Ok siamo d’accordo: su questa storia siciliana dei “falsi contagi” (presunti) e dei “decessi spalmati” (presunti) a causa del Covid, bisogna esser cauti ed evitare strumentalizzazioni prima del pronunciamento definitivo dei magistrati. Intanto prendiamo atto che l’assessore alla Salute della Regione Sicilia, Ruggero Razza (“per dovere istituzionale”), ha prontamente rassegnato le dimissioni lasciando l’interim al presidente della giunta regionale Nello Musumeci.

Ma qualche domanda sull’argomento va posta, a cominciare dalla “madre” di tutte le domande: perché? Da qui partire per porre a cascata altri quesiti, che devono essere improntati comunque su dati di fatto.

E bisogna concedere ai tre arrestati (due funzionari regionali, più un rappresentante della società che ha rilevato i dati), e all’ex assessore Razza – raggiunto da un avviso di garanzia – il beneficio del dubbio, sia in senso garantista che in senso rigoroso.

Nel primo caso, vogliamo essere fin troppo garantisti: perché escludere che le persone coinvolte abbiano agito in buona fede, magari per evitare allarmismi? Perché non pensare che la magistratura abbia valutato erroneamente questi atteggiamenti?

Sarà un nostro limite, ma non emergono altre domande riferite a una ipotesi del genere. Mentre – probabilmente per lo stesso limite – le domande che riguardano il secondo caso sgorgano in modo più copioso e spontaneo.

Perché in Sicilia finora soltanto i piccoli comuni sono stati dichiarati “zone rosse”? Possibile che i contagi più alti si siano verificati sono lì, mentre nelle città di prima grandezza (a cominciare da Palermo, Catania e Messina) o di media grandezza, i numeri sono stati contenuti? Perché quando, nei mesi scorsi, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, presidente siciliano dell’Associazione dei comuni italiani, parlava di “dati falsi” è stato sommerso dalle smentite e dal silenzio? Perché nello scorso agosto il presidente Musumeci – al cospetto dei primi segnali di recrudescenza del virus, dopo un’estate “tranquilla” – ha tuonato contro gli immigrati, a suo dire principali vettori del Covid, quando ancora in Africa la malattia non era diffusa come in Europa e in gran parte del mondo? Perché lo stesso Musumeci, contemporaneamente, ha consentito gli assembramenti tenendo aperti i locali dove il virus si è propagato in modo esponenziale? C’è una correlazione fra il presunto scandalo dei “dati falsi”, l’economia dell’Isola e la mancata istituzione delle “zone rosse” in determinati comuni? C’è una correlazione fra tutto questo e la politica, dato che 12 giorni fa, nel giro di poche ore, a Palermo, i contagi sono passati da 500 (solo in un giorno) a 250? Che vuol dire la frase intercorsa fra Razza e Musumeci “Se istituiamo la ‘zona rossa’ a Palermo, il sindaco Orlando se la gioca”? Per i due è più importante questo della salute delle persone? Perché solo adesso Musumeci dichiara di avere istituito tante “zone rosse” in Sicilia, quando è pacifico che questo è successo solo nei piccoli centri? Perché su questo argomento il governatore dell’Isola – prima che scoppiasse il caso – ha tenuto un atteggiamento importanto più sul silenzio che sull’apertura?

Di un altro elemento bisogna prendere atto: il magistrato che si è occupato del caso ha scritto che il presidente della Regione “è vittima” di questo “disegno scellerato”. Ma vittima di chi: dei suoi funzionari e del suo ex assessore (a tal riguardo, va ricordato che Razza non è soltanto l’ex assessore di Musumeci, ma anche il riferimento più importante di Diventerà bellissima, di cui lo stesso presidente è leader)? Non lo sappiamo, ma se il giudice ha detto questo, evidentemente sa i fatti suoi.

Il caso, quindi (a meno di eventuali sviluppi), non è inquadrabile giudiziariamente, ma politicamente. Se questo è vero, consentiteci di porre altre due domande: perché Musumeci – quando qualcuno tuonava contro i “dati falsi” – non ha verificato di persona la fondatezza di certe denunce? Perché oggi non fa un po’ di sana autocritica e di chiarezza, ammettendo di avere sbagliato con la demagogia sui migranti e la superficialità con la quale ha trattato la pelle dei siciliani, perché poi c’è “Orlando che se la gioca”. Caro presidente non siamo su Scherzi a parte, sulla salute non si scherza. 

Nella foto: l’ex assessore alla Salute della Regione Sicilia, Ruggero Razza, e il presidente Nello Musumeci

Luciano Mirone