Oggi, 4 febbraio, Giornata mondiale contro il cancro, un evento promosso dall’Unione internazionale contro il cancro (Uicc) e sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. “La Giornata del World Cancer Day – dice la dottoressa Aurora Scalisi, presidente della sezione provinciale di Catania della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) – rappresenta un importante richiamo a riflettere su cosa ognuno può fare per combattere il cancro, dalle istituzioni agli esperti, dai pazienti ai cittadini, tutti fin dalla giovane età. È un invito a chiedersi come dobbiamo e possiamo sostenere la ricerca, come aiutare ed essere di aiuto a chi sta lottando, come informarsi in modo corretto e adottare stili di vita raccomandati. Il claim della campagna triennale che ha inizio quest’anno è ‘I Am and I Will’, ‘Io sono e Io farò’, un invito forte all’azione e all’impegno personale, associazionistico e istituzionale”.

La dottoressa Autora Scalisi, presidente della Lilt Catania (Lega italiana per la lotta contro i tumori)

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro stima che un uomo su cinque e una donna su sei, in tutto il mondo, svilupperà il cancro nel corso della propria vita, con una mortalità di un caso su otto per gli uomini e di una caso su 11 nelle donne. Solo nel 2018 circa 9,6 milioni di persone sono morte di cancro. Dottoressa Scalisi, quali sono i problemi che i medici che curano patologie come i tumori devono affrontare in questo periodo di pandemia?

“Il problema principale, in questo periodo, è relativo agli utenti, più che ai medici: molti reparti ospedalieri sono chiusi in quanto sono preposti alla cura del Covid, molti medici sono stati comandati in altri reparti, si è consigliato, anche attraverso i mass media, di andare in ospedale soltanto se strettamente necessario: tutto questo presenterà un conto da pagare nei prossimi anni”.

Cioé?

“Prendiamo lo screening, che è operativo in territorio nazionale da 20 anni. Lo screening permette di fare una diagnosi precoce dei tumori più incidenti, alla mammella, al colon retto e al collo dell’utero. Questi esami sono stati sospesi per evitare assembramenti, poi ripresi a singhiozzo. Alla fine l’utente stesso si spaventa di andare in ospedale: ecco perché dico che  purtroppo questo conto lo pagheremo nei prossimi anni”.

Può dare qualche dato?

“Nei primi sei mesi del 2020 (periodo del Covid) sono stati eseguiti 1 milione 400 mila esami in meno del 2019. Quest’anno – ammesso che ricominceremo a pieno ritmo – si calcola che ci saranno almeno 2mila tumori in più rispetto a quelli che si registrano ogni anno alla mammella, oltre 600 in più di cancro al colon retto, senza contare le lesioni pre-cancerose, cioè la presenza di adenomi”.

Un problema enorme.

“Il cancro, come le malattie cardio vascolari, non aspetta che finisca la pandemia. Quando tutto si concluderà, avremo cancri più avanzati. Questo vuol dire che ci sarà una diminuzione della sopravvivenza del periodo di cinque anni che tanto faticosamente l’Italia aveva conquistato. L’Italia infatti, fra i paesi europei,  è ai primi posti per la sopravvivenza a cinque anni. La diagnosi precoce ci ha permesso di arrivare ad una guaribilità (ad esempio per il tumore alla mammella) che supera l’86 per cento. Tutto questo porterà anche ad un aumento della spesa sanitaria, poiché ci saranno tumori avanzati per i quali la chirurgia non basterà, quindi saranno necessarie chemioterapie ed altri farmaci”.

Una situazione drammatica.

“Sì, è una situazione drammatica: purtroppo non si è pensato a costruire dei dipartimenti che potessero privilegiare la diagnosi delle cause principali di morte (tumori e malattie cardio vascolari). Quando si verifica una situazione come questa, si blocca un sistema sanitario e naturalmente a pagare il conto sono le categorie più fragili: i malati di tumore che hanno visto postergare chemioterapie ed altre cure”.

Siamo stati colti di sorpresa dalla pandemia oppure c’è stata incapacità di avere agito tempestivamente?

“Nel settore della sanità, la politica ha agito pensando di avere tempo: in Sicilia è stata organizzata una rete oncologica che però comprende situazioni ospedaliere e non territoriali: si dovrebbe organizzare il territorio in maniera tale da rispondere a questa costante richiesta, non solo di diagnostica oncologica, ma anche di terapia. Purtroppo spesso gli ospedali si affollano. I pazienti hanno l’esigenza di essere seguiti anche da infermieri specializzati opportunamente formati. Questa progettazione, che evita l’ingresso in ospedale, ed è abbastanza semplice, ancora non è stata fatta (almeno al sud)”.

Cosa consiglia ai malati di cancro?

“A continuare le cure. La Lilt nazionale sta facendo uno sforzo per avere l’autorizzazione del ministero a mettere i pazienti oncologici come categoria privilegiata per l’accesso alla vaccinazione, mentre finora come categoria non sono stati considerati. Per chi deve fare prevenzione io dico che, anche se gli screening sono interrotti o stanno andando a rilento, ognuno deve pensare alla propria prevenzione, prendendo per buono lo slogan della Giornata mondiale contro il cancro, I’m I will, io sono, io farò, una frase importante: vuol dire che siccome esisto, devo impegnarmi affinché questa malattia possa essere prevenuta al massimo”.

Cosa consiglia alle persone comuni per evitare l’insorgenza di tumori?

“Se rientra nelle fasce di screening consiglio di telefonare al numero verde (provincia di Catania: 800 894007; oppure legatumoricatania.it) e chiedere se può essere prenotato per fare l’esame gratuitamente  con i tempi raccomandati dalla norme anti Covid”.

Di quali esami si tratta?

“Visite ginecologiche, senologiche, ecografie, dermatologiche, dermatoscopie, insomma i test che possono essere utili alla prevenzione oncologica. Il concetto è che dobbiamo auto assisterci in questo momento, se vogliamo guardare al futuro con serenità”.

Luciano Mirone