Dopo quasi un mese di quarantena “forzata”, tra l’incertezza e l’angoscia dei suoi residenti, il Centro Migranti di Hal far – che ospita oltre 1.000 persone – ha finalmente aperto le sue porte al resto dell’isola; anche secondo la Sovrintendente alla Salute Pubblica, la Dott.ssa Charmaine Gauci, l’emergenza data dai molteplici contagi delle scorse settimane, sembra essere decisamente migliorata.

E’ difficile scordare quanto accadde il 16 aprile, quando i residenti del Centro scatenarono tafferugli, al grido di “libertà”, trovandosi le porte d’ingresso sbarrate e strettamente sorvegliate dalla polizia e dall’esercito: il Governo maltese aveva deciso di sigillare totalmente l’area rinchiudendo così i suoi abitanti, spaventati per una possibile e più rapida diffusione del Virus: dal 5 aprile, 50 persone erano risultate positive al COVID 19.

Ad oggi, 43 ospiti si sono ripresi del tutto e saranno autorizzati, insieme alla maggioranza dei residenti, a poter uscire dal Centro. Ancora 4 persone rimarranno in quarantena nei prossimi giorni, dopo essere state esposte a qualcuno che si è rivelato positivo il primo maggio; altri 5 migranti sono risultati negativi al secondo tampone, ma stanno tutt’ora completando la quarantena post-recupero; 2 sono gli unici casi ancora attivi.

La questione dei migranti, è sempre argomento particolare. Le statistiche dell’UNHCR, il Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, indicano il 2019 come un “anno record” – con 3mila 406 persone registrate durante tutto l’anno – in termini di numero di extracomunitari sbarcati a Malta, in maggioranza di nazionalità sudanese, eritrea e nigeriana, soccorsi nel Mar Mediterraneo.

Il 9 aprile scorso è stato l’ultimo momento in cui Malta ha accolto 60 migranti. Da quel momento il Governo ha dichiarato la chiusura dei suoi porti, a causa della crisi da COVID-19, scatenando un’enorme controversia nell’’opinione pubblica sugli obblighi internazionali di salvare le vite delle persone in pericolo in mare.

Immediatamente è partita una prima richiesta d’inchiesta alla Corte di Strasburgo (poi respinta) dall’ ONG Repubblika per costringere l’Isola a salvare i migranti in mare.

Da quel momento il Primo Ministro Robert Abela ha sempre tenuto a precisare la necessità di proteggere la sua gente dal Coronavirus, cercando comunque di mantenere il suo obbligo internazionale nel salvare vite umane.

Nonostante le numerose perplessità generate in merito alla scelta di “segregazione” da parte delle autorità, anche il caso del Centro Migranti di Hal Far ha dimostrato quanto possa essere fondamentale pianificare attentamente una strategia di difesa – sia pure di isolamento – finalizzata alla protezione di tutti.

Nella foto: lo spazio comune del Centro migranti di Malta

Valentina Contavalle