“Immaginate cosa ha significato perdere un fratello per mano di certa gente che si definisce mafiosa. Un dolore che nessuno può descrivere. Io stesso in 25 anni non sono riuscito ad andare sul luogo del suo martirio, ma solamente qualche giorno prima di Natale. E vedere il casolare di campagna è stato come tornare indietro di 25 anni e all’orrore di quei giorni”.

Lo ha detto Nicola Di Matteo che ha preso la parola alla fine dell’incontro organizzato nel salone della parrocchia di Altofonte (Pa), ricordando il fratello Giuseppe, rapito quando aveva 13 anni, ucciso e sciolto nell’acido dalla mafia l’11 gennaio ’96.

I due sono figli del pentito Santino Di Matteo. Giuseppe è stato ricordato a 25 anni dall’omicidio eseguito da mafiosi guidati da Giovanni Brusca che voleva impedire la collaborazione del padre Santino. Il sindaco del Comune Angela De Luca ha organizzato la manifestazione nel salone parrocchiale della Chiesa madre Santa Maria cui ha anche partecipato in collegamento telefonico Nicola Morra presidente della commissione nazionale antimafia.

“Per quale motivo – ha detto Morra – i carcerieri del piccolo Di Matteo erano incappucciati? I mafiosi tra di loro si conoscono. E’ possibile che anche nel rapimento e nell’uccisione del piccolo Di Matteo siano coinvolti pezzi dello Stato che cercavano di bloccare insorgenza di una coscienza civile?”. 

Nella foto: il piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido dalla mafia per vendetta nei confronti del padre, il pentito Santino Di Matteo

Ansa