“Sono una docente della scuola dell’infanzia. Come potrà immaginare, sono molto preoccupata per la poca attenzione e sensibilità dimostrata nei confronti di tale categoria, ad oggi sminuita e professionalmente posta in zona d’ombra. Ci siamo chiesti quale fosse stato il criterio che abbia spinto la Regione a stabilire la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado ad eccezione degli asili e della scuola dell’infanzia”.

E’ la “lettera aperta” inviata attraverso un post pubblicato sui Social, di una docente della Scuola dell’infanzia, Francesca Valenti, al sindaco di Belpasso (Catania) Daniele Motta. Una lettera accorata, in cui l’insegnante racconta le sue paure e le paure di tanti colleghi che operano in quella scuola: “Nelle parole di Lagalla (assessore regionale all’Istruzione) – dice Valenti – abbiamo trovato la spiegazione: ‘Questa scelta nasce dal rispetto per le famiglie”.

“E per le nostre famiglie?”, chiede  Francesca Valenti. “Non hanno anche i nostri figli o genitori il diritto di essere tutelati? Il nostro ruolo istituzionale è davvero riconosciuto dalla comunità intera o siamo ridotti semplicemente a svolgere la mansione di baby sitter? Siamo persone o soldati in trincea che possono benissimo essere sacrificati per il bene comune?”.

“Sempre Lagalla – spiega l’insegnante – prosegue chiedendo allo Stato ‘la possibilità di anticipare il vaccino alle categorie a rischio specificando i docenti di asili e infanzia’. Ma allora siamo o non siamo lavoratori ad elevato rischio? Allo stato attuale ritengo di appartenere ad una categoria molto esposta ad una situazione di pericolo”.

“Nella scuola dell’infanzia – seguita Valenti – non esiste il distanziamento, i bambini non hanno le mascherine e quotidianamente ce ne prendiamo cura amorevolmente. Nessuno si chiede però come viviamo noi questa situazione, la paura che proviamo quando piangono e li prendiamo in braccio, asciughiamo lacrime e nasini”.

“Vede Sindaco – afferma la docente – io in quei momenti penso che è mio dovere agire così, ma allo stesso tempo mi auguro che proprio questo mio senso del dovere non metta a rischio i miei figli e la mia famiglia. Quotidianamente ci cambiamo sulla soglia della porta di casa e blocchiamo i nostri bambini che, come è normale che sia, si lanciano su noi mamme per ricercare quel bacio e quell’abbraccio che gli manca da tempo”…

“Signor Sindaco, noi … cerchiamo di proteggere le nostre famiglie in tutti i modi possibili. Ma a noi chi ci protegge? Chi ci fa sentire al sicuro? Chi davvero si è occupato di noi? Vorremmo avere lo stesso diritto alla salute riconosciuto ai colleghi degli altri ordini e gradi. Vorremmo lavorare in sicurezza e poter proteggere noi stessi e coloro i quali ci stanno accanto. Abbiamo paura sindaco… e non poca”.

A risponderle è l’assessore comunale Fiorella Vadalà: “Ciao Francy. Purtroppo, nonostante aver compreso le vostre paure ed essere ad un passo da fare l’ordinanza stamattina, ci siamo confrontanti con l’asp e gli organi sovracomunali e i contagi nel nostro territorio non giustificano una possibile chiusura. Ci abbiamo provato, Comprendendo le vostre paure”.

Nella foto: un’immagine di archivio

Luciano Mirone