Il fotomontaggio che vedete ritrae il presidente del Consiglio Giuseppe Conte come un malvivente in manette, con le mani incrociate e nascoste da un impermeabile, con ai lati due Carabinieri intenti ad accompagnarlo in un luogo che solo una mente “fertile” come quella del suo autore può immaginare. Per cosa? Per qualcosa che il premier – persona perbene, a meno che l’ideatore del fotomontaggio non lo smentisca con carte alla mano – non ha commesso. Ma non importa: un’immagine del genere fa opinione, incita all’odio, crea tensioni sociali, esattamente quello che molti si ripromettono di ottenere in questi tempi di coronavirus. 

Ma chi pubblica questa immagine? Nientepopodimenochè l’assessore al Turismo, allo Sport e allo Spettacolo (è il caso di dirlo!) della Regione Sicilia, Manlio Messina, attuale militante di Fratelli d’Italia (di cui è coordinatore per la Sicilia orientale), ex Forza Italia, ex consigliere comunale di Catania, ex militante di Azione giovani, nonché ex pupillo dell’attuale sindaco di Catania, Salvo Pogliese. Un uomo politico che lo scorso anno, secondo il quotidiano online Meridionews, fu “prescritto dall’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato”, dopo “tre anni di rinvii, dovuti anche a difetti di notifica”.

L assessore della Regione Sicilia, Manlio Messina, con la leader di Fratelli d IItalia, Giorgia Meloni: Sopra: il fotomontaggio su Conte – poi rimosso – che l’assessore siciliano ha inserito nel suo profilo

Insomma, una persona che si sollazza a colpire “il nemico” in un momento di gravi tensioni, nel quale molta gente è alla ricerca del capro espiatorio per una pandemia che sta mettendo in ginocchio l’economia del Paese.

E chi meglio del Capo di un Governo può diventare bersaglio delle ingiurie di una parte d’Italia che non è mai guarita da una malattia – l’intolleranza – che l’affligge da quasi un secolo?

Questa “perla di saggezza” è stata scoperta su Facebook dallo scrittore trapanese Giacomo Pilati che ha scritto: “Questo post è stato pubblicato ora sulla sua pagina Facebook dall’assessore regionale al turismo della regione siciliana Manlio Messina, di Fratelli d’Italia. Non necessita di alcuna didascalia. Questa oscenità si commenta da sola. Mi vergogno di essere rappresentato da questa persona. Grazie presidente Musumeci per aver messo su questa bella compagnia di governo. Nemmeno al Bagaglino…”.

L’assessore regionale risponde poco dopo appellandosi al diritto di “satira”.

Pilati: “La satira? Lei è un uomo delle istituzioni, la satira la faccia coi suoi amici. Mi vergogno come siciliano ad essere rappresentato da lei. Mi auguro che il presidente Musumeci chieda le sue dimissioni”.

Messina: “Sì certo, vada a fare il radical chic da un’altra parte. Saluti”.

Pilati: “Ho deciso di non replicare perché sono troppo chic per abbassarmi al livello del fratello d’Italia. Saluti”.

“Dopo 12 ore – spiega ancora lo scrittore trapanese – ‘cuor di leone’ ha rimosso il post di Conte in manette. Forse al paparino Musumeci non è piaciuto”.

Il post di Messina è stato ripreso da altri – fra cui il giornalista antimafia Rino Giacalone – che hanno espresso la loro indignazione attraverso i Social. Dimissioni nei confronti dell’assessore regionale sono state chieste dal gruppo del Pd e del M5S all’Assemblea regionale siciliana, dal presidente della commissione antimafia regionale Claudio Fava, mentre Italia Viva di Matteo Renzi parla di “mozione di censura” e la deputata regionale di Fratelli d’Italia, Elvira Amata, difende l’assessore.    

Ora, il fatto che Manlio Messina abbia rimosso il fotomontaggio, non cancella un’azione di questa gravità. Certo, magari qualcuno gli avrà ricordato che quando si ricoprono cariche istituzionali così importanti quel linguaggio da ultras da curva sud non va proprio bene, si rischia l’incidente diplomatico fra Roma e Palermo, e questo, in un momento del genere, la Sicilia non può permetterselo.

A questo punto vorremmo capire cosa intende fare il governatore Musumeci e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, oltre agli altri due leader del centrodestra, Salvini e Berlusconi, al cospetto di questo capolavoro commesso dal “loro” assessore regionale.

Luciano Mirone