai taciuto sul fatto che Joseph Muscat agisse sempre “dietro le quinte”, e accusa l’attuale Premier Robert Abela di condurre un’azione di governo basato sulla “continuità”.

Il Capo Staff del Governo Muscat, Keith Schembri, è stato accusato di riciclaggio di denaro sporco e di altri reati finanziari, in relazione all’acquisto di macchine da stampa da parte dell’azienda  “Progress Press” e del suo direttore Adrian Hillmann, editore del quotidiano nazionale “The Times of Malta”. Schembri non è mai stato accusato in relazione all’omicidio di Caruana Galizia, anche se durante uno dei tanti interrogatori, lo stesso Fenech affermò che Schembri fosse la “vera mente”. Nel corso del processo è stato ampliamente verificato che Schembri, così come Joseph Muscat, abbia ricevuto doni sontuosi da Yorgen Fenech. Inizialmente i due uomini sembra che fossero legati da una profonda amicizia; anche Schembri compare pesantemente nelle chat trovate sul telefono di Fenech.

Il Ministro dell’Energia Konrad Mizzi, che da quanto emerso era solito firmare ogni accordo “corrotto” stipulato dall’amministrazione di Joseph Muscat, è stato interrogato diverse volte dalla polizia, ma mai accusato in relazione all’omicidio.

L’ex Ministro dell’Economia Chris Cardona, il quale è stato ripetutamente nominato dai DeGiorgio e da Vince Muscat in relazione ad un presunto complotto parallelo per uccidere Caruana Galizia, un’accusa per cui Cardona continua a dichiararsi totalmente estraneo. L’uomo si è dimesso dal Parlamento subito dopo Joseph Muscat; anche lui è stato interrogato dalla polizia, ma non è mai stato accusato in merito alla morte della giornalista.

Il vice commissario di polizia, Silvio Valletta, che andò in vacanza insieme a Yorgen Fenech sul suo yacht nel settembre 2018, in un momento in cui l’imprenditore maltese era già il principale sospettato. Dimessosi dall’incarico, Silvio Valletta non è mai stato accusato.

L’ex commissario di polizia, Lawrence Cutajar, a tutt’oggi indagato per “possibile collusione” dopo essere stato sorpreso a tenere incontri segreti con un socio dell’intermediario Melvin Theuma, all’insaputa della squadra investigativa. È stato rimosso definitivamente dal suo incarico nel gennaio 2020, eppure lo stesso giorno gli è stato assegnato un redditizio contratto di consulenza presso il Ministero degli Interni. Anche Cutajar non è stato accusato dell’omicidio. L’unico agente di polizia ad essere accusato è stato Ray Aquilina, ex Sovrintendente dell’Unità per i crimini economici, sospettato di aver divulgato informazioni sull’indagine sull’omicidio.

E poi c’è la controversa figura dell’ “intermediario” Melvin Theuma, l’uomo che, secondo gli inquirenti, avrebbe organizzato materialmente l’assassinio: l’unico che è riuscito ad ottenere la grazia presidenziale per testimoniare contro Yorgen Fenech.

Alla luce dei fatti e con quello ottenuto finora – tra cui l’accesso al contenuto del telefono di Yorgen Fenech – ci sarebbero elementi sufficienti per gettare ulteriore luce sulle connessioni tra l’imprenditore maltese, i politici maltesi e gli alti funzionari di polizia. Resta da vedere se qualcuno di questi sarà mai ritenuto responsabile.

Secondo la storia giudiziaria isolana, i casi a Malta si trascinano da anni e la maggior parte di questi sono ancora nella fase della raccolta delle prove: i processi veri e propri non sono ancora mai iniziati. Ci si può quindi ritenere fortunati che il processo Galizia sia giunto ad una, per quanto discutibile, conclusione? E’ possibile, se si pensa che durante le sedute processuali è stato dimostrato – e in più di un’occasione – l’inadeguatezza di Malta nell’agire contro i politici legati alla corruzione e al riciclaggio di denaro: un fattore importante che ha determinato il posizionamento del Paese, da parte della Financial Action Task Force (FATF), nella “Grey list”, lista grigia.

E tutto ciò dà un’immagine davvero triste, se si pensa a quello che sarebbe potuto essere davvero il Paese, un piccolo gioiello del Mediterraneo. Nonostante tutte le domande a cui non si è certi di poter mai avere una risposta, ancora una volta però, bisognerebbe ringraziare Daphne per aver aperto gli occhi al suo popolo, e non solo.

Nella foto, la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia in una pittura

Valentina Contavalle