Si è spento il professor Luciano Bellia, 80 anni, leader di una delle manifestazioni motoristiche più belle del mondo, il Motoraduno internazionale dell’Etna, che ha sempre avuto in Belpasso (Catania) il suo epicentro, per irradiarsi nei luoghi più incantevoli della Sicilia, coniugando in modo mirabile lo sport con la natura, l’arte, la cultura e il turismo. Il prof. Bellia – da raffinato docente di lettere – aveva capito come fondere queste peculiarità che solo una Terra ricchissima come la Sicilia può offrire, facendole conoscere ai motociclisti di tutto il pianeta, i quali, a loro volta, col passaparola, ne hanno raccontato le mirabilie ad amici e familiari.

Il prof. Luciano Bellia, fondatore e “patron” del Motoraduno internazionale dell’Etna. Sopra: lui

Ogni anno – fino a due estati orsono – era bellissimo vedere a Belpasso quella coda multicolore e festante muoversi, “rombante”, da Sant’Antonio a Borrello con moto di tutti i tipi e personaggi incredibili arrivati dal Giappone, dalla Svezia, dalla Francia, dall’Australia, per partecipare a questo Motoraduno che aveva in Bellia il suo indiscusso fondatore e punto di riferimento. Per quasi quarantacinque anni, nel mese di agosto, Belpasso ha fatto festa grazie all’intraprendenza del “professore”, che con la sua consueta flemma catechizzava i motoradunisti, dopo un lavoro incessante durato un anno per realizzare la manifestazione. Memorabili le locandine allestite dai migliori artisti di Belpasso e provincia (Enrico Marino, l’omonimo pittore Luciano Bellia, Fabrizio Mirone e soprattutto Carlo Santagati, che ha legato al Motoraduno moltissime sue pregevoli produzioni), memorabili gli “Annuari”, straordinari libri che Bellia regalava agli amici che trasudavano cultura e poesia.

Con lui scompare uno dei simboli di Belpasso, capace di dare tanto alla sua città e alla Sicilia, anche se non sempre è stato compreso. Riproponiamo un articolo che il formato cartaceo de L’Informazione pubblicò nel 2006, in occasione del 30° anniversario dell’evento. Si intitolava “Il Motoraduno del Signor Otto Zero Zero”. Nel pezzo spieghiamo il perché.

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E’ l’estate del 1976 quando il rombo di centinaia di motori irrompe su Belpasso ed interrompe la monotonia in cui è immerso il paese. Centinaia di motociclette sfilano per le vie cittadine “tingendo” le strade di rosso di bianco di verde e di altre gradazioni provenienti dall’Europa che per la prima volta, nel paese di Martoglio, si mischiano con il nostro tricolore.

Pochi percepiscono che quel corteo sfavillante, quel corteo multicolore e multilinguistico, non è un fenomeno destinato a durare lo spazio di un mattino ma rappresenta l’inizio di un’epoca che proietterà il nome di Belpasso nei luoghi più disparati del Vecchio Continente. L’iniziativa viene intitolata “I Motoraduno Città di Belpasso”, le locandine riproducono un’Etna stilizzata dal Maestro Enrico Marino, gli iscritti superano le duecento unità.

Certo, considerato che i motoraduni dell’epoca non vanno più a Sud di Firenze, il risultato può dirsi più che soddisfacente. La manifestazione d’esordio – articolata in due giornate – presenta tuttavia un limite: inizia e finisce nel circuito cittadino. Un itinerario scarno, breve, poco variegato, soprattutto per gli stranieri che si sobbarcano a un viaggio e a delle spese non indifferenti.

A guidare la sfilata c’è lui, il trentaseienne Luciano Bellia, docente di lettere alle scuole medie e presidente del Moto Club Belpasso (un’associazione che negli anni precedenti allestiva le gimkane automobilistiche e le gare di regolarità), che per le ottime doti di organizzatore diventerà l’indiscusso “patron” della manifestazione. Quella prima edizione nasce solo ed esclusivamente “per il mio amore per Belpasso”.

Una moto sfavillante che partecipa all’evento internazionale di Belpasso

Bellia è uno dei pochi a credere nel motoraduno. Dall’anno successivo migliora il programma, allarga il circuito, utilizza al meglio le risorse del vulcano, coinvolge i paesi situati alle falde dell’Etna. La strada è quella giusta, ma lui ha ben altre idee: non solo l’Etna ma la Sicilia può essere valorizzata, con le sue immense ricchezze: i monumenti, la natura, la cultura, l’artigianato, l’eno-gastronomia.

La nuova formula trova applicazione nel ’79, data fondamentale nella storia della manifestazione. Innanzitutto perché presenta un’altra denominazione, “Motoraduno internazionale dell’Etna”. Poi perché propone un itinerario del tutto sprovincializzato e strutturato in cinque giornate. Quindi perché stabilisce tre saldi punti di riferimento: Belpasso come luogo di partenza e di arrivo, la Montagna come territorio di attrazione internazionale, la Sicilia come metafora di bellezza e di cultura che stuzzica l’immaginazione collettiva e dà contemporaneamente alla manifestazione un respiro più ampio.

La locandina della 43^ edizione del Motoraduno

Il successo è strepitoso, l’entusiasmo alle stelle. Oltre mille iscritti provenienti dall’Italia e dall’Europa, soprattutto dal Belgio, dalla Francia, dalla Svizzera, dall’Olanda e dalla Germania. “Nella terza edizione”, dice Bellia, “stravolgemmo la formula dei motoraduni italiani e per la prima volta articolammo la kermesse in cinque giornate”. Da allora una fiumana di motociclette – puntualmente all’inizio di agosto – arriva a Belpasso e ravviva le estati degli abitanti per i quali il motoraduno è diventato parte integrante della stagione.

Altre moto con personaggi annessi durante la manifestazione

Da allora personaggi di tutti i tipi vengono in Sicilia con delle moto incredibili – luccicanti, allungate, colorate – adattate a propria immagine e somiglianza. Motociclisti del Nord Europa che dopo aver fatto tappa nei Paesi del Bacino del Mediterraneo approdano a Belpasso, ormai meta agostana dei motoraduni nazionali ed internazionali.

Fra tutti c’è un personaggio che si distingue per estro e simpatia, Sciavarrello, possiede una moto con televisore incorporato, si veste da generale, e mostra orgoglioso le medaglie che reca in petto. Scene e personaggi che fin dalla prima edizione non sfuggono a due “mitici” personaggi belpassesi che, in controtendenza con la cultura autoctona dei propri concittadini, credono nello sviluppo turistico del loro paese.

“Il primo in assoluto”, dice il presidente del Moto Club, “è il cavaliere Francesco Condorelli, fondatore dell’omonima azienda dolciaria. Aveva una straordinaria capacità di vedere lontano. Di motoraduno non sapeva nulla. Eppure fin dai primi anni ne intuì le potenzialità, al punto che mandava i figli Gloria e Giuseppe, ancora ragazzini, sull’Etna a distribuire torroncini ai partecipanti. Diverse edizioni si svolsero nei suoi saloni che per l’occasione diventarono ristorante quando a Belpasso non c’erano ancora i ristoranti. Per comprendere la figura di questo imprenditore illuminato basta ricordare che, anche dopo essersi affermato in Italia e all’estero, durante il motoraduno ha continuato ad allestire i suoi stand. L’altra persona che vorrei ricordare è il professore Sante Caudullo, colui che ha realizzato il cinema e l’arena: anche lui credeva molto nel suo paese”.

E i politici? Anche in questo caso, due su tutti. “L’on. Enzo Petralia, ex assessore regionale al Turismo, nonché attuale sindaco di Trecastagni, e il belpassese Turi Distefano, ex presidente della Provincia, che ho apprezzato per la sua lungimiranza”.

Degli altri politici belpassesi, Bellia non parla volentieri: “Da trent’anni questa manifestazione esporta turismo e i nostri amministratori quasi lo ignorano. Non sanno cosa rappresenta Belpasso nel mondo delle motociclette. Lo scorso anno una rivista belga ha dedicato alla nostra cittadina ben cinque pagine, con tanto di inviato speciale”.

Quindi Bellia ricorda il momento più difficile di questi trent’anni: “Nell’ottava edizione”, dice, “si raggiunse il paradosso: fino ad allora i motoradunisti installavano le loro tende al campo sportivo. Quindici giorni prima della manifestazione il Comune iniziò i lavori di ristrutturazione. Dovemmo rivolgerci urgentemente a Pedara che ci ospitò volentieri. I paesi dell’hinterland ci sono sempre stati vicini, Nicolosi, Pedara, Trecastagni, Acireale. Quante volte ho detto: creiamo un campeggio che non serva solo al motoraduno. Niente. Abbiamo dovuto spostare la logistica a Nicolosi, che ha gli alberghi, il camping, i bed & breakfeast. In questo momento, a pochi giorni dall’inizio della manifestazione, non so se il Comune ci darà il contributo in quanto non ha ancora approvato il bilancio”.

Una locandina del Motoraduno internazionale dell’Etna

“Il segreto del successo? L’aver messo al centro della manifestazione il motoradunista. Molti anni fa partecipai al mitico motoraduno milanese ‘La rosa d’inverno’. Lo scorso anno non sono neanche riusciti ad organizzarlo. Sapete perché? Perché il motoradunista era diventato un numero, l’organizzazione non si prendeva più cura dei partecipanti. Era finito il calore umano. Nell’ambito del moto turismo nazionale, Belpasso è considerata un’altra cosa. Per l’ospitalità e per i servizi: l’organizzazione ha il dovere di offrire il comfort migliore in strutture ricettive adeguate. Poi per la grafica: in trenta edizioni, ci siamo inventati trenta immagini diverse e, scusate l’immodestia, abbiamo realizzato dei libri di pregevole fattura. Quindi le medaglie, cui i motoradunisti tengono particolarmente: il primo anno, per fare cosa gradita, donammo un ricordo in pietra lavica. Un partecipante mi disse: ‘Bellia, l’oggetto è bello, ma il motoradunista gradisce la medaglia, gli piace appenderla al petto’. E allora mi rivolsi alla ‘Monatti internazionale’ di Firenze, ditta specializzata nel conio delle medaglie”. E la serietà quanto è importante? Bellia sorride: “E’ la condizione essenziale per ottenere successo. Senza serietà non si dura trent’anni. A Roma per la mia puntualità tutti mi chiamano il Signor Otto Zero Zero”.

Luciano Mirone

 

 

Santagati

amore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poi Bellia aggiunge ironicamente quel che pensa veramente: “Belpasso esporta turismo da trent’anni e non lo sa”.

 

 

 

 

 

1976. Belpasso. Nasce il Motoraduno dell’Etna. Luciano Bellia, come e perché?

“Ora per esempio, uno dice la verità e tu non ci cridi perché sei smaliziato.

 

Per un atto d’amore nei confronti di Belpasso.