Ecomuseo del Simeto, ovvero un modo innovativo per “il recupero e la valorizzazione della memoria collettiva e del paesaggio, già diffusa in Europa e nel mondo a partire dagli anni ’70 e in Italia a partire dagli anni ’90”. Un momento di confronto sul processo di attivazione e di riconoscimento di un Ecomuseo del Simeto per opera della comunità locale, organizzato dal Presidio Partecipativo del Patto di Fiume Simeto. 

Se ne parla oggi, venerdì 26 giugno, a partire dalle 18, presso la fattoria Agorà, ubicata in contrada Schettino nel comune di Paternò. A organizzare l’incontro, oltre al Presidio partecipativo, il team Ecomuseo, in collaborazione con studenti, ricercatori e docenti dell’Università di Catania e di Memphis.  

Un percorso nuovo e originale, che il Presidio sta portando avanti da alcuni mesi, anche nel periodo della pandemia, in cui molti partecipanti hanno dato il loro contributo di idee in diverse sedute di video conferenza. Nel corso delle stesse si è messa a punto una “mappatura” dei beni materiali e immateriali (edifici, strade, abbeveratoi, chiese, e tanto altro che purtroppo, nel corso dei decenni è stato abbandonato) che si intendono recuperare e valorizzare.

Di cosa si tratta?

“Con la Legge Regionale 16/14 (Istituzione degli Ecomusei della Sicilia), anche la nostra isola – spiegano i promotori – si è dotata di una cornice normativa atta a sostenere, riconoscere e mettere in rete gli Ecomusei”.

Il primo a parlare di una iniziativa del genere fu il museologo francese Hugues De Varine, in uno scritto contenuto nel bel libro Gli ecomusei, una risorsa per il Futuro (a cura di Giuseppe Reina; Marsilio, 2014): “Gli ecomusei sono uno strumento atto a gestire il patrimonio in maniera partecipativa, coinvolgendo la comunità in tutte le tappe del processo”.

Una massima interpretata così dalla legge regionale: gli ecomusei sono “un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio e si attua attraverso un progetto condiviso e integrato di tutela, valorizzazione, manutenzione e produzione di cultura di un territorio geograficamente, socialmente ed economicamente omogeneo, connotato da peculiarità storiche, culturali, materiali ed immateriali, paesistiche ed ambientali”.

“Da anni – sottolineano gli organizzatori – , nella Valle del Simeto è in atto un processo del genere. Un processo che prende le mosse a partire dalla prima esperienza di Mappatura di Comunità, una pratica sperimentale che sta a base dell’avvio di questa nuova esperienza. Al Simeto, la prima Mappatura è avvenuta nel 2009 e ha consentito il riconoscimento del paesaggio e dell’eredità comune di Valle da parte di chi ne vive luoghi, in coerenza con quanto dichiarato tanto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (siglata a Firenze nel 2000), e con quanto stabilito dalla Convezione Quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società”.

“La Mappatura – secondo i componenti del Presidio partecipativo – ha dato avvio a una stagione di progettualità collettiva, sfociata poi nella nascita del Patto di Fiume Simeto, una nuova forma di organizzazione territoriale che, attraverso una Convenzione Quadro siglata nel 2015, mette assieme la società civile organizzata, gli Enti Locali della Valle e l’Università di Catania, per costruire e alimentare un percorso di sviluppo comunitario di lungo termine, mosso da istanze di giustizia ambientale e solidarietà sociale. Tra i temi del Patto, è centrale la questione della rivitalizzazione dell’eredità culturale materiale e immateriale identificata dagli abitanti come patrimonio comune”.

“Il Presidio Partecipativo del Patto di Fiume Simeto – spiegano ancora gli aderenti – è un’organizzazione nata per dare attuazione alla componente partecipativa del Patto, lavora ormai da diversi anni al coinvolgimento della comunità nella cogestione responsabile e partecipata della Valle. Tra i temi cardine trattati dal Presidio, è centrale proprio la questione dell’attenzione e cura verso i luoghi testimonianza della storia e cultura locale, del recupero della memoria e delle tecniche agricole, costruttive, artigianali, in un nesso indissolubile tra la presenza e abbondanza delle acque e il binomio colture-culture, a cavallo tra monti Nebrodi, Erei e l’Etna”.

Il percorso attuato dal Presidio prova quindi a mettere in relazione il recupero e la cura della memoria collettiva con un processo di rivitalizzazione delle micro-economie locali nel rispetto degli ecosistemi e delle risorse da tramandare alle generazioni future.

Oggi “lanceremo alcune proposte operative, cui i partecipanti porteranno un contributo operativo attraverso i tavoli di lavoro. Tale evento è da intendersi come l’avvio di una nuova fase, un anno pilota, in cui l’attivazione dell’ecomuseo sarà aperta al contributo ampio e progressivo della comunità”, proseguono i promotori.

All’evento sarà presente il Dott. Giuseppe Reina, membro del coordinamento nazionale degli ecomusei e promotore della Legge regionale 16/14, “che ci aiuterà a mettere a fuoco alcune questioni chiave per proseguire”.

In serata, nello spirito comunitario che caratterizza i momenti di incontro organizzati dal Presidio, è possibile trattenersi a cena e ascoltare buona musica dal vivo. “Naturalmente – puntualizzano gli organizzatori – saranno rispettate tutte le norme di sicurezza e sarà possibile partecipare anche online.

Redazione